Prepariamoci a svelare il mistero che da decenni affligge l'umanità – o almeno chiunque abbia mai sfogliato una rivista di benessere: il Punto G. Una sorta di Chimera, una zona della parete vaginale anteriore che, si dice, regali orgasmi che fanno impallidire i fuochi d'artificio di Capodanno. Ma andiamo con ordine.
La Scoperta (O Presunta Tale)
Il nome deriva dal ginecologo tedesco Ernst Gräfenberg che, nel lontano 1950, descrisse una zona erogena particolarmente sensibile, legata all'uretra e ricca di nervi. Ma fu solo nel 1982 che l'area divenne una celebrità globale, grazie al libro The G Spot and Other Recent Discoveries About Human Sexuality di Alice Kahn Ladas, Beverly Whipple e John D. Perry, che portò il dibattito fuori dalle sale mediche e direttamente in ogni camera da letto.
L'idea, insomma, era fantastica: un interruttore magico per il piacere, universale, garantito. Peccato che la scienza si sia piuttosto divisa su questo “punto” comunque lo si chiami.
Il Grande Scontro Scientifico
Da un lato, abbiamo gli entusiasti: clinici e sessuologi che affermano che il “bottone del piacere femminile” è una zona anatomicamente distinguibile, un residuo embrionale che, per chi ce l'ha ben sviluppato, regala piaceri intensi, a volte accompagnati dalla fantomatica eiaculazione femminile
Dall'altro, ci sono gli scettici, i guastafeste dell'anatomia, che con biopsie ed ecografie alla mano hanno concluso che non esiste una struttura anatomica distinta e universalmente presente che corrisponde a queste caratteristiche. Per loro, la sensazione di super-piacere in quell'area è data dalla stimolazione della parte interna del clitoride e dei tessuti circostanti – l'intero Complesso Clitoro-Uretro-Vaginale (CUV).
E Allora?
In sostanza, è un po' come l'unicorno del piacere: per alcuni è una realtà tangibile e potentissima, per altri è solo un mito che genera frustrazione e ansia da prestazione ("Oddio, ho cercato il Punto G per mezz'ora ma ho solo fatto la spesa...").
La morale della favola ironica? Insomma, chiamatela come vi pare, o semplicemente "quella zona lì in alto che mi piace tanto", il piacere è indiscutibilmente soggettivo. La vera scoperta è smettere di cercare un interruttore universale e iniziare a esplorare l'intero, affascinante e unico, panorama erogeno del proprio corpo.
Forse non si tratta di un solo punto, ma un processo. O forse è solo la dimostrazione che, quando si tratta di sesso, un po' di mistero e una sana dose di esplorazione superano sempre la rigidità di un trattato scientifico.
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