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Billie Eilish, la bisessualità, i traumi legati al porno, il bullismo: “Io, depressa e infelice. Così mi sono salvata"

Il body shaming per il seno abbondante, il coming out sulla bisessualità ("Perché non era chiaro?"), i traumi legati ai film porno visti da bambina: ritratto della popstar dei record che a 22 anni ha vinto Grammy, Oscar e, ora, Golden Globe

 

Foto Ansa e Instagram @billieeilish

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Billie Eilish ha solo 22 anni, eppure sembra che di vite ne abbia vissute almeno due. E intanto è l'artista più giovane di sempre ad aver vinto Grammy, Oscar e, ora, Golden Globe.
Si trasforma e cambia continuamente, non solo nei look (sempre da osservare e da imitare) ma soprattutto nel modo di raccontarsi attraverso le sue canzoni, perché è ormai un personaggio globale che sa calamitare l’attenzione, parlando a un stuolo di fan e follower (ad oggi 110 milioni su Instagram), senza però elevarsi a guida. Lei, al contrario, diventa parte della tribù della Generazione Z, con le proprie fragilità, momenti bui, felicità, successi, normalità, tanta voglia di superarsi. Negli ultimi anni non ha avuto paura di esporsi. Lo ha fatto parlando della sua bisessualità, attraverso un coming out, dei traumi legati ai film porno visti a partire dagli 11 anni, e poi riguardo al body shaming subito, a causa del seno prorompente, spesso nascosto in abiti larghi, ma che è riuscita nel tempo ad esorcizzare nei red carpet, ai Met Gala (indimenticabili gli omaggi a Marilyn Monroe, ad un quadro ottocentesco di John Singer Sargent, o recentemente a Karl Lagerfeld, fasciata in un abito di Benjamin Mohapi), nei servizi fotografici, negli outfit. Ed in particolare in una stupenda copertina di Vogue British, apparsa del 2021, in cui invece veniva fuori ulteriormente tutta la sua femminilità, seducente, come non mai, scattata in lingerie.

Record-woman di precocità

Ha saputo disinnescare così limiti e tabù, e oltremodo i numeri nella musica: la più giovane artista a ricevere nomination e vincere nel 2020 in tutte le principali categorie alla 62° edizione dei Grammy Awards, ricevendo i premi come Miglior Artista Esordiente, Album dell'Anno e Disco dell'Anno (con When We All Fall Asleep, Where Do We Go?), Canzone e registrazione dell’anno con Bad Guy, e Miglior Album Vocale Pop. Tutto questo a 19 anni. Un progetto discografico dalle atmosfere dichiaratamente Art ed Elettropop, scritto insieme all’amato fratello, Finneas O’Connell, che, oltre a essere collaboratore fidato e immancabile nei testi, è una delle persone più importanti e di riferimento. In quelle canzoni iniziava però a mostrare il proprio manifesto di autrice, moderna e profonda, capace di affrontare le tematiche e i drammi di una gioventù contemporanea, dai cambiamenti climatici alle crisi amorose, dal suicidio alla tossicodipendenza, alla salute mentale, senza mai dire (allora) cosa effettivamente sia capitato anche a lei nella realtà.

Giovane ribelle (dagli esordi) a icona raffinata e pop

Gli esordi risalgono (ancora) quando aveva 11 anni: il primo brano scritto, Finger Crossed, pubblicato sulla piattaforma SoundCloud, ispirato dalla serie The Walking Dead, ci porta in un apocalisse zombie, ma nel titolo sembra evocare ben altro, quasi una promessa continua da porsi, e che affronta con spirito impavido. 
Nella vita, come nel lavoro. Buttarsi, per raccogliere poi il meglio
Sta succedendo anche nel cinema, un mondo che l’ha accolta e prosegue a celebrarne il talento e il carisma.
Prima attraverso uno straordinario documentario, uscito su Apple Tv+, Billie Eilish: The World's A Little Blurry, firmato da R.J. Cutler, che narra la sua vera storia di formazione, fino all’ascesa (diciassettenne) di celebrità globale, tra i live al Coachella Festival agli sguardi intimi, dietro al suo team, sul palco, in famiglia, mentre scrive, registra e pubblica il suo album di debutto. Successivamente, portando sul grande schermo nel 2022 il concerto-evento dell'O2 Arena di Londra, nel cuore dell’ “Happier Than Ever, The World Tour.

Poi il processo si è evoluto, creando e componendo (sempre col fratello) No Time To Die, la più giovane cantautrice ad aver scritto e registrato una canzone ufficiale per una pellicola su James Bond, e per la quale hanno vinto nel 2022 l’Oscar. Nella serata degli 81esimi Golden Globe, andati in scena la scorsa domenica notte, si è rimessa in corsa, vincendo, e andando ora verso una nuova e possibile statuetta, grazie all’intensa What Was I Made For?. Una ballata sinuosa, dolce, a tratti malinconica, scritta per il film Barbie di Greta Gerwig, miglior canzone dell’anno secondo i giornalisti della stampa estera. L’occasione ulteriore di una rinascita personale, come lei stessa ha dichiarato durante il discorso. “Non me lo aspettavo, grazie a mio fratello Finneas, sei la ragione per ciò che sono. Esattamente un anno fa, mentre mi mostravano il film, ero molto, molto depressa e infelice. Scrivere questa canzone mi ha in qualche modo un po’ salvata, ed essere qui è qualcosa di surreale”.

09/01/2024