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La nuova Politica Agricola Europea: ottusa, costosa e utile solo alle multinazionali

di La nuova ecologia

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'Inutile!'. È questo il commento che la maggior parte di quanti hanno seguito il negoziato, lungo più di tre anni sulla nuova Politica agricola europea (Pac), danno dell'accordo appena raggiunto fra Consiglio, Parlamento e Commissione per il periodo 2014-2020. È raro vedere tanto spreco di denaro pubblico in un momento in cui si tagliano tutti i bilanci e le politiche attive per l'occupazione sono diventate l'assillo di tutti i governi. Nello stesso tempo la nuova Pac è lo specchio della totale mancanza d'idee per uscire da questa crisi e quindi la status quo è il massimo che ci si può permettere, ma condito con una strategia di comunicazione che deve vendere un prodotto che non è.

Questa nuova Pac non favorisce l'inserimento dei giovani in agricoltura e più in generale un forte ricambio generazionale imposto dal fatto che l'età media dei contadini europei è altissima (quasi 60 anni). Questa nuova Pac non è significativamente più attenta all'ambiente, perché tutte le misure previste sono di puro maquillage, tentando di valorizzare come buono per l'ambiente quello che già si sta facendo. Questa nuova Pac dà alle stesse persone che hanno percepito il grosso della Pac negli ultimi venti anni (il 20% delle aziende, ha beneficiato dell'80% delle risorse), la stessa 'fetta' anche per i prossimi anni. Questa nuova Pac premia, incredibilmente, la rendita fondiaria e non ha nessuna politica attiva per promuovere l'occupazione nel settore.

Questa nuova Pac ci costa, a livello europeo, 60 miliardi l'anno, ma non si capisce perché li stiamo spendendo, se non per mantenere in vita la parte più inefficiente del settore agroalimentare europeo che fa bilancio grazie agli aiuti Pac, inquina e promuove i consumi di bassa qualità alla base di tutte le malattie legate alla cattiva alimentazione ed in particolare l'obesità!

Questa Pac è culturalmente vecchia, fonda le proprie radici sull'Accordo sul libero commercio delle derrate agricole siglato in sede dell'Organizzazione mondiale del commercio quasi vent'anni fa. Quell'accordo, che oggi influisce su tutta l'agricoltura planetaria, è, invece, studiato per facilitare il commercio mondiale che muove solo il 10% di tutte le derrate agricole prodotte. Succede quindi che la Pac, che è la più importante politica pubblica mondiale (nessuno spende quanto facciamo noi europei) per garantire la sicurezza alimentare ai propri cittadini, risponde alle regole pensate per favorire lo scambio internazionale di una parte assolutamente irrilevante della produzione alimentare mondiale.

A nessun cittadino europeo può sembrare logico, per esempio, che è di fatto vietato coltivare la soia in Europa e questo ci obbliga ad importarla da tutto il mondo e, per giunta, ogm. L'Europa è libera da ogm, potremmo tecnicamente produrre soia per sfamare le nostre bestie, ma non lo possiamo fare per accordi internazionali sul libero commercio. Libero per chi? In tutto questo, l'agricoltura europea è allo stremo, iper-indebitata, senza reddito e inquinante. Che senso ha spendere così male i soldi pubblici?

Questo è il ragionamento che va fatto. Con 60 miliardi di euro l'anno a disposizione si può aumentare l'occupazione in agricoltura, produrre in maniera veramente sostenibile, fare regole per pagare il giusto prezzo ai contadini europei, valorizzare e difendere un paesaggio naturalistico unico, garantire dei servizi di qualità anche in ambito rurale per mantenere la popolazione europea anche nelle aree più difficili, mantenere una tradizione alimentare che poggia le sue basi sulla biodiversità, garantire quindi cibo di qualità ai cittadini europei e quindi farli ammalare di meno con un evidente risparmio della spesa sanitaria.

Questo è assolutamente possibile, ma va a ledere gli interessi delle potenti lobby agrochimiche europee, degli intermediari che vivono della gestione degli aiuti pubblici, della grande distribuzione e del dogma liberista che vede il commercio internazionale come unica soluzione a tutti i problemi e non si può permettere di dire che gli Accordi sul libero commercio in agricoltura non funzionano e stanno affamando l'umanità ( un miliardo ne soffre, ancora oggi!) e facilitano la vita a pochissime multinazionali che stanno realizzando profitti incredibili anche in questi anni di crisi!

Tutto questo è il frutto del lavoro combinato di queste lobby economiche e di una classe politica a loro supina, bipartisan nel Parlamento europeo, che vede il Partito popolare ed il Partito socialista europeo andare d'amore e d'accordo. Il presidente della commissione agricoltura del parlamento europeo, il democratico Paolo De Castro, ne è la perfetta incarnazione. Finché avremo questa classe politica, senza idee e ossequiosa alle lobby economiche agroindustriali e della grande distribuzione organizzata, sarà impossibile avere una Politica agricola e alimentare che permetta ai cittadini europei di godere pienamente del proprio diritto di scegliere una sana alimentazione ed ai contadini di avere il loro giusto reddito. 

14/10/2013