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L’obesità psicogena e il cibo come compensazione di disagi psicologici

di Caterina Steri

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Sentiamo spesso parlare di anoressia e bulimia psicogene, ma molto meno di quella che viene chiamata obesità psicogena, causata da fattori psicologici e non da quelli endocrini o genetici.

Gli individui che ne soffrono presentano un importante sovrappeso in assenza di cause mediche certe, spesso in concomitanza ad altri disturbi psichici importanti (Psicosi, Disturbi di Personalità, Depressione Maggiore).

Il cibo viene usato come compensazione di disagi psicologici, stati ansiosi o depressivi. Chi ne è affetto ha solitamente una scarsa autostima, soffre di solitudine, ha difficoltà a manifestare le proprie emozioni, vive nella vergogna, senso di colpa, rabbia, paura.

Tante possono essere le cause dell’obesità. La maggior parte delle teorie affonda le sue radici all’età infantile, in particolare all’educazione alimentare trasmessa al bambino. Quando le figure di riferimento gli insegnano che l’unica soluzione alle necessità e ai disagi è il cibo egli crescerà senza riconoscere i veri bisogni del proprio corpo perché incapace di distinguere il malessere fisico da quello psicologico.

L’obeso usa il cibo anche per non riconoscersi come persona che ha bisogno di soddisfare la propria sessualità perché non si sente pronto a viverla. La sfera sessuale infatti può suscitare un forte senso di colpa e vergogna.

Il cibo viene assunto o in piccole quantità ma in modo continuo per tutta la giornata oppure vengono mangiati cibi ipercalorici fuori dai pasti. Comunque sia, il rapporto con gli alimenti è ambivalente.

Da una parte si mangia per proteggersi dal mondo esterno con la corazza della propria mole e dall’altra ci si autodistrugge sottoponendo il proprio organismo a ritmi per nulla salutari e a gravi problemi di salute.

Anche nei confronti del cibo, così come delle droghe si può parlare di dipendenza. La difficoltà nella guarigione da quella del cibo è che non ci si può astenere dall’oggetto da cui si dipende (non è possibile smettere di mangiare) ed è assolutamente facile reperirlo.

Molti pensano che l’obesità può essere risolta attraverso il by-pass gastrico senza tener conto delle cause psicologiche. Ci sono pazienti che dopo tale intervento riprendono a mangiare come prima perché non accettano il cambiamento di peso forzato che potrebbe far emergere il malessere psicologico da sempre “nascosto”col cibo.

Per questo motivo non si può prescindere da un cammino psicologico finalizzato ad affrontare le paure, le insicurezze, i traumi che hanno portato all’obesità.
Occorre quindi aiutare il paziente a:

- gestire lo stress, l’ansia, la noia, la solitudine;
- entrare in contatto con le proprie emozioni e viverle per quello che sono, non sempre come situazioni di malessere e disagio;
- curare un’autostima da sempre trascurata e resa deficitaria;
- capire insomma che il cibo non è l’unica risposta a tutte le situazioni della vita ma che ogni individuo ha delle risorse in sé, a molti sconosciute, che bisogna imparare a riconoscere e a gestire.


04/06/2013