Il 6 maggio, giorno di primavera, un capriolo toscano è morto sotto i ferri. Di mattina era entrato in un terreno di San Domenico, frazione di Fiesole sulle colline di Firenze. E qui morso dai cani da guardia. È la triste legge della natura. Il proprietario del terreno chiama la Guardia Forestale, che gli chiede di rivolgersi alla Polizia Provinciale, ma la Polizia Provinciale non può, perché tutti i mezzi sono fuori e non può intervenire prima delle tre del pomeriggio. A San Domenico sono le 11 del mattino quando il proprietario del terreno chiama una sua cugina, Serena Ruffilli, presidentessa della sezione fiorentina della LIDA – la Lega Italiana dei Diritti degli Animali – e membro del CAARTS, il Coordinamento delle Associazioni Animaliste della Regione Toscana.
Poco dopo la telefonata con la richiesta di aiuto, Serena Ruffilli arriva con i soccorsi: “Io, dalla chiamata, in quaranta minuti sono arrivata sul posto coi soccorsi ma sarà passata almeno un’ora da quando è stato ferito. Il padrone di casa e dei cani aveva chiamato la Forestale che ha negato l’intervento, passando la responsabilità alla Polizia Provinciale, ma questa aveva tutti i mezzi fuori, dicendo che sarebbero rientrati, il primo, entro le 15. Erano le 11 di stamani quando mio cugino, esasperato, ha chiamato me. Io ho subito pensato alla ASL veterinaria: hanno furgoni attrezzati per la cattura e il trasporto di animali selvatici e questa coppia di ragazzi della ASL che è arrivata contemporaneamente a me a San Domenico ha fatto il possibile per non tardare. Arrivavamo entrambi da distanze simili, ci siamo ritrovati davanti al cancello. Sono stati professionali e molto bravi”. “L’istinto primario” racconta ancora la presidentessa della LIDA Firenze “è stato soccorrere quell’angelo. I ragazzi della ASL veterinaria sono stati veloci e in gamba, purtroppo il posto era anche lontano da Firenze, fra traffico e altro ancora, prima di così non si poteva fare”.
All’arrivo a San Domenico la scena è atroce, con il capriolo “rannicchiato e terrorizzato” riverso in una “pozza di sangue immensa sotto un albero un po’ nascosto fra le siepi”. “Avevo il cuore in gola per l’emozione” racconta ancora Serena Ruffilli “di trovarmi davanti a una creatura così bella e schiva, che raramente riesci a vedere da così vicino. Era di una bellezza mozzafiato, le piccole corna lucide, il musino spaventato e dolcissimo, gli occhi di una dolcezza senza fine”. Con l’aiuto dei soccorritori della ASL, il capriolo viene accerchiato, bendato per “non stressarlo”, con le zampe che gli vengono legate per impedirgli di muoversi durante il trasporto.
Il capriolo, che ha la coda mozzata e due grandi ferite, viene caricato sul furgone della ASL e portato in una clinica veterinaria, dove viene sedato per potergli cucire le ferite. Si corre contro il tempo, ma il capriolo muore: aveva perso troppo sangue. “Non ha superato l’intervento” annuncerà la presidentessa della LIDA Firenze “l’avevano sedato per cercare di suturare le ferite, ma quella che aveva sulla coscia era veramente profonda, vista con i miei occhi, si vedevano fasce muscolari e osso. Aveva un’arteria recisa, ha perso troppo sangue”.
A sera il dolore e la rabbia per chi, dovendo compiere il proprio dovere, non l’ha fatto, tanto da costringere un’associazione di cittadini a sostituirsi allo Stato: “Ora il punto è” così Serena Ruffilli “mio cugino la prima chiamata alla Forestale l’ha fatta alle 10.30. Se fossero intervenuti subito, visto che è competenza loro, forse quel tesoro sarebbe sopravvissuto. Allora, è giusto o meno cancellare la Forestale? Forse sì, se questo è il loro aiuto”.
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