Molluschi bivalvi: per un consumo senza rischi
Molto richiesti sulle tavole italiane sono i molluschi bivalvi, parliamo in particolare di cozze e vongole, ma anche di telline, canestrelli, cappesante o capesante, cannolicchi, lupini, ostriche e fasolari. Un mercato che non conosce crisi. La loro produzione mondiale, ricorda uno studio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie pubblicato su Food Control, negli ultimi anni è, infatti, aumentata in modo significativo. La loro carne, raccomandata in alcuni regimi dietetici, è tuttavia internazionalmente riconosciuta come un potenziale veicolo di malattie di origine alimentare, un’esposizione al rischio che può esssere ridotta prestando attenzione ad acquisto, manipolazione e consumo.
In buona sostanza: come scegliere, cucinare e mangiare i molluschi bivalvi senza contrarre tossinfezioni? Lo spiega in 5 step - produzione, raccolta, acquisto, preparazione, consumo - una guida frutto della collaborazione tra l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche e l’Istituto Superiore di Sanità, che avevano indagato il ruolo all’interno della filiera di produttori, controllori, rinvenditori, ristoratori e consumatori.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Molluschi bivalve © Shutterstock
I molluschi bivalvi vanno acquistati nelle pescherie, nei supermercati e nei mercati ittici “registrati dall’autorità sanitaria competente”. Fondamentale il fattore freschezza: “I bivalvi” spiega la guida “devono essere vivi e vitali, con le valve ben chiuse e integre. Devono opporre resistenza all’apertura e contenere liquido intervalvare limpido. L’odore all’apertura non deve essere mai sgradevole”. Per preservarne la freschezza è importante non interrompere la catena del freddo. Un’idea può essere trasportarli in una borsa termica, in particolare in estate, mentre al supermercato “vanno acquistati per ultimi, per ridurre i tempi di trasporto dal negozio a casa”. “Dopo l’acquisto” spiega la guida “i bivalvi vanno conservati rispettando la catena del freddo e manipolati con grande attenzione, soprattutto durante le fasi di lavaggio e pulitura”. In frigorifero vanno riposti il prima possibile, conservati nella retina o in un contenitore o sacchetto aperti per “evitarne il soffocamento”. Un piatto eviterà, invece, lo sgocciolamento all’interno del frigorifero del liquido intervalvare. Il consumo dei molluschi bivalvi è, comunque, sconsigliato a bambini e donne in gravidanza, mentre è consigliabile consumarli entro poche ore dall’acquisto.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Pescheria © Mondel
Vanno acquistati solo se venduti in retina sigillata e con apposita etichetta “come garanzia di tracciabilità”, diffidando, al contrario, di quelli sfusi o immersi in acqua.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Molluschi venduti in retina © Scotsman Food and Drink
Vanno acquistati solo se venduti in retina sigillata e con apposita etichetta “come garanzia di tracciabilità”, diffidando, al contrario, di quelli sfusi o immersi in acqua.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Cozze vendute sfusa su una bancherella del mercato di Catania © Flickr Hive Mind
Vanno acquistati solo se venduti in retina sigillata e con apposita etichetta “come garanzia di tracciabilità”, diffidando, al contrario, di quelli sfusi o immersi in acqua.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Molluschi venduti a mollo © The Paleo Mom
I molluschi possono essere ripulite sulla superficie con una spazzola.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Cozze crude pronte per spazzolatura © Striped Spatula
In fase di preparazione nelle cozze va tagliato ma non strappato il bisso - il fascio dei filamenti con cui s’attaccano alle superfici - per “allungarne la vita”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Pulitura delle cozze con taglio del bisso © Serious Eats
Dopo la spazzolatura e il taglio del bisso, le cozze vanno risciaquate in acqua corrente e mai immerse nuovamente in acqua di mare.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Risciaquo cozze in acqua corrente © Serious Eats
Le vongole vanno fatte spurgare in una bacinella d’acqua con o senza sale, ciò che aiuterà ad eliminare la sabbia.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Spurgo vongole © Jason Spencer
Prima della cottura va testata la vitalità dei molluschi. Davanti a molluschi aperti, per capirlo basterà picchiettare le valve, ciascuna delle due parti di cui si compone il guscio: “Se si chiudono” spiega la guida “significa che il mollusco è vivo ed è possibile consumarlo, se rimangono aperte è consigliato eliminarlo. Eliminare quelli che presentano gusci rotti, per evitare il rischio di consumare un alimento avariato”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Fasolari © Finittica
Per la cottura i molluschi andranno distribuiti in una casseruola bassa e ampia, ciò che garantirà una cottura uniforme. Andranno fatti cuocere per 10 minuti a fuoco lento con coperchio e senza aggiungere acqua, mentre dopo la cottura andranno eliminati i gusci rimasti chiusi.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Cozze in pentola © PxHere
“L’acqua di cottura” spiega la guida “può essere riutilizzata per cucinare, previa filtratura con un canovaccio o una garza sterile fitta”. Dopo la cottura possono essere risciacquati in una bacinella con acqua e sale per eliminare l’eventuale sabbia residua.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Cozze in cottura @ PxHere
I molluschi devono esser sempre certificati e di ottima qualità, è, infatti, rischioso acquistarli al mercato nero o consumare quelli raccolti da sé. In Invaders from the Sea, documentario realizzato nel 2007 da BBC Worlwide e dalla International Maritime Organization, agenzia Onu con sede a Londra, viene, ad esempio, riferita la vicenda di un abitante di vicino Città del Capo, in Sud Africa, sopravvissuto a un caso di intossicamento di molluschi in un’area a forte presenza di dinoflagellati tossici e di maree rosse. L’uomo racconta di aver raccolto delle cozze e di averne consumato una certa quantità, ignaro del pericolo: le cozze, in apparenza normali, avevano in realtà filtrato l’acqua contaminata dalle tossine algali. L’intervistato ricorda di aver avvertito stanchezza, disturbi gastroentestinali, progressiva perdita di sensibilità dei muscoli facciali e delle mani, tutti sintomi, questi, tipici del Paralytic Shellfish Poisoning, che, nelle sue forme più acute, può condurre al decesso. Fra le sindromi da avvelenamento da molluschi la PSP è tra le più diffuse tanto da rappresentare un problema di sanità pubblica oltre che economico. Se nei paesi industrializzati i programmi di controllo costituiscono, se applicati, un contenimento del rischio, vietando la commercializzazone di prodotti nei cui tessuti siano state riscontrate condizioni inaccettabili di tossine, non sono rari i casi in cui crostacei e molluschi non trattati raggiungano tavole e mercati.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Cozze cotte © PxHere
Vongole in sughetto © PxHere
Impepata di cozze © Cortilia
Cappesante o capesante gratinate © DeLonghi
Ostriche © PxHere
Capesante o cappesante atlantiche © Cortilia
Ostriche sarde © Cortilia
Spaghetti con lupini di mare © Insta Saver
Vongole veraci © Cortilia
Spaghetti con telline © Casa e Giardino
Tartufi di mare © Cortilia
Il contrabbando di molluschi non risparmia i datteri di mare, protetti dalla CITES, la convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna minacciate di estinzione e la cui cattura, commercializzazione e detenzione in Italia è vietata dal 1998.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Datteri di mare © Pinterest
Canestrelli © Caorle.eu
Cannolicchi © PxHere
Fasolari © Chioggia Pesca
Intorno ai molluschi bivalvi c’è un fiorente mercato nero. Ne sanno qualcosa le Capitanerie di Porto e i doganieri italiani. Tra i sequestri più importanti quello del giugno del 2018 a Taranto dove un’operazione congiunta dell’Arma dei Carabinieri e della Capitaneria di Porto ha condotto al fermo di 8 persone - 7 pescatori tarantini e il titolare di una pescheria di Grottaglie - che a vario titolo producevano, allevavano e commercializzavano cozze allevate nel 1° seno del Mare Piccolo, dove l’allevamento è vietato a causa dell’inquinamento delle acque. Durante il blitz, che ha portato al sequestro di circa 1 tonnellata e mezza di cozze e di 3 natanti del tipo gozzo a motore, 6 pescatori sono stati trovati a bordo delle loro imbarcazioni su cui trasportavano le cozze appena raccolte, un pescatore mentre tentava di venderle su un molo e il titolare della pescheria a bordo di un automezzo refrigerato, dove aveva caricato 60 kg di cozze, bloccato nei paraggi del proprio esercizio commerciale. Il traffico e il commercio illecito di molluschi non conosce confini, con i sequestri che negli anni hanno sempre più interessato anche i porti di Brindisi, Bari e Ancona, con il carico di volta in volta occultato dietro cartoni di pesce all’interno di autoarticolati, mescolato tra alici refrigerate, nascosto in camion frigo, zaini e valigie, con i molluschi, spesso contrabbandati privi di vita. Coinvolti nei traffici italiani, greci, croati, albanesi e cinesi, come i cinesi che nel 2010, nel porto di Ancona, si fecero sequestrate 135 tonnellate di vongole surgelate, destinate a due società in provincia di Roma e di Forlì, che avevano viaggiato, accompagnate da falsa certificazione, a bordo di 6 container e spacciate per vongole sudcoreane per aggirare il divieto di importazione di molluschi dalla Repubblica Popolare Cinese sancito dalla Commissione Europea con decisione 2006/766.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Sequesto di cozze a Taranto © Capitaneria di Porto di Taranto