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Faletti, la moglie Roberta: "Pensavo fosse uno sborone. poi l'incredibile coincidenza"

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Girgio faletti e la moglie Roberta
di Redazione Milleunadonna

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Giorgio Faletti è morto 11 anni fa, dopo una lunga battaglia contro un tumore. Aveva solo 63 anni e chissà ancora quante pagine da scrivere. Cabarettista, attore, cantautore, dopo aver stregato il Festival di Sanremo nel 1994 con “Signor Tenente”, si era rivelato un grande scrittore di noir e il suo primo thriller intitolato “Io uccido” ha venduto la bellezza di 4 milioni di copie. Oggi a ricordarlo è la moglie Roberta Bellesini che con l’amica e attrice Chiara Buratti ha curato la pubblicazione di “Io dico”, raccolta di citazioni dai suoi romanzi, dalle canzoni, oltre che alcuni inediti.

Ed è Roberta a raccontarlo con grande sincerità rivelando che “La prima cosa che ho pensato di lui è che fosse uno sborone”. Lui aveva 35 anni, lei appena 15: "Eravamo davanti al bar Cocchi di Asti con gli amici. Lui arriva con una Ferrari rossa accompagnato da una modella bellissima con le gambe lunghe otto metri. Ho pensato fosse un cafone. Ma la brutta impressione è svanita subito. Aveva una faccia talmente simpatica, da ragazzino. Giorgio non era proprio il tipo che si vantava, questo però l’ho scoperto dopo", ha raccontato Roberta al Corriere della Sera.

Che il loro fosse un amore scritto nelle stelle Roberta però lo ha capito in seguito a un’incredibile coincidenza: "Quando stavamo insieme da qualche mese scoprimmo che la casa dove io avevo vissuto con i miei nonni da bambini, successivamente fu acquistata dai suoi genitori. Quindi dopo di me, ci visse anche lui in quella casa. Era comunque ad Asti, una città molto grande...". 

Il loro è stato un grande amore, a dispetto dei 20 anni di differenza che inizialmente avevano suscitato la diffidenza della stessa Roberta ma anche di sua madre: “Ci andai con i piedi di piombo ma quando capii che era sincero, capitolai”.

Un grande amore che non ha conosciuto crisi nemmeno durante la malattia di lui: “Si è costruito nel tempo. Quando sono cominciati i suoi problemi di salute, avrebbero potuto creare tensioni, paura o stanchezza, è normale che succeda, siamo umani. Invece per noi è stato un collante fortissimo”.

Un legame che continua anche adesso, a 11 anni dalla sua morte. E sempre con piccoli segnali che fanno capire quanto fosse speciale il loro rapporto: “Sono passati 11 anni e non l’ho mai nemmeno sognato. Però nei momenti importanti compare sempre una piuma. Come il titolo del libro pubblicato dopo la sua morte. Le conservo tutte in un cassetto. Non credo sia un caso, ma un segno. Giorgio c’è. Anche se non posso vederlo, è vicino a me”.