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Psicologia della crisi economica

di Caterina Steri

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Se c’è qualcosa che non si può ignorare in Italia è sicuramente la crisi economica che grava sia sui singoli individui che sulla società e fa vivere in uno stato di instabilità, paura ed ansia.
Oltre che un forte impatto “materiale”, si avvisa un potente stress psicologico. C’è sempre più l’esigenza di avere risposte e rassicurazioni.

Non tutti reagiscono allo stesso modo.

C’è chi è ottimista e confida in un futuro migliore. Tra questi, potremmo distinguere chi aspetta passivamente il domani tanto desiderato e chi invece, si inventa e/o reinventa in nuove attività, anche correndo dei rischi o chi cerca di raggiungere obiettivi prefissati da tempo, nonostante tutto.

C’è invece chi parte scoraggiato o chi “rinuncia” alle speranze in itinere perché troppo stanco e deluso.

Senza contare che in Italia c’è una forte sfiducia nei confronti del Governo e della politica. Manca quindi anche il senso di protezione e sicurezza che una popolazione dovrebbe percepire nei confronti di chi governa.

L’instabilità e la paura per il futuro porta spesso a dover scendere a “compromessi” con i datori di lavoro (che frequentemente assumono l’atteggiamento di chi stia facendo un favore ad offrire un impiego), lavorando più ore rispetto a quelle contrattuali, trascurando i propri diritti, la sicurezza e l’orgoglio personale. Situazione che reprime le potenzialità dei lavoratori e mette solide basi per una scarsa qualità di vita. La frustrazione fa da padrona in quest’ambiente. Oppure porta a decidere di abbandonare la patria natìa per lidi più felici.

Chi rimane nel Bel Paese e non è tranquillo, per forza ripercuote le sue angosce in tutti i campi della propria vita.

Si sviluppano veri e propri problemi psicologici sotto forma dei più svariati sintomi: ansia, insonnia, disturbi gastrointestinali, emicranie, scarsa autostima.

Chi perde il lavoro all’inizio viene travolto dalla notizia e a volte vive un periodo di immobilismo, come se dovesse realizzare ed elaborare la situazione.

Poi cerca di essere ottimista nella ricerca di un nuovo impiego, fino a quando si rende conto di non aver avuto responsi positivi e allora subentra la fase della depressione.

In tutto questo, il disoccupato, non solo si ritrova a dover cercare lavoro, ma anche a combattere con lo stress e le preoccupazioni per non riuscire ad arrivare dignitosamente a fine mese. Anche la famiglia e la rete sociale vengono travolte e in poco tempo la qualità di vita decade e iniziano a presentarsi problemi di relazione dovuti al malcontento generale.

Fortunatamente ciò non accade a tutte le persone che attraversano la crisi economica. Molto dipende dalle risorse sociali e psicologiche di chi ne viene affetto.

Migliorare il mondo dell’Università e della scuola in generale potrebbe aiutare i giovani ad orientarsi nel marasma attuale, e perché no, a far emergere qualcuno che aiuti il Paese a riprendersi.

21/11/2012