Giornate FAI di Primavera: alla scoperta della bella Italia
Sabato 23 e domenica 24 marzo tornano le Giornate FAI di Primavera, promosse dal FAI – Fondo Ambiente Italiano, con l’apertura straordinaria in 430 località di oltre 1.100 siti, fra cui 296 luoghi di culto, 227 tra palazzi e ville, 30 castelli, 40 borghi, 35 fra parchi, giardini, boschi e aree naturalistiche, 22 aree archeologiche, 23 fra campanili e torri, 44 piccoli musei, 11 biblioteche, 8 tra ex ospedali psischiatrici o antichi ospedali, 12 teatri e 2 stadi - per gli iscritti FAI o per chi s’iscriverà in occasione dell’evento sono previste 83 aperture esclusive e 15 iniziative dedicate.
Nel programma anche 31 biciclettate in collaborazione con FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta.
Novità dell’edizione 2019 FAI ponte tra culture, un progetto che “si propone di amplificare e raccontare” spiega il FAI “le diverse influenze culturali straniere disseminate nei beni aperti in tutta Italia. Molti di questi luoghi testimoniano la ricchezza derivata dall’incontro e dalla fusione tra la nostra tradizione e quella dei paesi europei, asiatici, americani e africani”. Per l’occasione in alcuni di questi siti - beni FAI - le visite saranno curate da oltre cento volontari di origine straniera che “racconteranno gli aspetti storici, artistici e architettonici tipici della loro cultura di provenienza che, a contatto con la nostra, ha contribuito a dar vita al nostro patrimonio”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Torino, Armeria Reale, ph. Giorgio Blanco © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO DELLA ROVERE - ROMA
Affacciato un tempo su piazza Scossacavalli e oggi situato lungo via della Conciliazione, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro nel cuore dell’antico Rione Borgo, sorge Palazzo della Rovere. Costruito per volere del Cardinale Domenico della Rovere alla fine del ‘400, la sua facciata esterna è imponente, austera ed elegante e – almeno per il grande pubblico – può richiamare quella del più noto Palazzo Venezia. Internamente, un ampio cortile centrale disposto su due livelli consente l’accesso a cinque saloni disposti a ferro di cavallo che custodiscono un sorprendente ciclo pittorico del Pinturicchio. Capolavoro dell’arte rinascimentale italiana, il ciclo comprende la Sala del Gran Maestro, la Sala dei Mesi – che conserva frammenti di una rarissima rappresentazione dei mesi collegati con i miti dai quali hanno avuto origine i segni zodiacali – e lo splendido Soffitto dei Semidei, decorato da 63 formelle dipinte e dorate su pergamena e applicate in cassettoni lignei. Il soffitto restituisce un insieme fiabesco di creature mitologiche e fantastiche tratte dai bestiari e dai libri monstruorum medievali come sfingi, tritoni, satiri, sirene, centauri, rappresentazioni squisitamente profane che richiamano vari significati filosofici e morali, quasi certamente dettati dagli ambienti umanistici vicini al Cardinale. Divenuto sotto Alessandro VII Chigi residenza dei padri Gesuiti Penitenzieri, per delegazione del Vaticano il Palazzo è oggi sede dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo Della Rovere, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO DELLA CONSULTA - ROMA
Palazzo della Consulta, in Piazza del Quirinale, di fronte alla Residenza del Presidente della Repubblica, è un palazzo patrizio cinquecentesco, poi dimora della famiglia pontificia in relazione alla vicina sede apostolica del Quirinale e – dopo un radicale rifacimento commissionato da Papa Clemente XII Corsini tra gli anni 1732 e 1737 su progetto di Ferdinando Fuga – sede di magistrature dello Stato Pontificio e poi di quello d’Italia. Dal 1955 è sede della Corte Costituzionale, organo dello Stato garante della legittimità costituzionale, ovvero della verifica di conformità alla Costituzione delle leggi e degli atti dello Stato. Durante le Giornate FAI si potranno visitare diversi ambienti del piano nobile solitamente inaccessibili, come la Sala delle Udienze, sede delle riunioni della Consulta. E ancora, la Sala del Presidente – dove si trova il calamaio in bronzo e marmo usato da Napoleone III e da Francesco Giuseppe d’Austria per firmare, nel 1859, l’armistizio di Villafranca, alla fine della Seconda Guerra di Indipendenza – e la Camera di Consiglio, con il caminetto usato tradizionalmente per bruciare le schede per la nomina del Presidente della Consulta. Nel corso della visita gli Apprendisti Ciceroni leggeranno alcuni principi fondamentali della Costituzione, come gli articoli 8, 9 e10, che proclamano la libertà di culto, la tutela del patrimonio artistico e architettonico, la garanzia di asilo per lo straniero (al quale nel suo paese sia impedito l’esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana).
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo della Consulta, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo della Consulta, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo della Consulta, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo della Consulta, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo della Consulta, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo della Consulta, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO FIRENZE - ROMA
Nel cuore di Campo Marzio si trova Palazzo Firenze, testimonianza delle trasformazioni rinascimentali della città grazie all’intervento di Bartolomeo Ammannati, che rese il palazzo tanto moderno e sontuoso da diventare la residenza dei Del Monte, del cardinale e poi granduca Ferdinando de’ Medici; successivamente proprietà dei Lorena e infine dello Stato italiano. Un delizioso giardino all’italiana punteggiato da reperti archeologici ne impreziosisce la parte più antica. Particolarmente ricca è la sala nota come Loggia del Primaticcio, affrescata da Prospero Fontana, mentre fanno da cornice il Camerino dei Continenti, aperto per l’occasione, e gli studioli affrescati da Jacopo Zucchi, al secondo piano, scrigni di tesori tra scienza e alchimia. Oggi il palazzo è sede della prestigiosa Società Dante Alighieri, faro culturale della lingua italiana in tutto il mondo, che diffonde fuori dall’Italia la conoscenza a e l’amore per la lingua e la cultura del nostro Paese.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo Firenze, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Palazzo Firenze, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
CHIESA DI SAN SILVESTRO AL QUIRINALE - ROMA
La Chiesa di San Silvestro al Quirinale, di solito aperta raramente, ha origini antichissime, tra il IX e l’XI secolo, quando era denominata in Biberatica in riferimento alla vicina via Biberatica. L’attuale denominazione è legata invece alla posizione della chiesa sul colle Quirinale. Nel 1507 papa Giulio II la concesse ai Domenicani della Congregazione di San Marco, che nel 1524 ne promossero la ricostruzione. In questa fase la chiesa fu impostata a navata unica con due cappelle per parte, la copertura a cupola e il presbiterio profondo. In questo periodo, presso la chiesa, si riunivano alcuni personaggi del mondo culturale romano – tra cui Michelangelo Buonarroti e Vittoria Colonna – in una sorta di cenacolo religioso, dove si discuteva di una riforma interna della chiesa. L’organizzatore di questo ritrovo era un frate, Lancellotto Politi da Siena. Alla fine del Cinquecento i Domenicani si trasferirono e la chiesa passò ai Teatini: a questa seconda fase risale la profonda ristrutturazione che incluse il rifacimento della facciata e le splendide decorazioni degli interni. Dopo il 1870 il convento fu sede delle Forze Armate, che tuttora lo occupano. L’interno mantiene l’armonia malgrado l’accorciamento per l’apertura di via XXIV Maggio, che ne ha alterato le proporzioni. È uno scrigno di tesori cinquecenteschi, come lo sfarzoso soffitto ligneo a lacunari dorato e dipinto con scene a rilievo. Alla fine del Cinquecento il Mascarino realizzò la Cappella Bandini; nei pennacchi della cupola ci sono tondi affrescati dal Domenichino, mentre le sculture nelle nicchie sono opera di Algardi e Mochi.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Chiesa di San Silvestro al Quirinale, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Chiesa di San Silvestro al Quirinale, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Roma, Chiesa di San Silvestro al Quirinale, ph. Giovanni Formosa © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PASSEGGIATA DEL RE - TORINO
Le Giornate FAI a Torino offrono la possibilità di effettuare un percorso, solitamente non aperto al pubblico per intero, che tocca i luoghi simbolo della dinastia sabauda e ripropone l’unitarietà di Palazzo Reale. La visita parte da Palazzo Chiablese, progettato nel Settecento da Benedetto Alfieri, con la Camera di udienza della duchessa o Sala degli arazzi, una delle più fastose del palazzo, caratterizzata dagli arazzi con le Storie di Artemisia, mitica regina della Caria e comandante della flotta del re Serse; il Gabinetto di toeletta del duca, con le pareti rivestite a specchio; infine, il corridoio dell’Alfieri. La passeggiata prosegue a Palazzo Reale, originariamente progettato nel Seicento da Ascanio Vittozzi e poi da Amedeo di Castellamonte: dal Salone delle Guardie svizzere alla Sala del Trono, fulcro del palazzo, progettato da Pelagio Palagi, architetto che dal 1835 si occupa del rimodernamento del palazzo; dal Gabinetto cinese, gabinetto di toeletta della regina progettato da Filippo Juvarra negli anni Trenta del Settecento e caratterizzato dal gusto per l’esotico tipico del Rococò, al Medagliere, che custodisce le circa 30 mila monete e i 1500 sigilli della collezione di Carlo Alberto, fino alla scenografica Armeria Reale, detta anche Galleria Beaumont. Si giunge, poi, alla Rotonda, punto di raccordo tra Palazzo Reale e Palazzo delle Segreterie, ora Prefettura: qui sono visibili la settecentesca Galleria di raccordo e l’Aula Città Metropolitana. Il percorso tocca poi l’Archivio di Stato, cui potevano accedere solo il re, i suoi ministri e gli archivisti, con le Sale Juvarriane e le “guardarobe”, che ancora oggi ospitano i documenti regi, e il Museo dell’Archivio. Infine, la Biblioteca reale, fondata da Carlo Alberto nel 1831 e da lui arricchita con importanti acquisizioni. Tra queste, una raccolta di disegni di grandi maestri, quali Michelangelo, Raffaello, Rembrandt e Leonardo da Vinci.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Torino, Armeria Reale, ph. Giorgio Blanco © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO REALE - TORINO
Il Gabinetto Cinese del Palazzo Reale di Torino, nato nel XVIII secolo come Gabinetto di Toeletta della Regina, fu progettato da Filippo Juvarra che, ricordano i Musei Reali di Torino, “suggerì di rivestirne le pareti con pannelli di lacche provenienti dalla Cina dando un forte impulso al gusto per l’esotismo in Piemonte”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Torino, Palazzo Reale, Gabinetto Cinese © Musei Reali Torino
Torino, Palazzo Reale, ph. Giorgio Blanco © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Torino, Palazzo Reale, ph. Giorgio Blanco © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Torino, Palazzo Chiablese, ph. Giorgio Blanco © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Torino, Palazzo Chiablese, ph. Giorgio Blanco © FAI - Fondo Ambiente Italiano
VILLA DORIA D’ANGRI - NAPOLI
La dimora venne costruita nel 1830 per volere di Marcantonio VII Doria, Principe d’Angri e Duca di Eboli, che ne affidò il progetto a Bartolomeo Grasso, ingegnere civile che celebrò il rango dei Doria con un’architettura grandiosa e alla moda. Lo stile neoclassico degli esterni, come le logge in stile palladiano con colonne ioniche, e i richiami alle antichità pompeiane nelle decorazioni interne lasciano spazio all’eclettismo di gusto anglo-cinese che si esprime nel padiglione della “pagoda” affacciata sul mare, un tempo tappezzata all’interno di sete a fiori, posta ai piedi di un giardino inglese romantico di 12.000 metri quadrati. Nel 1880 il Principe Doria d’Angri ospitò in villa per otto mesi il compositore tedesco Richard Wagner, che qui compose il primo atto del Parsifal e scrisse La mia vita. Oggi proprietà dell’Università Parthenope, è sede di congressi universitari e di un Museo Navale con una collezione di modelli didattici di navi e apre al pubblico solo occasionalmente.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Villa Doria D’Angri, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Pagoda di Villa Doria D’Angri, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Villa Doria D’Angri, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
FONDAZIONE DE FELICE - NAPOLI
Palazzo Donn’Anna, icona della città di Napoli, fu costruito a partire dal 1642 per volontà di donna Anna Carafa, Principessa di Stigliano, andata in sposa nel 1636 al Duca di Medina don Ramiro Núñez de Guzmán, nominato Viceré da Filippo IV. Progettato da Cosimo Fanzago, con richiami all’architettura veneta del Cinquecento, sorge su uno scoglio tufaceo proteso sul Golfo di Napoli, ma rimase incompiuto e da allora ha assunto lo spettacolare fascino di una rovina antica fra i resti delle ville romane che caratterizzano il litorale di Posillipo. Durante le Giornate FAI è possibile visitare la Fondazione De Felice nel Teatro di Palazzo Donn’Anna, una grande sala rivolta al mare un tempo occupata da un’abitazione privata, mentre oggi ospita la fondazione culturale intitolata all’architetto Ezio De Felice, nome insigne del restauro e della museografia a livello internazionale.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Fondazione De Felice, Palazzo Donn’Anna, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Fondazione De Felice, Palazzo Donn’Anna, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Fondazione De Felice, sullo sfondo il Palazzo Donn’Anna, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO ISIMBARDI - MILANO
Palazzo Isimbardi, che dal 1935 ospita la sede della Provincia di Milano e dal 2015 della Città Metropolitana di Milano, ha una storia molto antica. I suoi affreschi, le sale riccamente decorate, il giardino e le sue collezioni d’arte, sono la testimonianza del rimaneggiamento avvenuto nel corso dei secoli, secondo i gusti e la volontà dei proprietari che lo abitarono. La prima testimonianza risale ai Conti Taverna, che nel XVI secolo scelsero il palazzo come villa di campagna: la dimora era situata fuori dalle mura, sulla strada per Borgo Monforte, considerata il Giardino di Milano, il Viridarium. Nel Settecento la proprietà passò alla nobile famiglia Isimbardi che volle realizzare all’interno delle sale i cicli pittorici con le gesta dei propri antenati più illustri; ancora nel 1918 l’edificio fu acquistato dal ricco industriale italiano Franco Tosi. Purtroppo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ne danneggiarono gravemente l’architettura. Oggi apre solo in alcune sale per visite guidate su appuntamento.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, Palazzo Isimbardi, Anticamera Studio del Presidente © Città Metropolitana di Milano/FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, Palazzo Isimbardi, Corridoio della Presidenza © Città Metropolitana di Milano/FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO PAVESI-RUSCHI NOCETI - PONTREMOLI
Privato e visitabile in via eccezionale nelle Giornate FAI, Palazzo Pavesi è la più grande e ricca residenza signorile pontremolese, oggi di proprietà della famiglia Ruschi Noceti, realizzato nel 1745 su commissione dei fratelli Francesco e Paolo Pavesi e su progetto di Giovan Battista Natali e Antonio Contestabili. Ha tre facciate, più di cento stanze, tre piani e due cortili, uno con giardino-limonaia, due balconi e una loggia affacciati sul torrente Verde. Conserva ancora al suo interno gli arredi settecenteschi e le tipiche decorazioni a quadrature su tutte le pareti e i soffitti, opera della bottega del Natali.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Palazzo Pavesi-Ruschi Noceti, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
VILLA DOSI DELFINI - PONTREMOLI
La villa è stata costruita a fine Seicento dai fratelli Carlo e Francesco Dosi, membri della famiglia di origine modenese che arriva a Pontremoli nel 1496 con Guglielmo Dosi, nominato comandante del presidio Sforzesco al Castello del Piagnaro; qui comincia una florida attività mercantile tra Livorno, Pontremoli e Piacenza e si lega alla nobiltà locale. Nel 1733 Carlo Borbone concede a Giuseppe Antonio Dosi il titolo di marchese. Da allora la famiglia, però, decade e a fine Settecento la casa è abbandonata, fino al 1814. Tuttavia resta nelle mani della famiglia, che ancora la possiede, e che l’ha restaurata e aperta al pubblico dagli anni Novanta del Novecento. La villa è un edificio a forma di H, fiancheggiato da due giardini pensili, ai piedi di un pendio con vigneto terrazzato. Vi si accede da un viale alberato, con un ponte, che termina in un giardino recinto, con un portale segnato da due imponenti cedri del Libano piantati nel 1863 in occasione della nascita del bisnonno dell’attuale proprietario. La facciata ricorda le ville medicee rinascimentali. Una doppia scala conduce all’ingresso con i busti dei fondatori e lo stemma di famiglia. Il grandioso salone a doppio livello, con ballatoio in ferro battuto, è riempito da un’impressionante decorazione pittorica a “quadrature”, sfondamenti prospettici, scene allegoriche e sfarzose decorazioni, opera del lombardo Francesco Natali e del toscano Alessandro Gherardini, autori dell’intera decorazione pittorica della villa. Attorno al salone si trovano nove stanze, tutte affrescate e arredate in stile: il salotto rosso (sopra al clavicembalo, San Giuseppe Falegname di Francesco Cairo, e intorno i ritratti dei duchi Farnese che visitarono la villa nel 1714), la sala da biliardo, la sala dei ritratti, la biblioteca, la cappella privata di famiglia, la sala da pranzo, il salotto ottocentesco, le camere da letto.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Villa Dosi Delfini, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Villa Dosi Delfini, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Villa Dosi Delfini, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO NEGRI DOSI - PONTREMOLI
Dimora privata e normalmente chiusa al pubblico, durante le Giornate FAI si potrà ammirare straordinariamente Palazzo Negri Dosi, commissionato dalla stessa famiglia Dosi, progettato da Giovan Battista Natali e ultimato nel 1749. Il palazzo ha un ingresso dal lungofiume Magra, con portale monumentale che immette in un giardino all’italiana, e uno dal centro cittadino, con ampio atrio porticato. Da qui si sale al piano nobile per uno scalone di rappresentanza, in marmo di Carrara, affrescato da Antonio Contestabili con una veduta prospettica: una scala dipinta che “sfonda” la parete e simula una serie di ambienti immaginari. Il grande salone di rappresentanza è completamente affrescato con le quadrature di G. B. Natali e le scene mitologiche dipinte da Giuseppe Galeotti. L’appartamento di rappresentanza prosegue con due sale dedicate alla quadreria e l’alcova, ancora affrescati con le quadrature del Natali e le figure allegoriche del Galeotti.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Palazzo Negri Dosi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Palazzo Negri Dosi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Palazzo Negri Dosi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Palazzo Negri Dosi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Palazzo Negri Dosi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
ORATORIO DI NOSTRA DONNA - PONTREMOLI
L’Oratorio di Nostra Donna, uno dei massimi esempi di architettura e stile rococò ammirabile straordinariamente nelle Giornate FAI, venne realizzato tra 1732 e 1738 dalle nobili famiglie pontremolesi consorziate, che lo usarono anche come cappella privata. È decorato su abside, cupola e cappelle laterali da Giovan Battista Natali, per le quadrature, e da Sebastiano Galeotti, per le parti di figura. Conserva due pale di Alessandro Gherardini e Giuseppe Galeotti, sculture in legno dipinto a finto marmo e un prezioso organo a canne del Settecento.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pontremoli, Oratorio di Nostra Donna, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
CASTELLO MEDICEO - MELEGNANO
Dopo essere passato nelle mani dei Visconti, degli Sforza e dei Brivio, il castello cinquecentesco, di fondazione medievale, con la creazione del marchesato di Melegnano, passa nel 1532 alla famiglia Medici di Nosigia, poi Medici di Marignano. Il primo a fregiarsi del titolo marchionale è Gian Giacomo, detto il Medeghino, che con i fratelli Agosto e Giovanni Angelo (futuro papa Pio IV) trasforma il castello in residenza signorile. I Medici di Marignano abitano il castello fino alla seconda metà del XIX secolo. Segue un periodo di decadenza e cambi d’uso: carcere, abitazioni, sede municipale, biblioteca civica. Nel 1981 è venduto dai Medici di Marignano all’Amministrazione provinciale. Nell’83 alcune sale nella parte frontale sono cedute dalla Provincia al Comune di Melegnano. Nel 1998 il Comune avvia il recupero, frutto di una sinergia di fondi pubblici e privati. Nel 2001 il castello riapre al pubblico, tuttavia rimangono ancora delle stanze da restaurare. Oltre agli ambienti della parte recuperata – dalla scala cavallara, piuttosto rara in Italia, alla Sala delle Battaglie, che celebra le guerre combattute da Gian Giacomo Medici intorno al lago di Como e Valtellina, a Musso, Chiavenna, Monguzzo, Lecco, Morbegno, Malgrate e Bellagio, fino alla Sala dell’Imperatore – sarà accessibile straordinariamente l’ala est non restaurata con la Sala di Pio IV, dall’affresco del pontefice, al secolo Giovanni Angelo Medici di Marignano, fratello del Medeghino, alla cui morte diventa feudatario di Melegnano; la Sala delle Vittorie, per il soggetto epico degli affreschi in cui, dietro le sembianze del dio Mercurio, si celano probabilmente le fattezze del Medeghino; la Sala del camino di Siena, in cui campeggia un camino monumentale istoriato con episodi della guerra contro Siena che il Medeghino vince in nome di Carlo V nel 1555; lo Scalone d’onore, riservato agli ospiti di rango e interamente affrescato.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Castello Mediceo di Melegnano, ph. Adriano Carafoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Castello Mediceo di Melegnano, Sala dell’Imperatore, camino, ph. Adriano Carafoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Castello Mediceo di Melegnano, Sala delle Battaglie, ph. Adriano Carafoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Castello Mediceo di Melegnano, Battaglie di Lecco, ph. Adriano Carafoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Castello Mediceo di Melegnano, Sala dell’Imperatore, ph. Adriano Carafoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Castello Mediceo di Melegnano, Salone affrescato, ph. Adriano Carafoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Castello Mediceo di Melegnano, Sala del Camino della Battaglia di Siena, ph. Adriano Carafoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO DUCALE - MODENA
Palazzo Ducale fu costruito a partire dal 1630 attorno a un nucleo più antico, edificato dagli Estensi nel 1288. Dopo la devoluzione di Ferrara allo Stato della Chiesa nel 1598, il duca Cesare d’Este stabilì la corte nell’antico castello duecentesco e diede inizio ad alcune opere di riqualificazione, intensificate sotto Francesco I dal 1634. Egli fece realizzare un nuovo palazzo su progetto dell’architetto Bartolomeo Avanzini, con i contributi di Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Gaspare Vigarani. Tra le più prestigiose regge a livello europeo per grandezza e fasto, il Palazzo è stato sede della Corte Estense fino all’ultimo duca Francesco V d’Austria-Este (1859). Oggi ospita la prestigiosa Accademia Militare di Modena, istituto di formazione militare a carattere universitario che forma ufficiali dell’Esercito Italiano e dell’Arma dei Carabinieri. L’apertura durante le Giornate FAI di Primavera consente l’ingresso senza prenotazione, e si pone l’obiettivo di restituire l’immagine del palazzo ai tempi dei duchi estensi, includendo nel percorso il Salone d’onore, con la volta raffigurante l’eroina ariostesca Bradamante affrescata da Marcantonio Franceschini, e il Salottino Dorato, nel quale, secondo tradizione, Francesco IV d’Este firmò la condanna a morte di Ciro Menotti nel 1831. La visita renderà straordinariamente accessibili ambienti solitamente chiusi al pubblico, come la Biblioteca, un tempo appartamento dei principi, che oggi raccoglie circa 35.000 volumi.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Modena, Palazzo Ducale, ph. Giancarlo Vaccaro © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Modena, Palazzo Ducale, ph. Giancarlo Vaccaro © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Modena, Palazzo Ducale, ph. Giancarlo Vaccaro © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Modena, Palazzo Ducale, ph. Giancarlo Vaccaro © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Modena, Palazzo Ducale, ph. Giancarlo Vaccaro © FAI - Fondo Ambiente Italiano
SCUOLA DALMATA DEI SS. GIORGIO E TRIFONE - VENEZIA
La Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone di Venezia ancora a distanza di secoli ricorda il legame spirituale e culturale fra i Dalmati e Venezia: “San Giorgio degli Schiavoni una delle scuole ‘piccole’ di arti e mestieri e luogo di aggregazione e culto per i molti stranieri in città” ricorda il FAI “fu fondata quando Venezia acquisì la giurisdizione sull’Istria e la Dalmazia nel 1451 e i Dalmati (o ‘Schiavoni’) divennero più numerosi”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Venezia, Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone © FAI – Fondo Ambiente Italiano
Venezia, Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone, ph. Tiziano Sambo © FAI – Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO PISANI - VENEZIA
Palazzo Pisani di Campo S. Stefano è una delle costruzioni più grandiose, complesse e affascinanti di Venezia. Fu eretto a partire dal 1614-15 per volontà di una delle più antiche e ricche famiglie patrizie di Venezia, i Pisani, che volle costruire un palazzo degno della propria potenza. In parte distrutto da un violento terremoto nel 1643, nel 1728 fu ampliato e sopraelevato su progetto di Girolamo Frigimelica, che mantenne i propositi celebrativi del suo committente. Nel Settecento era il più grande palazzo di Venezia, con oltre duecento stanze e un’imponente facciata. Il portego, salone del primo piano nobile, ospitava un tempo i ritratti dei personaggi più illustri della famiglia Pisani; ora rimangono soltanto i ritratti di Andrea, Capitano generale da Mar, e quello di Alvise, procuratore di San Marco e collezionista d’arte. Gli altri ritratti sono stati sostituiti con dipinti delle Gallerie dell’Accademia. Sempre al primo piano nobile si trovava la Galleria, dove era raccolto il maggior numero dei quadri appartenenti ai Pisani, tra cui opere dei più importanti pittori del Cinquecento veneziano, come Tiziano, Tintoretto, Veronese e altri. Per via della rapida decadenza della famiglia, costretta a vendere tutto nei primi anni dell’Ottocento per far fronte ai debiti, la maggior parte di queste opere d’arte sono state cedute, così come il dipinto di Antonio Pellegrini sul soffitto della grande sala da ballo, ora sala dei concerti del Conservatorio, che sarà accessibile durante le Giornate, così come la sala Favretto e il Nuovo Museo della Musica. Acquisito dal comune di Venezia ai primi del Novecento, nel 1940 è divenuto sede del Conservatorio “Benedetto Marcello”.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Venezia, Palazzo Pisani, Conservatorio Benedetto Marcello, ph. Maurizio Frisoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Venezia, Palazzo Pisani, Conservatorio Benedetto Marcello, ph. Maurizio Frisoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Venezia, Palazzo Pisani, Conservatorio Benedetto Marcello, ph. Maurizio Frisoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Venezia, Palazzo Pisani, Conservatorio Benedetto Marcello, ph. Maurizio Frisoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Venezia, Palazzo Pisani, Conservatorio Benedetto Marcello, ph. Maurizio Frisoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
IPPODROMO SNAI SAN SIRO - MILANO
Inaugurato nel 1920 e costruito su progetto dell’architetto Paolo Vietti Violi, quello di San Siro è uno dei più prestigiosi palcoscenici ippici a livello internazionale nonché l’unico ippodromo al mondo dichiarato “monumento di interesse nazionale”. Il complesso, interamente realizzato in stile liberty, è composto da piste di allenamento, scuderie, box, infrastrutture e da un giardino botanico, per una superficie di circa 1.400.000 metri quadrati. Apriranno ai visitatori luoghi normalmente non accessibili al pubblico come la Palazzina del Peso, in stile Liberty, con la sala Bilancia, la sala Camino e la sala dei Proprietari da cui si apre verso la pista del galoppo l’esclusiva tribuna d’onore riservata ai proprietari dei cavalli. La Palazzina del Peso, punto focale ed esclusivo dell’impianto sportivo, è così denominata per l’attività di pesatura che interessa il fantino e la sua sella, prima e dopo ogni corsa. Proprietari, allenatori, allevatori, fantini, commissari e giuria si ritrovano all’interno di questa struttura prima di recarsi alle tribune o alle piste.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, Ippodromo di San Siro, Tondino © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, Ippodromo di San Siro, ph. Metamorphosi © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, Ippodromo di San Siro, Sala Bilancia © FAI - Fondo Ambiente Italiano
STADIO COMUNALE ARTEMIO FRANCHI - FIRENZE
Il palcoscenico del calcio fiorentino apre le sue porte per svelare i segreti della sua costruzione e per narrare quanto si svolge lontano dagli occhi dei tifosi. Lo Stadio Artemio Franchi, inaugurato nel 1932 e considerato uno dei massimi esempi del razionalismo, è uno dei massimi lavori dell’ingegnere Pier Luigi Nervi per la raffinatezza delle strutture a vista e per le soluzioni innovative che coniugano ricerca estetica a rigore strutturale. Ne sono un esempio la pensilina della tribuna con 22 metri a sbalzo senza sostegni, realizzata in modo da non compromettere la visuale del campo; le tre scale elicoidali; la Torre di Maratona, che con i suoi 55 metri di altezza assolveva un compito propagandistico. In via eccezionale si potrà arrivare al ballatoio dove l’arbitro chiama le squadre per poi percorrere, con i giocatori in fila, il corridoio dal quale si esce sul campo. I visitatori, inoltre, vedranno il salotto dove abitualmente la squadra si riunisce per momenti di festa e condivisione.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Firenze, Stadio Comunale Artemio Franchi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Firenze, Stadio Comunale Artemio Franchi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Firenze, Stadio Comunale Artemio Franchi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Firenze, Stadio Comunale Artemio Franchi, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
EX ISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE - FIRENZE
L’edificio, progettato nel 1937 da Aurelio Ghersi e inaugurato nel 1942, è nato per ospitare l’Istituto Agricolo Coloniale, volto alla ricerca e alla formazione nel campo delle scienze agricole e dello sviluppo rurale, con particolare riferimento ai paesi oggetto dell’espansione coloniale di quegli anni. L’obiettivo era la formazione specialistica degli italiani destinati a emigrare e a inserirsi in quelle nuove realtà. Nel 1938, nel pieno dell’espansione in Africa, viene battezzato Istituto Agronomico per l’Africa Italiana e nel 1959 passa sotto il Ministero degli Affari Esteri come Istituto Agronomico per l’Oltremare. Oggi è sede dell’Ufficio VI dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che si occupa di promozione dello sviluppo internazionale, aiuto pubblico ed emergenze umanitarie, con particolare attenzione al settore rurale e alla sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo. Durante le Giornate FAI si potranno ammirare i dettagli sul tema coloniale e agricolo che, su progetto di Dino Tofani, caratterizzano i diversi ambienti dell’edificio: dall’ingresso e dal vestibolo a scala, con due appliques in vetro di Murano a forma di vasi con piante, alla sala conferenze, decorata con palmette applicate alle pareti e arazzi con scene rurali. Saranno visitabili il Museo Agrario Tropicale, dove si conservano campioni di sementi di tutto il mondo, esempi di prodotti agricoli trasformati industrialmente o con procedimenti artigianali e strumenti tradizionali delle culture agronomiche straniere; la Biblioteca specializzata nelle tematiche dell’agricoltura, della gestione delle risorse naturali e dello sviluppo rurale; l’Archivio fotografico e storico, che testimonia le missioni dei tecnici dell’Istituto in Africa, Asia e America Latina; il Giardino tropicale, costituito da un giardino e una serra, per circa un ettaro di superficie, dove si coltivano, con finalità didattiche, oltre 350 specie botaniche di piante tropicali e sub-tropicali: avocado, banano, papaia, papiro, cotone, pepe, cacao dai frutti direttamente attaccati al tronco, la pianta del the, la vaniglia proveniente dalle Indie occidentali. Merita attenzione una metasequoia, conifera spogliante cinese considerata un autentico fossile vivente: sino al 1941, quando se ne rinvennero esemplari vivi, era ritenuta estinta.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Firenze, ex Istituto Agronomico per l’Oltremare, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Firenze, ex Istituto Agronomico per l’Oltremare, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Firenze, ex Istituto Agronomico per l’Oltremare, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Firenze, ex Istituto Agronomico per l’Oltremare, ph. REON Studio © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PALAZZO DELLA BANCA D’ITALIA - MILANO
Costruito tra il 1907 e il 1912 in stile eclettico per volere dell’allora presidente dell’Istituto Tommaso Bertarelli, il Palazzo della Banca d’Italia svelerà spazi di solito inaccessibili al pubblico, come gli uffici della direzione e le sale di rappresentanza al primo piano. Al secondo piano apriranno la grande Sala del Consiglio, illuminata dall’alto e da un finestrone triforo e decorata da un fregio di festoni e vasi fioriti nei colori bianco, oro e viola, e il Salone delle Assemblee, colpito dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale e restaurato con la stessa tecnica con la quale era stato costruito. Oggi è adibito a sala riunioni e dotato di dispositivi multimediali. Nel percorso si potranno ammirare opere d’arte pittorica e scultorea notevoli per gusto e importanza, come i Dioscuri di Giò Pomodoro e alcuni capolavori di Balla, Guttuso e Hayez.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, Palazzo della Banca d’Italia © FAI - Fondo Ambiente Italiano
BORGO DI BADOLATO - CALABRIA
Per ricordare l’importanza del ponte fra culture è stato scelto il borgo calabrese di Badolato, in provincia di Catanzaro, fondato nel 1080 dal duca Roberto Guiscardo come presidio tra la Serra Calabrese e il Mar Jonio. Vittima nel tempo di terremoti e dell’alluvione del 1951, nel 1986 il borgo contava solo 500 abitanti, tanto che l’amministrazione di allora mise, a mo’ di provocazione, in vendita il paese. Fino a quando la storia di una nave di disperati non cambiò il suo destino: “Il 26 dicembre del 1997 la nave turca Ararat, che trasporta 836 tra uomini, donne e bambini provenienti dal Kurdistan” racconta il FAI “si arena sulla spiaggia di Santa Caterina allo Jonio, davanti a Badolato. I curdi vengono accolti dai badolatesi e 339 rifugiati politici vengono alloggiati in case vuote messe a disposizione da Comune e privati. Cinque giorni dopo lo sbarco i badolatesi offrono ai curdi, musulmani, la più importante chiesa del paese, San Domenico, per festeggiare il capodanno, e il paese risorge grazie agli arrivi dal mare. I curdi, infatti, lavorano alla ristrutturazione delle case, che vengono vendute ai turisti europei (tedeschi, danesi, svedesi, inglesi e gallesi) attratti dalla bellezza del borgo e dalla sua storia”.
Oggi Badolato, che nel 2010 il regista Wim Wenders ha immortalato nel cortometraggio Il volo sull’arrivo di un barcone sulla costa calabrese, è il borgo degli artisti e degli stranieri considerato “capitale calabrese dell’accoglienza e della valorizzazione della cultura del territorio”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Borgo di Badolato, Calabria, ph. Salvatore Paravati © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Borgo di Badolato, Calabria, Chiesa dell’Immacolata, ph. Salvatore Paravati © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Borgo di Badolato, Calabria, ph. Salvatore Paravati © FAI - Fondo Ambiente Italiano
CASA LIA RUMMA - NAPOLI
Raramente aperto al pubblico, lo spazio privato di Lia Rumma a Palazzo Donn’Anna è lo spettacolare appartamento che la famosa gallerista milanese di origini salernitane ha trasformato nel 2013 in una sorta di home gallery. Una casa museo con opere di grandi artisti contemporanei con cui ha lavorato, da Kiefer alla Beecroft, da Pistoletto a Kentridge.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Casa Lia Rumma, ph. Lara Nicoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Casa Lia Rumma, ph. Lara Nicoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Napoli, Casa Lia Rumma, ph. Lara Nicoli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
PIAZZETTA SETT’ANGELI - PALERMO
Piazzetta Sett’Angeli, a Palermo, prende il nome di un monastero fondato nel 1529 dedicato a San Francesco di Paola e intitolato ai Sette Angeli di un affresco ritrovato durante i lavori nella chiesa del monastero. Nella piazza, sotto il livello stradale ci sono, invece, i resti di una domus romana del I-II d.C. con mosaici policromi, rinvenuti durante alcuni lavori alla rete idrica.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Palermo, Piazzetta Sett’Angeli, ph. Giuseppe Caruso © FAI - Fondo Ambiente Italiano
LICEO CLASSICO VITTORIO EMANUELE II - PALERMO
Sul lato di Piazza Sett’Angeli opposto alla Cattedrale si trova il complesso del Convitto e Liceo Vittorio Emanuele II, storica scuola palermitana solitamente accessibile solo agli studenti. Dalla corte loggiata del convitto, oggi Biblioteca centrale della Regione Siciliana, si accede al rifugio antiaereo utilizzato dagli allievi del liceo durante la Seconda Guerra Mondiale, visitabile per la prima volta dalla sua scoperta. Si tratta di diversi ambienti – varie corsie con sedute e due bagni – con volte in calcestruzzo e pavimenti in cemento, sedili e schienali addossati alle pareti, prese d’aria con sportellini metallici autentici e lampade a sospensione con isolanti in porcellana bianca, scritte dipinte sui muri.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Palermo, Liceo Classico Vittorio Emanuele II, ph. Giuseppe Caruso © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Palermo, rifugio antiaereo sotto la Biblioteca Alberto Bombace, ph. Giuseppe Caruso © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Palermo, Liceo Classico Vittorio Emanuele II, ph. Giuseppe Caruso © FAI - Fondo Ambiente Italiano
COMPLESSO OLIVETTI - POZZUOLI
Lo stabilimento di Pozzuoli è una “fabbrica con vista mare”. Il progetto fu affidato nel 1951 all’architetto napoletano Luigi Cosenza, cui si deve anche la costruzione del quartiere residenziale, mentre la disposizione del verde è opera di Piero Porcinai. Il tempo di costruzione dell’edificio fu breve e i lavori si conclusero nel 1954. Nel suo discorso inaugurale, l’imprenditore Adriano Olivetti così si espresse: “Di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno”. Lo stabilimento copre una superficie totale di 30.000 metri quadrati e al momento della sua apertura poté accogliere 1300 lavoratori. Oggi è normalmente chiuso al pubblico.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pozzuoli, Complesso Olivetti, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pozzuoli, Complesso Olivetti, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Pozzuoli, Complesso Olivetti, ph. Studio F64 © FAI - Fondo Ambiente Italiano
FREGATA CARLO BERGAMINI - LA SPEZIA
La Nave Bergamini è stata varata il 16 luglio 2011 presso il cantiere navale di Riva Trigoso (GE). L’allestimento è stato successivamente completato nel cantiere navale del Muggiano (SP). Contraddistinta dal distintivo ottico F 590, secondo la classificazione NATO, l’Unità è stata consegnata alla Marina Militare nel luglio 2012. È una fregata di nuova generazione di tipo General Purpose (GP), caratterizzata dalla possibilità di impiego in vari contesti operativi. Ha partecipato all’operazione Mare Nostrum per contribuire alla salvaguardia della vita umana in mare e alla monitorizzazione del flusso di migranti provenienti dal Nord Africa. Il motto di Nave Bergamini, “Con forza e fedeltà”, è la traduzione in lingua italiana del latino Fortiter ac fideliter.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
La Spezia, Fregata Bergamini © Upicom Marina Militare/FAI - Fondo Ambiente Italiano
NAVE ITALIA - LA SPEZIA
Nave Italia è un brigantino armato a goletta di 61 metri costruito nei cantieri navali Wiswa di Danzica nel 1993 per una compagnia olandese con il nome di Swan fan Makkum. Dal 19 marzo 2007 è proprietà della Fondazione Tender to Nave Italia, costituita dalla Marina Militare dallo Yacht Club Italiano. Da allora è iscritta nei ruoli del naviglio militare italiano ed è il veliero italiano simbolo dell’impegno nel sociale della Marina Militare. Nave Italia, il più grande brigantino a vela del mondo, è il luogo dove si realizzano progetti di ricerca, educazione, formazione e terapia, oltre che la formazione di chi opera a contatto con il disagio. Un’università mobile, punto di incontro e scambio di esperienze diverse e internazionali: un ambasciatore dell’Italia educante, formativa e solidale.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
La Spezia, Nave Italia © Upicom Marina Militare/FAI - Fondo Ambiente Italiano
La Spezia, Nave Italia © Upicom Marina Militare/FAI - Fondo Ambiente Italiano
OMV SQUADRA RIALZO- STAZIONE FERROVIARIA MILANO CENTRALE
Le Officine per la Manutenzione delle Vetture – “Squadre Rialzo” in gergo ferroviario – erano destinate a provvedere alla verifica e manutenzione dei veicoli che riportassero lievi guasti. Dal primo dopoguerra le Ferrovie dello Stato diedero impulso al potenziamento di tali impianti e alla costruzione di nuovi, come accadde per la Squadra Rialzo di Milano Centrale, costruita nel 1931 nell’ambito del progetto della nuova stazione e alle opere di ammodernamento e potenziamento del nodo di Milano. Gli standard costruttivi prevedevano il meglio della tecnologia e un’organizzazione con moderni sistemi di lavorazione. Erano previsti capannoni per le lavorazioni ai veicoli, piazzali per il loro ricovero, macchine utensili per la lavorazione di legno e metalli, compressori d’aria per le lavorazioni con attrezzi pneumatici e per le prove delle apparecchiature del freno continuo, cavalletti per il sollevamento (rialzo) dei veicoli, impianti per il lavaggio e la disinfezione degli stessi. Oggi deposito vagoni per i treni storici, il luogo è chiuso al pubblico.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, OMV Squadra Rialzo Stazione Centrale © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, OMV Squadra Rialzo Stazione Centrale © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, OMV Squadra Rialzo Stazione Centrale © Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane/FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, OMV Squadra Rialzo Stazione Centrale © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Milano, OMV Squadra Rialzo Stazione Centrale © Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane/FAI - Fondo Ambiente Italiano
CENTRO DI GEODESIA SPAZIALE - MATERA
Per le Giornate FAI apre straordinariamente il Centro di Geodesia Spaziale di Matera, dedicato al professor Giuseppe Colombo e inaugurato nel 1983 grazie allo sforzo congiunto del Piano Spaziale Nazionale del CNR, della Regione Basilicata e della NASA. Con una struttura di oltre 5.000 metri quadrati nella quale lavorano circa 100 persone, nel centro si svolgono attività di ricerca sulla tettonica del bacino del Mediterraneo e su diversi parametri geofisici e geodinamici. La strumentazione d’avanguardia permette, inoltre, studi volti alla navigazione spaziale, all’astrometria e alla radioastronomia e lo sviluppo in campi come la robotica spaziale e le missioni interplanetarie.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Matera, Centro di Geodesia Spaziale © ASI/FAI - Fondo Ambiente Italiano
Matera, Centro di Geodesia Spaziale © ASI/FAI - Fondo Ambiente Italiano
STREET ART SILOS - CATANIA
Tra il 2014 e il 2015, grazie a un grande progetto di riqualificazione urbana denominato I-ART, trenta comuni siciliani hanno ospitato trenta artisti internazionali che hanno prodotto oltre 100 opere d’arte ispirate al patrimonio immateriale della Sicilia. Nell’ambito di questa iniziativa è nato Street Art Silos: otto artisti da Spagna, Portogallo, Ucraina e Italia hanno trasformato i vecchi silos del porto di Catania, molo di levante, in opera d’arte richiamandosi alla mitologia e alla cultura popolare antica e moderna, dalla fuga di Ulisse da Polifemo alla leggenda di Colapesce fino alla figura del Minotauro. In particolare, otto silos, tuttora in uso per stoccare cereali e granaglie per animali, sono la “tela” di Alexandre Farto, in arte Vhils, che ha rappresentato gli occhi di un uomo che guarda a Oriente, verso il Mediterraneo. Alto come un palazzo di dieci piani, largo come un campo da calcio, L’uomo che guarda il mare è il più grande murale del mondo e accoglie chi arriva a Catania dal mare. L’artista non usa pittura, ma scolpisce le immagini con attrezzi e acidi che scalfiscono e corrodono la superficie per far emergere la creatività dal degrado del contesto urbano più lacerato e corrotto. Durante le Giornate FAI sarà possibile ammirare l’opera dal molo sporgente centrale sul lato opposto del porto, dove, non impegnata in missioni di soccorso in mare, sarà ormeggiata una delle imbarcazioni della Guardia Costiera.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Porto di Catania, Street Art Silos, Vhils, L’uomo che guarda il mare © Emergence Festival
Porto di Catania, Street Art Silos, opera di Blimunda Bli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Porto di Catania, Street Art Silos, opera di Blimunda Bli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Porto di Catania, Street Art Silos, opera di Blimunda Bli © FAI - Fondo Ambiente Italiano
FABBRICA DEL CARRO TRIONFALE PER LA FESTA DELLA BRUNA - MATERA
In occasione delle Giornate FAI i visitatori potranno eccezionalmente accedere al laboratorio artigianale dove ogni anno viene costruito il carro trionfale che percorre le vie cittadine con la statua della Madonna e di Gesù Bambino durante la Festa della Bruna, che sin dal 1389 si celebra il 2 luglio. Manufatto policromo in cartapesta posizionato su una struttura di imponenti dimensioni (12 metri di lunghezza, 3 metri di larghezza, 7 metri di altezza), il carro è ricco di statue, angeli, putti, fregi e dipinti ed è realizzato da artigiani locali su un tema religioso. Quest’anno il tema è La Fede genera cultura - San Paolo all’Areopago di Atene e gli artigiani incaricati della realizzazione del carro sono i fratelli Claudia e Raffaele Pentasuglia. La prima costruzione di un carro trionfale risale al 1690 e dal 1870 circa viene “assaltato” e distrutto alla fine della celebrazione per conservarne un cimelio quale segno di benedizione e prosperità. Come simbolo di rinascita ogni anno il carro viene ricostruito e impreziosito.
Testo a cura del FAI - Fondo Ambiente Italiano
Matera, Fabbrica del Carro Trionfale per la Festa della Bruna © FAI - Fondo Ambiente Italiano
Matera, Fabbrica del Carro Trionfale per la Festa della Bruna © FAI - Fondo Ambiente Italiano