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Alessandra Mastronardi: "Ho smesso di indossare maschere e ho scoperto i rapporti senza filtri". E vince la serata

"Tutti noi siamo portati a indossare una maschera, perché siamo abituati a doverci difendere. Io, però, con l'età, sto levando il trucco". Su Canale 5 è la protagonista di "Doppio Gioco"

Alessandra Mastronardi videointervista

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Saper “leggere” i pensieri delle persone che hai di fronte, avere la capacità di cogliere quei dettagli, insignificanti o invisibili ai più, che ti permettono di capire al volo chi hai di fronte. Praticamente il sogno di chiunque di noi e che Alessandra Mastronardi ha realizzato anche se solo per fiction. La sua Daria sa bluffare, mettere in atto strategie, rilanciare, mantenere lucidità e attendere il momento giusto per l’affondo. La sua giocatrice d’azzardo protagonista di “Doppio gioco”, spy thriller di 4 puntate al debutto il 27 maggio su Canale 5 con la regia di Andrea Molaioli, ha infatti  questa straordinaria abilità. Ed è proprio per questo che viene assoldata dai servizi segreti per lavorare sotto copertura a una missione particolarmente delicata, ovvero catturare uh esponente della criminalità organizzata, interpretato da Max Tortora. Così tra colpi di scena, doppi e tripli giochi e tradimenti, si riforma un’accoppiata, formata appunto da Mastronardi e Tortora, che ha fatto grande la fiction Mediaset con il successo dei “Cesaroni”, da cui però Alessandra è uscita fin dalla quarta stagione. E i risultati arrivano subito: "Doppio Gioco" vince la serata in prime time, con il 13,3% di share.

Un successo travolgente

Napoletana, figlia di uno psicologo e di un’imprenditrice culturale, Alessandra Mastronardi è stata quasi travolta ddal successo ad appena 20 anni, diventando uno dei volti più amati della fiction italiana, ma allargando la sua sfera d’azione e al teatro e al cinema dove ha anche lavorato con Woody Allen in “To Rome with Love”. Ora torna alla grande serialità di Mediaset reduce da un matrimonio – lampo con Gianpaolo Sannino, dal quale si è separata dopo pochi mesi: “Di botte ne ho avute, quelle te le porti, fanno bagaglio e ci metti un po’ di più a fidarti delle persone”, aveva commentato a “Verissimo”.

Alessandra, che cosa ti ha spinto ad accettare di interpretare “Doppio gioco”? Ti piacerebbe possedere  la capacità straordinaria di “leggere” gli altri, come la tua protagonista?

“Ho letto i primi due episodi di “Doppio gioco” un anno e mezzo fa ed ero rimasta entusiasta di questo ruolo femminile che rompeva un po' gli schemi. Gioca a poker, ma in realtà rimane molto legata alla sua identità, non riesci mai a capire veramente quello che pensa. È una giovane donna che rimane orfana di madre e padre e forse proprio perché il padre le ha insegnato a giocare a poker, lei rincorre questa figura paterna proprio nel gioco del poker. Per lei è come ritornare un po' a casa. Si ritrova a ricercare e inseguire una figura dimenticata ma poi in realtà è come se facesse pace con se stessa e con un fantasma che si è portata dentro per tantissimi anni. Insomma, un personaggio veramente ben scritto. E l'incontro con Andrea Molarioli ha fatto il resto perché mi ha portato  tanto entusiasmo anche solo parlarci. Conosco Andrea e conosco i suoi lavori. Mi ha praticamente preso per mano e siamo andati avanti insieme, quindi è stata una scelta non solo emotiva ma anche istintiva”.

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Riguardo a questa capacità di riuscire a decifrare l’animo degli altri cosa ne pensi? Nella società in cui  viviamo è molto facile imbattersi in persone che ti mostrano un atteggiamento e che poi magari dietro ne hanno un altro. Nella tua vita con l’età e con l’esperienza pensi di essere riuscita a capire gli altri e quindi in qualche modo a parare i colpi?

“Credo che più che nella nostra società sia proprio nel DNA dell'essere umano l’indossare una maschera, perché tutti quanti noi siamo stati sempre abituati a doverci difendere. Insomma è forse una delle capacità più complicate che si acquisisce con l'età e con l'esperienza, levandoci il trucco. Per quanto mi riguarda mi sono resa conto che andando avanti con gli anni, ma anche nelle piccole cose, tendo sempre di più a smontare la figura. Quindi il trucco è sempre meno rispetto a quello che potevo avere a 19-20 anni. L'incontro con le altre persone è sempre più reale, è sempre più vicino al cuore, alla radice, a quello che poi si è veramente. Il che però è complicatissimo perché la nostra è una società, come hai detto tu giustamente, che purtroppo sta andando verso una perenne imposizione di un'immagine. E mai di qualcosa che vada oltre quell'aspetto. Daria  ha la capacità di  leggere la persona, riesce a inquadrare da dove viene, a cosa sta pensando. Il poker le ha insegnato non soltanto a contare le carte, ma a capire il bluff. E quando poi capisce che quella persona ha un punto debole lei usa quel punto debole a suo vantaggio, cosa che invece io per esempio non riesco a fare, non ho mai fatto e non farò probabilmente mai perché mi sembrerebbe ingiusto verso la persona che ho davanti. Comunque in realtà abbiamo tutti quanti la capacità di capire con chi stai parlando, ma forse la usiamo poco. È solo una questione di tempo, perché parliamo con gli altri come se avessimo sempre qualcos'altro da fare. E quindi l’attenzione che rivolgiamo agli atri diminuisce sempre di più per cui le persone le vedi ma  non le vedi mai veramente, non ti soffermi mai veramente a cercare di comprenderle. Questa è una cosa che Daria mi ha lasciato e che con la crescita cerco di fare”.

Da qualche anno, collabori con l'Unicef, hai fatto tante campagne con loro, sei diventata Goodwill Ambassador. Che cosa ti ha dato questa esperienza e che cosa pensi di aver dato tu? Quanto ti ha cambiata nella quotidianità, perché immagino che siano delle esperienze molto forti quelle dei viaggi. 

“Sì, ho viaggiato molto e viaggio, è una delle prerogative.  Quando ho accettato di far parte di questa enorme famiglia non pensavo che in realtà avrebbe cambiato me. Non avrei mai immaginato che sarei riuscita ad andare in posti come l’Afghanistan o la Costa D’Avorio. Sono stata a Kabul e mi reputo molto fortunata, perché grazie all’Unicef riesco a conoscere delle realtà che molti vedono soltanto attraverso servizi in televisione. Invece io ero lì e quello che ti viene dato è forse infinitamente più grande rispetto a quello che tu porti. È uno scambio incredibile, perché lì non ci sono doppi giochi, non ci sono maschere. I viaggi che ho fatto con Unicef sono la cruda e vera realtà, senza filtri e quello che io cerco di fare è riportare esattamente quello che vedo anche io senza filtri. E se riesco a far sorridere anche solo una persona quando ci parlo, sono felice. ti rendi conto che tutti quanti, rispetto a qualsiasi paese, a qualsiasi lingua, a qualsiasi situazione, chiedono l'ascolto, perché tutti loro, chiunque io abbia incontrato, non si sentono ascoltati. Quindi  il nostro compito, il mio compito in quel caso è di ascoltare e di raccontare fedelmente. Sono io gli occhi e le orecchie di chi sostiene l’Unicef quando vado là, e poi sono la bocca quando torno a Roma. Se riesci ad aiutare anche solo una persona hai vinto”.

Nella gallery, Alessandra Mastronardi e alcune foto di scena di "Doppio Gioco"