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Sei una persona con alta sensibilità? Scopri se hai le tre caratteristiche che sono un “superpotere”

La sensibilità non è fragilità, ma una risorsa preziosa che può diventare un superpotere se riconosciuta e valorizzata

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donna sensibile

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Nella complessità della psicologia umana, poche caratteristiche risultano tanto distintive quanto la sensibilità. Questa qualità fondamentale determina non solo il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda, ma anche come elaboriamo e rispondiamo agli stimoli emotivi, sensoriali e sociali che incontriamo quotidianamente.

Le radici scientifiche: la ricerca di Elaine Aron

Nei primi anni ‘90 la psicologa americana Elaine Aron ha formalizzato il profilo della personalità altamente sensibile e lo ha riscontrato nel 10-20% della popolazione. Secondo Aron la personalità altamente sensibile ha radici neurobiologiche e genetiche, che non vanno intese come fragilità ma come una forma di ipersintonizzazione con l’ambiente. Questo profilo non è in alcun modo patologico ma comporta vantaggi (empatia, creatività, profondità) e rischi (stress, vulnerabilità emotiva), a seconda del contesto.

I tre pilastri dell’alta sensibilità

I tre indicatori principali di una sensibilità elevata sono:

1) Iperreattività sensoriale: percezione acuta di rumori, luci, odori e stimoli ambientali, che può generare sovraccarico o, al contrario, intenso appagamento in contesti armonici.

2) Elaborazione profonda: tendenza a processare le informazioni in modo complesso, cogliendo dettagli sottili e sviluppando intuizioni raffinate e pensiero creativo originale.

3) Permeabilità emotiva: forte sintonizzazione con le emozioni e gli stati d’animo altrui, che favorisce empatia ma anche maggiore vulnerabilità relazionale.

Il paradosso del superpotere incompreso

Per molti versi le persone altamente sensibili nascono con un “superpotere” che permette loro di esplorare il mondo, la società e la psicologia umana con più accuratezza, creatività e intensità rispetto agli altri. Tuttavia nella nostra società narcisistica, caotica e iper-competitiva nascere con questa particolare sensibilità può rappresentare uno svantaggio, soprattutto se nell’infanzia l’alta sensibilità è scambiata dai genitori per capricciosità o debolezza e se il bambino viene deriso o isolato a causa delle sue manifestazioni emotive.

Le evidenze scientifiche più recenti

Una recente ricerca sulle personalità altamente sensibili condotta dal dottor Tom Falkenstein, psicoterapeuta presso la Queen Mary University di Londra e dal suo team, ha evidenziato una correlazione tra alta sensibilità e problemi di salute mentale, per esempio ansia, depressione e disturbi dell’adattamento. L’indagine scientifica, che ha comparato 33 studi condotti in 16 diversi Paesi per un totale di oltre 12.600 persone (età media 25 anni), evidenzia la necessità di riconoscere precocemente l’alta sensibilità e aiutare i bambini e gli adolescenti con questa specificità a vivere questo dono con consapevolezza, e non come una vulnerabilità.

Verso una società più consapevole e sensibile

Riconoscere l’alta sensibilità come una variante naturale della personalità umana rappresenta il primo passo verso una maggiore comprensione di sé e degli altri. Per le persone che si riconoscono in queste caratteristiche, è fondamentale sviluppare strategie di autoregolazione emotiva, creare ambienti di vita e lavoro che rispettino i propri bisogni sensoriali, e circondarsi di relazioni che valorizzino questa particolare modalità di percepire il mondo.

Allo stesso tempo, genitori, educatori e professionisti della salute mentale possono svolgere un ruolo cruciale nell’aiutare bambini e adolescenti altamente sensibili a trasformare quello che spesso viene percepito come un limite in una risorsa preziosa. Solo attraverso una cultura più consapevole e inclusiva potremo permettere a queste persone di esprimere appieno il loro potenziale, contribuendo con la loro sensibilità e creatività al benessere collettivo della società.