Negli ultimi giorni, Giulia Stabile ha rotto il silenzio con un video su Instagram in cui denuncia con pacata fermezza ciò che accade troppo spesso sui social: “Il mio corpo viene costantemente criticato… siete dei maleducati”. La ballerina aggiunge: “Io non mi sono mai permessa di criticare il corpo di nessuno… è da maleducati” — parole semplici ma taglienti, rivolte a chi crede di avere il diritto di giudicare.
Crescere è naturale, insinuare è vigliacco
Da tempo circolano voci che attribuiscono ad un presunto ricorso a ritocchi estetici i cambiamenti del suo viso e del suo corpo. Ma Giulia risponde con altrettanta chiarezza: “Non mi sono mai rifatta nulla, siete stati fin troppo insistenti”. Lei spiega che i contorni del corpo si evolvono con l’età e con il tempo — non con bisturi o filler — e che accettare se stessi resta una sfida quotidiana.
Il corpo come storia, non come copertina
Le sue parole, se lette con attenzione, vanno oltre lo sfogo da celebrità: ci ricordano che ogni corpo racchiude una storia di cicatrici, di lotte con l’immagine, di fragilità private. “Ogni corpo racconta una storia”, dice — ed è in quella frase che risiede l’essenza del suo messaggio. Non è solo difesa personale, è richiamo al rispetto.
Una riflessione
Quando una figura nota come Giulia Stabile diventa bersaglio, non è solo un attacco alla sua persona, ma un sintomo più ampio: la cultura del giudizio automatico sul corpo altrui. Se “commentare” è divenuto esercizio quotidiano, occorre chiedersi: che tipo di società stiamo costruendo? Giulia ci mostra che rispondere con dignità — senza urlare, ma senza piegarsi — è già un atto di resistenza.