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Pompei, un patrimonio da proteggere: le tecnologie ENEA per la Villa dei Misteri

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A Pompei, la città sepolta dal Vesuvio, è tornata ENEA a salvaguardia della Villa dei Misteri, domus romana tra villa d’otium e villa rustica interessata prima dell’eruzione da lavori di conversione a complesso agricolo e produttivo. Un “patrimonio unico ma fragile”, da proteggere. Il know-how c’è già ed è italiano.

Fra i compiti dell’ENEA c’è, infatti, quello a difesa dei beni culturali. Esempi sono le sue indagini subacquee in aree di interesse archeologico, i biorestauri per la rimozione con batteri pulitori e sostanze naturali, in luogo di prodotti chimici, di depositi di varia natura dalle opere d’arte, gli interventi per la mitigazione del rischio sismico e delle vibrazioni ambientali – un esempio sono i basamenti antisismici per i Bronzi di Riace, il monitoraggio sismico del Duomo di Orvieto, la sensoristica per il monitoraggio delle vibrazioni da traffico che, come, ad esempio, a Roma, ha interessato Colosseo, antiche colonne, templi, obelischi. Così come check-up energetici, diagnostica, restauro laser e protezione antisismica fanno parte del recente protocollo di intesa tra ENEA e Ministero dei Beni Culturali per l’abbattimento, in musei ed edifici storici, fino al 30% dei consumi per la climatizzazione e al 40%, grazie a lampade a Led e smart lightning, per l’illuminazione. 

L’intervento di ENEA a Pompei è stato voluto dalla Soprintendenza di Pompei. Un percorso che la Soprintendenza, in particolare dopo il crollo nel 2013 di una trave del peristilio – con l’arrivo a Pompei di un team ENEA – ha deciso di intraprendere in collaborazione con l’agenzia per “restituire sicurezza e splendore” a uno dei gioielli archeologici dell’antica città. Un’indagine conoscitiva che la Soprintendenza ha affidato ad ENEA a supporto del suo progetto di manutenzione delle coperture della villa, con un check-up che ha interessato lo stato delle coperture in cemento armato, legno e acciaio realizzate nel passato per proteggere la residenza.

Nessun allarmismo, tiene tuttavia a precisare ENEA.

Monitorare, quindi, per conoscere e studiare le soluzioni più adeguate, che, una volta individuate, serviranno come ”modello di analisi sperimentale e monitoraggio che potrà essere applicato ad altre domus nell’ottica di una manutenzione preventiva”. Non c’è, infatti, solo Villa dei Misteri. Almeno una diecina sono fra Pompei, Ercolano, Stabia e Boscoreale le domus con coperture in cemento armato realizzate fra gli anni Sessanta e gli anni Settata. “Il problema della sicurezza e della conservazione di queste strutture nelle aree archeologiche è vastissimo sia in Italia che nel mondo” spiega Bruno Carpani di ENEA, nonché responsabile scientifico della campagna diagnostica a Pompei. “Solo nel nostro Paese ne sono state censite oltre 200 in 130 siti. Con il lavoro che stiamo svolgendo a Villa dei Misteri puntiamo a realizzare il primo modello di monitoraggio e diagnosi che potrà essere applicato ad altre domus con tipologie simili di copertura”.

Focus del check-up ENEA a Pompei, il peso dei materiali utilizzati, le eventuali infiltrazioni d’acqua, l’entità delle vibrazioni ambientali causate dalla sismicità della zona e dalla vicinanza della ferrovia. A seconda del materiale da analizzare – legno o calcestruzzo – le tecnologie sono state trasferite a Pompei dai centri ENEA di Bologna, Brasimone e Casaccia. 

Per le travi in legno sono stati utilizzati un termoigrometro per il calcolo del livello di umidità, uno sclerometro per il rilevamento del grado di durezza superficiale e gli ultrasuoni per quello di “eventuali discontinuità”. Con il resistograph, grazie a un ago di 40 cm, è stato, invece, possibile registrare omogeneità e compattezza del legno, mentre con una sonda chiamata succhiello di Pressler sono stati prelevati campioni di legno per l’individuazione della specie legnosa ad oggi identificata nel castagno o nella varietà di pino pitch-pine e che saranno analizzati al microscopio elettronico nei laboratori ENEA di Bologna.

Per l’analisi del calcestruzzo è stato impiegato il metodo di indagine SONREB per la correlazione fra i risultati delle prove sclerometriche superficiali con indagini ultrasoniche per determinare la resistenza dei materiali; quindi un pacometro per l’individuazione, attraverso campi magnetici capaci di interagire con il ferro, della posizione dell’armatura all’interno della trave. I campioni di calcestruzzo verranno analizzati nei laboratori del Dipartimento di Ingegneria Strutturale dell’Università Federico II di Napoli e aiuteranno a “valutare la resistenza alla compressione”, nonché la profondità di carbonatazione, ossia il “processo di interazione della calce con l’anidride carbonica che indica l’abbassamento del ph della pasta cementizia” causa “dell’ossidazione del ferro all’interno della trave stessa”.

Per i rilievi delle vibrazioni ambientali sono stati, invece, utilizzati sismometri ad elevata sensibilità. Come spiega Paolo Clemente, dirigente di ricerca ENEA, è stata messa a punto “una sofisticata modellazione matematica” per la valutazione della vulnerabilità di un “luogo sottoposto a continue vibrazioni” per la vicinanza della linea ferroviaria e la sismicità tipica dell’area.

 

Immagine di copertina

Villa dei Misteri, Pompei, affreschi © ENEA

 

Per un approfondimento:

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Enea per il Patrimonio Culturale Website Video

Protocollo MiBACT-Enea Nota

Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia Website Twitter Facebook Instagram