Il 21 gennaio scorso Carlo Piccoli, mastro casaro della Latteria Perenzin e direttore dell’Accademia Internazionale dell’Arte Casearia, è stato convocato davanti alla Commissione Agricoltura del Senato dove ha parlato dello stato del mercato lattiero-caseario italiano. A Piccoli e alla Latteria Perenzin Tiscali aveva dedicato, il 18 dicembre scorso, un articolo, raccontando la storia di una bella realtà italiana che, oltre alla lavorazione e produzione di formaggi di alta qualità e alla creazione di spazi in particolare conviviali, s’è fatta promotrice con l’Associazione Famiglie Rurali della nascita di un’accademia casearia con corsi destinati ad aziende agricole, malghe con piccoli allevamenti, giovani imprenditori agricoli, addetti al settore caseario e gastronomico e a chiunque voglia imparare un “vecchio mestiere artigianale” che si sta sempre più industrializzando.
“Al Senato siamo andati” così Piccoli “non per chiedere finanziamenti pubblici” ma per “delineare un quadro, dare degli spunti che vengono da chi lavora tutto il giorno sul campo e cercare di portare alto il nome del Made in Italy sul territorio e nel mondo”.
Parlando al Senato, Piccoli ha illustrato la missione dell’Accademia che “partita come associazione per la formazione di casari” si è trasformata col tempo in Accademia dell’Arte Casearia, dell’Allevamento e dell’Agricoltura Sostenibile, diventando sempre più “punto di riferimento di una filiera che parte dai terreni per arrivare al prodotto finito”.
Quali le necessità, oggi, per il mondo lattiero-caseario italiano? Innanzitutto di una “visione nuova e innovativa” per la creazione di “nuovi formaggi” destinati a nuovi mercati sia in Italia che all’estero. “Rispetto ai cugini francesi” così Piccoli davanti alla Commissione Agricoltura “ci manca una grossa fetta di fatturato dato dalle coagulazioni lattiche e dai formaggi morbidi a breve maturazione, peraltro tutti con grande valore aggiunto”. Fra le necessità anche quella di “incentivare la figura dell’affinatore e stagionatore”, che “mettendo a disposizione le proprie strutture” come ad esempio le “latterie sociali già esistenti” potrebbe acquistare “formaggi di qualità dai piccoli caseifici delle aziende agricole”, che non avrebbero la “forza commerciale di penetrare i mercati”, valorizzandoli.
Dopo aver ricordato l’importanza della trasformazione artigianale del latte poiché “crea posti di lavoro”, Piccoli ha evidenziato la necessità di incoraggiare il settore del biologico e di “incentivare”, ora che c’è una grande richiesta di formaggi di capra, gli “allevamenti caprini” per “avere un latte di qualità”. Così come ci sarebbe bisogno della creazione di una “coscienza e conoscenza del cibo che si acquista e che si porta sulle proprie tavole” – “la speculazione agricola e lo sfruttamento intensivo della terra sono un furto ai danni dei nostri figli”, denuncia – nonché da parte delle istituzioni, degli operatori e dei cittadini di “capire e incentivare il legame tra prodotto, territorio e turismo” per la creazione di un “progetto innovativo” che possa diventare la “chiave per aprire la porta verso uno sviluppo di qualità agricola, sociale ed ambientale”.