Foie gras: gusto gourmand, amaro tortura

Il foie gras, il fegato ingrossato, a forza di alimentazione forzata, di oche e anatre, è un cibo di lusso. Contro la sua produzione si muovono da tempo le associazioni per diritti degli animali, come la bolognese Essere Animali che tempo fa, raccogliendo adesioni, ha lanciato nell’ambito di Stop foie gras, destinari brand alimentari e grande distribuzione, la petizione #ViaDagliScaffali, chiedendo di “non proporre ai propri clienti quello che è un prodotto di pura crudeltà”.
Con una petizione ha invece chiesto al cooking show televisivo MasterChef Italia di “non accettare né proporre più ricette a base di foie gras”, confidando nella popolarità e nell’influenza del programma per veicolare “un messaggio importante che prenda posizione contro una pratica che è una vera e propria tortura nei confronti degli animali”.
Con Promoviendo el Veganismo di Saragozza, Essere Animali ha, invece, condotto un’inchiesta in sei stabilimenti dei Pirenei francesi dove si produce foie gras, documentando le “terribili condizioni di vita” di milioni di anatre “ingozzate a forza con un tubo metallico per indurre il loro fegato ad ammalarsi”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Brigitte Bardot, icona del cinema francese, odia il foie gras, il fegato ingrossato di oche e anatre sottoposte ad alimentazione forzata con un tubo infilato nell’esofago. Contro di esso porta avanti la sua battaglia da anni attraverso la sua fondazione, la Fondation Brigitte Bardot per i diritti degli animali.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Brigitte Bardot in compagnia dei suoi animali © Fondation Brigitte Bardot

Brigitte Bardot, icona del cinema francese, odia il foie gras, il fegato ingrossato di oche e anatre sottoposte ad alimentazione forzata con un tubo infilato nell’esofago. Con la sua fondazione, la Fondation Brigitte Bardot per i diritti degli animali, porta avanti la sua battaglia da anni, come quando il 2 settembre 2004 scrisse all’allora governatore della California, l’ex attore Arnold Schwarzenegger, chiedendogli di avallare, cosa poi avvenuta, un disegno di legge del senatore John Burton contro il foie gras: “Mi trovo nella posizione di poter parlare di questa barbarie perché combatto da anni, senza grande successo, ahimè, contro questa tradizione crudele che appanna l’immagine del mio paese, la Francia, il principale produttore mondiale di foie gras”. Poco prima nella sua lettera aveva denunciato le condizioni di animali infelici, fatti ammalare a forza di essere ingozzati, con il cuore agonizzante e i polmoni compressi dal fegato ormai ipertrofico.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Lettera di Brigitte Bardot al governatore della California Arnold Schwarzenegger © Fondation Brigitte Bardot

Brigitte Bardot, icona del cinema francese, odia il foie gras, il fegato ingrossato di oche e anatre sottoposte ad alimentazione forzata con un tubo infilato nell’esofago. Contro di esso porta avanti la sua battaglia da anni attraverso la sua fondazione, la Fondation Brigitte Bardot per i diritti degli animali.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Brigitte Bardot © Télé Star

Brigitte Bardot, icona del cinema francese, odia il foie gras, il fegato ingrossato di oche e anatre sottoposte ad alimentazione forzata con un tubo infilato nell’esofago. Con la sua fondazione, la Fondation Brigitte Bardot per i diritti degli animali, porta avanti la sua battaglia da anni, come quando il 23 dicembre del 2004 scrisse al lituano Vytenis Povilas Andriukaitis, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione Juncker, ricordandogli l’importanza di proibire l’alimentazione forzata di oche e anatre per la produzione di foie gras e di estendere a livello comuntario il divieto di una “pratica crudele, indegna di standard europei” fatta di “sofferenza estrema”, “metodi meccanici dolorosi”, con le femmine “schiacciate o gasate” e “i maschi condannati alla tortura di un’alimentazione forzata”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Lettera di Brigitte Bardot a Vytenis Povilas Andriukaitis © Fondation Brigitte Bardot

Dopo la nascita, le femmine, il cui fegato è considerato meno pregiato, vengono generalmente soppresse, con i pulcini tritati o soffocati in sacchi. Per la produzione del foie gras le più usate sono le anatre Mulard per la loro “naturale tendenza” ad “accumulare riserve di cibo”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Pulcini in un allevamento francese . Courtesy Essere Animali

Negli allevamenti gli animali vengono in un primo momento allevati a terra dentro un capannone e spostati per circa 2 mesi in recinti all’esterno quando il piumaggio diventa “più consistente”, “l’unica immagine” denuncia Essere Animali “che l’industria del foie gras vorrebbe mostrare”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animale in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Gabbie in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras, come anguste gabbie individuali, vietate dalla legislazione europea, con gli animali impossibilitati ad aprire le ali o a girare su se stessi.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras, come anguste gabbie individuali, vietate dalla legislazione europea, con gli animali impossibilitati ad aprire le ali o a girare su se stessi.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras, come anguste gabbie individuali, vietate dalla legislazione europea, con gli animali impossibilitati ad aprire le ali o a girare su se stessi.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

L’uso delle gabbie è una costante negli allevamenti che producono foie gras, come anguste gabbie individuali, vietate dalla legislazione europea, con gli animali impossibilitati ad aprire le ali o a girare su se stessi.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali in gabbia in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
L’alimentazione forzata causa infiammazione del fegato con conseguente lipidosi epatica. Ingrossando, il fegato risulta “gravemente compromesso” mentre “aumentando di volume” spiega l’inchiesta “preme sui polmoni, impedendo una corretta respirazione e rendendo doloroso qualsiasi movimento”.
Gli altri danni sono quelli causati, complice anche una pratica quotidiana pressante, dal tubo di metallo che provoca lesioni alla gola e all’esofago, tanto che “molti animali non sopravvivono in queste condizioni e muoiono prima di essere trasportati al macello, per emorragie interne o infarto”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
L’alimentazione forzata causa infiammazione del fegato con conseguente lipidosi epatica. Ingrossando, il fegato risulta “gravemente compromesso” mentre “aumentando di volume” spiega l’inchiesta “preme sui polmoni, impedendo una corretta respirazione e rendendo doloroso qualsiasi movimento”.
Gli altri danni sono quelli causati, complice anche una pratica quotidiana pressante, dal tubo di metallo che provoca lesioni alla gola e all’esofago, tanto che “molti animali non sopravvivono in queste condizioni e muoiono prima di essere trasportati al macello, per emorragie interne o infarto”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
L’alimentazione forzata causa infiammazione del fegato con conseguente lipidosi epatica. Ingrossando, il fegato risulta “gravemente compromesso” mentre “aumentando di volume” spiega l’inchiesta “preme sui polmoni, impedendo una corretta respirazione e rendendo doloroso qualsiasi movimento”.
Gli altri danni sono quelli causati, complice anche una pratica quotidiana pressante, dal tubo di metallo che provoca lesioni alla gola e all’esofago, tanto che “molti animali non sopravvivono in queste condizioni e muoiono prima di essere trasportati al macello, per emorragie interne o infarto”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
L’alimentazione forzata causa infiammazione del fegato con conseguente lipidosi epatica. Ingrossando, il fegato risulta “gravemente compromesso” mentre “aumentando di volume” spiega l’inchiesta “preme sui polmoni, impedendo una corretta respirazione e rendendo doloroso qualsiasi movimento”.
Gli altri danni sono quelli causati, complice anche una pratica quotidiana pressante, dal tubo di metallo che provoca lesioni alla gola e all’esofago, tanto che “molti animali non sopravvivono in queste condizioni e muoiono prima di essere trasportati al macello, per emorragie interne o infarto”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Strumenti per l’alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
L’alimentazione forzata causa infiammazione del fegato con conseguente lipidosi epatica. Ingrossando, il fegato risulta “gravemente compromesso” mentre “aumentando di volume” spiega l’inchiesta “preme sui polmoni, impedendo una corretta respirazione e rendendo doloroso qualsiasi movimento”.
Gli altri danni sono quelli causati, complice anche una pratica quotidiana pressante, dal tubo di metallo che provoca lesioni alla gola e all’esofago, tanto che “molti animali non sopravvivono in queste condizioni e muoiono prima di essere trasportati al macello, per emorragie interne o infarto”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
L’alimentazione forzata causa infiammazione del fegato con conseguente lipidosi epatica. Ingrossando, il fegato risulta “gravemente compromesso” mentre “aumentando di volume” spiega l’inchiesta “preme sui polmoni, impedendo una corretta respirazione e rendendo doloroso qualsiasi movimento”.
Gli altri danni sono quelli causati, complice anche una pratica quotidiana pressante, dal tubo di metallo che provoca lesioni alla gola e all’esofago, tanto che “molti animali non sopravvivono in queste condizioni e muoiono prima di essere trasportati al macello, per emorragie interne o infarto”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
L’alimentazione forzata causa infiammazione del fegato con conseguente lipidosi epatica. Ingrossando, il fegato risulta “gravemente compromesso” mentre “aumentando di volume” spiega l’inchiesta “preme sui polmoni, impedendo una corretta respirazione e rendendo doloroso qualsiasi movimento”.
Gli altri danni sono quelli causati, complice anche una pratica quotidiana pressante, dal tubo di metallo che provoca lesioni alla gola e all’esofago, tanto che “molti animali non sopravvivono in queste condizioni e muoiono prima di essere trasportati al macello, per emorragie interne o infarto”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Nel capannone ha inizio l’alimentazione forzata. L’inchiesta ha documentato quella degli allevamenti francesi, con le anatre ingozzate 2 volte al giorno per 15 giorni con una razione di circa 500 gr di un pastone di mais cotto e acqua. Durante l’intero processo ogni anatra può arrivare ad ingerire sino a 10 kg di mangime e il suo peso può aumentare anche di 3 kg.
L’alimentazione forzata causa infiammazione del fegato con conseguente lipidosi epatica. Ingrossando, il fegato risulta “gravemente compromesso” mentre “aumentando di volume” spiega l’inchiesta “preme sui polmoni, impedendo una corretta respirazione e rendendo doloroso qualsiasi movimento”.
Gli altri danni sono quelli causati, complice anche una pratica quotidiana pressante, dal tubo di metallo che provoca lesioni alla gola e all’esofago, tanto che “molti animali non sopravvivono in queste condizioni e muoiono prima di essere trasportati al macello, per emorragie interne o infarto”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Alimentazione forzata in un allevamento francese. Courtesy Essere Animali

Dopo 15 giorni di alimentazione forzata, gli animali vengono portati al mattatoio, dove vengono appesi per le zampe. Vengono quindi storditi in acqua elettrificata, con il becco che viene spezzato per “agevolare” il taglio della carotide: “Alcune anatre” denuncia l’inchiesta “sembravano pienamente coscienti mentre morivano dissanguate”. Dopo il decesso, gli animali vengono spiumati e scottati quindi privati del fegato, che “sottoposto a successive lavorazioni” è pronto per il mercato, venduto come foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali appesi per le zampe in un mattatoio. Courtesy Essere Animali

Dopo 15 giorni di alimentazione forzata, gli animali vengono portati al mattatoio, dove vengono appesi per le zampe. Vengono quindi storditi in acqua elettrificata, con il becco che viene spezzato per “agevolare” il taglio della carotide: “Alcune anatre” denuncia l’inchiesta “sembravano pienamente coscienti mentre morivano dissanguate”. Dopo il decesso, gli animali vengono spiumati e scottati quindi privati del fegato, che “sottoposto a successive lavorazioni” è pronto per il mercato, venduto come foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animali appesi per le zampe in un mattatoio. Courtesy Essere Animali

Nel mattatatoio, dopo il decesso, gli animali vengono spiumati e scottati quindi privati del fegato, che “sottoposto a successive lavorazioni” è pronto per il mercato, venduto come foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Animale spiumato in un mattatoio. Courtesy Essere Animali

Nel mattatatoio, dopo il decesso, gli animali vengono spiumati e scottati quindi privati del fegato, che “sottoposto a successive lavorazioni” è pronto per il mercato, venduto come foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Foie gras con tracce ematiche © PxHere

Nel mattatatoio, dopo il decesso, gli animali vengono spiumati e scottati quindi privati del fegato, che “sottoposto a successive lavorazioni” è pronto per il mercato, venduto come foie gras.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Carcassa di animale privato del fegato. Courtesy Essere Animali

Foie gras crudo © Debragga

Ricetta con foie gras © Gigazine

Ricetta con foie gras © Hot Pan Behind You

Ricetta con piccione e foie gras © Food & Values

Ricetta con foie gras © Gaston Gazette

Ricetta con foie gras © Wikipedia

Ricetta con foie gras © Marx Foods

Ricetta con foie gras © PxHere

Ricetta con foie gras © Gayot

Ricetta con foie gras © Wikipedia

Ricetta con foie gras © Great British Chefs

Ricetta con foie gras © SurveyMonkey

Ricetta con foie gras © WLRN

Ricetta con foie gras © PxHere

Ricetta con foie gras © PxHere