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Sacchetti per frutta e verdura, il Consiglio di Stato dà ragione ai consumatori

Sacchetti per frutta e verdura il Consiglio di Stato dà ragione ai consumatori
di Stefania Elena Carnemolla

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Sacchetti per frutta e verdura: dopo le proteste di molti consumatori, contrari al loro pagamento, chiedendo di poterli portare da casa, i dubbi del  Ministero della Salute, lo spettro delle sanzioni imposte dal legislatore, alla fine s’è pronunciato il  Consiglio di Stato che con il parere n. 859 del 29 marzo, reso noto il 4 aprile, ha dissipato ogni dubbio, autorizzando i consumatori a portare da casa i sacchetti per frutta e verdura.

Attenzione: questo non vuol dire che i consumatori potranno andare a fare la spesa con il classico sacchetto di plastica, poiché i sacchetti dovranno essere a norma, esenti dal rischio contaminazioni e adatti ad uso alimentare.

L’altra novità riguarda il fatto che i commercianti non potranno più opporsi all’introduzione nel proprio esercizio di sacchetti non acquistativi all’interno, né a quello di altri contenitori idonei: “Fermo restando il primario interesse alla tutela della sicurezza ed igiene degli alimenti” così, il Consiglio di Stato “è possibile per i consumatori utilizzare nei soli reparti di vendita a libero servizio (frutta e verdura) sacchetti monouso nuovi dagli stessi acquistati al di fuori degli esercizi commerciali, conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti, senza che gli operatori del settore alimentare possano impedire tale facoltà né l’utilizzo di contenitori alternativi alle buste in plastica, comunque idonei a contenere alimenti quale frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore; non può inoltre escludersi, alla luce della normativa vigente, che per talune tipologie di prodotto uno specifico contenitore non sia neppure necessario”.

Il parere del Consiglio di Stato era stato sollecitato dal Ministero della Salute, che aveva chiesto se per caso non fosse possibile per i consumatori “utilizzare nei soli reparti di vendita a libero servizio (frutta e verdura) sacchetti monouso nuovi dagli stessi acquistati al di fuori degli esercizi commerciali, conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti” e se sì, se gli operatori del settore alimentare per caso non fossero “obbligati e a quali condizioni a consentirne l’uso nei propri esercizi commerciali”. Ai commercianti viene, comunque, concessa la possibilità di “vietare l’utilizzo di contenitori autonomamente reperiti dal consumatore solo se non conformi alla normativa di volta in volta applicabile per ciascuna tipologia di merce, o comunque in concreto non idonei a venire in contatto con gli alimenti”.

Se fino a poco tempo fa il pagamento dei sacchetti all’interno del singolo esercizio, come stabilito dal legislatore, sembrava una strada di non ritorno, è proprio l’accento sull’obbligatorietà del pagamento che ha fatto sì che le buste ultraleggere compostabili diventassero “beni autonomamente commerciabili” rientranti, pertanto, a pieno titolo nella “logica del mercato”. “Per tale ragione”, così, il Consiglio di Stato “non sembra consentito escludere la facoltà del loro acquisto all’esterno dell’esercizio commerciale nel quale saranno poi utilizzate, in quanto, per l’appunto, considerate di per sé un prodotto autonomamente acquistabile, avente un valore indipendente da quello delle merci che sono destinate a contenere”.

“In questa prospettiva” conclude “è dunque coerente con lo strumento scelto dal legislatore la possibilità per i consumatori di utilizzare sacchetti dagli stessi reperiti al di fuori degli esercizi commerciali nei quali sono destinati ad essere utilizzati”.

 

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05/04/2018