Per secoli, la pelle chiara è stata il simbolo incontrastato di bellezza e prestigio sociale. In molte culture occidentali, dal mondo antico fino all’età vittoriana, una carnagione pallida non era solo un tratto estetico: era l’emblema di una vita agiata, lontana dai lavori manuali sotto il sole cocente. Ma come siamo passati da questo ideale a uno diametralmente opposto, in cui la pelle abbronzata diventa sinonimo di salute, libertà e fascino?
Quando il sole era un dio, ma la tintarella era fuori moda
Il sole era venerato come una divinità: Ra in Egitto, Helios in Grecia. Ma l’idea di una pelle scura come segno di bellezza era lontana anni luce. In Europa, per secoli, le donne delle classi agiate si proteggevano rigorosamente dal sole con cappelli, guanti e parasole, per mantenere la pelle chiara, simbolo di nobiltà e ricchezza. Chi lavorava all’aperto, invece, mostrava il segno del lavoro manuale con una pelle più scura, e questo ne sanciva la posizione sociale inferiore.
Il sole come cura e la prima apertura al cambiamento
All’inizio del Novecento qualcosa iniziò a cambiare. Nel 1903, il medico danese Niels Finsen ricevette il Premio Nobel per aver introdotto la "terapia della luce", dimostrando come la luce solare e le radiazioni luminose potessero essere utilizzate per curare alcune malattie cutanee, tra cui il lupus vulgaris. Il suo lavoro è stato fondamentale per lo sviluppo della fototerapia. Questa scoperta aprì la strada a una nuova percezione del sole, non solo come nemico, ma anche come fonte di salute. Tuttavia, il concetto estetico di abbronzatura restava ancora lontano dall’essere accettato nei salotti bene.
Coco Chanel, la prima influencer dell’abbronzatura
L’inversione di rotta definitiva si deve a Coco Chanel, icona di stile e innovazione, la prima vera influencer dell’epoca. Dopo una crociera in Costa Azzurra negli anni ’20, Coco tornò con una pelle visibilmente abbronzata, un gesto che cambiò per sempre la percezione del sole e della bellezza trasformando la tintarella in un simbolo di libertà, indipendenza e modernità.
La sua abbronzatura, immortalata in fotografie d’epoca, scatenò una vera rivoluzione estetica. Da quel momento, avere la pelle baciata dal sole divenne un segno distintivo di chi poteva permettersi il lusso della vacanza e del tempo libero, lontano dalle fatiche quotidiane. Grazie a lei, la pelle abbronzata smise di essere un segno di lavoro manuale per diventare un’icona di eleganza e successo.
L’industria che nacque intorno alla tintarella
Dagli anni ’20 in poi, il desiderio di pelle dorata ha dato vita a un mercato fiorente: costumi da bagno più leggeri e colorati, cosmetici per esaltare l’abbronzatura, abbigliamento studiato per metterla in mostra. Nel 1935, lo stilista Jean Patou lanciò il primo olio abbronzante con filtro UV. La crema solare Coppertone arrivò solo negli anni ’40, ma divenne popolare grazie a una celebre pubblicità degli anni ’50, con la bimba e il cagnolino, simbolo di protezione solare. (E la bimba era nientemeno che una giovanissima Jodie Foster)
Il bikini, inventato nel 1946 e reso celebre da Ursula Andress nel film “Agente 007 - Licenza di uccidere”, facilitò un’abbronzatura uniforme e diventò esso stesso simbolo di una nuova femminilità libera e audace. Negli anni ’70, la diffusione di Barbie Malibù con la pelle più scura e i primi lettini abbronzanti domestici sancirono definitivamente il successo di questa nuova estetica.
I rischi legati all’esposizione eccessiva al sole
A partire dagli anni 2000, la comunità medica e dermatologica ha iniziato a lanciare un allarme chiaro e condiviso: i rischi legati all’esposizione eccessiva al sole non sono più trascurabili, con conseguenze gravi che vanno dall’invecchiamento precoce della pelle fino al melanoma, una forma di tumore cutaneo potenzialmente letale. Di conseguenza, la protezione solare è diventata una priorità imprescindibile, e il mercato cosmetico si è rapidamente adeguato, offrendo creme solari sempre più performanti e una vasta gamma di prodotti alternativi, come gli autoabbronzanti, che permettono di ottenere un effetto “abbronzatura” senza i danni del sole.
La nuova controtendenza
Oggi assistiamo a una netta controtendenza rispetto all’abbronzatura estrema che per decenni ha dominato l’estetica occidentale. Le nuove generazioni — Zillennial e Gen Z — abbracciano una filosofia di bellezza più consapevole e rispettosa della salute della pelle. Il focus si sposta verso una bellezza “glow”, naturale e radiosa, ispirata in gran parte ai trend beauty coreani, dove l’incarnato luminoso, idratato e sano è considerato il vero segno distintivo di cura di sé.
In questo nuovo paradigma, la pelle abbronzata in modo eccessivo non è più sinonimo di fascino o status sociale, ma viene spesso vista come poco chic e persino “out”. La vera eleganza sta ora nel valorizzare la propria pelle, proteggerla e mostrarla nella sua forma migliore, luminosa, fresca e senza rughe.