Botswana: torna tra le proteste la caccia all'elefante

Il 23 maggio il governo del Botswana ha annunciato di aver deciso la revoca del divieto di caccia all’elefante ch’era stato istituito nel 2014 sotto il presidente Serêtsê Khama Ian Khama alla luce di voci sul calo della popolazione di elefanti.

La nuova decisione è stata presa dopo il parere di un sottocomitato governativo voluto da Mogweetsi Masisi, dal 2018 presidente e capo del governo del Botswana, per una consultazione sulla revisione del divieto di caccia e con il coinvolgimento di comunità, autorità locali, Ong, imprese turistiche, ambientalisti, ricercatori e altri soggetti interessati: “Non è che il divieto ha causato l’enorme aumento della nostra popolazione di elefanti. È che ha permesso agli elefanti di muoversi impunemente in zone abitate aumentando il numero di conflitti uomo-elefante”.

La caccia sarà consentita su piccola scala e su base “rigorosamente controllata” con la concessione di non meno di 400 licenze l’anno per la caccia all’elefante, mentre nell’assegnazione delle quote di caccia verrà data priorità a trust e Cbo, organizzazioni rappresentative di una comunità, con un’equa distribuzione della quota di caccia fra i cittadini e con la licenza di caccia non trasferibile. La caccia verrà, inoltre, ripristinata solo in zone di caccia designate, mentre non verranno rispolverate le licenze speciali di caccia in vista della costituzione di un quadro giuridico per la creazione di “un ambiente favorevole alla crescita dell’industria della caccia safari”.

La decisione del governo del Botswana, che ha sollevato diverse proteste, è costata a Mogweetsi Masisi l’accusa di una mossa elettorale alla ricerca dei voti delle aree rurali a favore del suo partito, il Botswana Democratic Party, in vista delle elezioni del prossimo ottobre per il rinnovo del Parlamento, quindi di aver causato al Botswana un danno di immagine su scala internazionale.

Testo di Stefania Elena Carnemolla

Elefanti © 1zoom.net