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Fedez fra musica e tribunali: la causa persa, l’assoluzione e quando disse al giudice “sono nullatenente”

Fedez perde la causa per truffa con l’ex a.d., ma vince contro Pietro Maso che lo aveva accusato di diffamazione. La lunga querelle con il Codacons e la testimonianza del rapper

Foto Ansa e Instagram

di Redazione

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Così come per la moglie Chiara Ferragni, ultimamente di Fedez si sente parlare soprattutto per questioni giudiziarie, talvolta per la sua conduzione del Podcast Muschio Selvaggio, e molto meno per la sua attività musicale. Le ultime novità sul rapper sono infatti di carattere giudiziario. Il cantante Fedez aveva accusato un ex amministratore delegato di un’azienda da lui controllata di truffa, ma ha perso la causa: il tribunale ha assolto l’ex ad perché il fatto non costituisce reato. L'artista però ha vinto in tribunale contro Pietro Maso. L’uomo noto per avere ucciso i genitori insieme a tre suoi amici lo aveva querelato per diffamazione a causa del testo di una canzone in cui veniva citato. Secondo il giudice delle indagini preliminari di Roma Maria Gaspari il rapper però non lo ha diffamato e Maso non ha diritto all’oblio.

La causa persa

Nella querelle sulla Doom (Dream of Ordinary Madness) Srl, società gestita dalla madre Annamaria Barrinzaghi, Fedez aveva accusato l’ex a.d. della società di averlo truffato. La vicenda era nata dopo l’arrivo di una sponsorizzazione da una nota marca di zainetti ma per il Tribunale di Milano non è "possibile desumere alcuna finalità ingannatoria derivante dalla condotta" dell'imputato e la società "non è stata" raggirata, "poiché nulla le è stato celato". Nelle motivazioni della sentenza con cui, a fine novembre scorso, ha assolto "perché il fatto non costituisce reato" l'ex ad della Doom srl, ossia la "Dream of ordinary madness", dall'accusa di aver architettato una truffa da 100 mila euro

Pietro Maso e il testo della canzone che lo cita

Il caso relativo a Pietro Maso invece si è svolto a Roma: Fedez aveva inserito una strofa su di lui nel pezzo No game freestyle: «Flow delicato, pietre di raso, saluti a famiglia da Pietro Maso, la vita ti spranga sempre a testa alta come quando esce sangue dal naso». Maso aveva querelato il cantante affermando anche di avere diritto all’oblio per i suoi reati visto che ha scontato la pena. Ma la giudice ha deciso diversamente: «Fedez non ha diffamato Pietro Maso inserendo in un brano rap una strofa su di lui e sull’assassinio dei suoi genitori per il quale ha scontato 22 anni di carcere. Una “creazione artistica“ non è offensiva anche se dovesse manipolare la realtà per “raggiungere mete ulteriori e ideali“». Per Maso non c’è nemmeno il diritto all’oblio perché “la collettività ha diritto a conoscere le notizie che sono di interesse generale anche a distanza di molto tempo a causa della sua gravità e della notorietà di chi l’ha commesso”.

Fedez al giudice: "Sono nullatenente"

A raccontare la circostanza in cui il rapper dichiarò: “Beni mobili o beni immobili registrati? Nullatenente direi”, è La Repubblica e l’occasione è data da un procedimento per diffamazione datato novembre 2020, in piena pandemia. L’udienza fu infatti telematica e Fedez era collegato in video. Ogni tanto l’audio saltava, quindi il magistrato insisté, chiese alla collaboratrice se avesse sentito e il rapper ripeté: “Nullatenente” e poi spiegò la situazione: “È tutto intestato alle mie società”. Tradotto, i beni di Fedez, nel 2020, non erano intestati a lui ma alle società che gli facevano capo, almeno così dichiarava il cantante.

L’esposto del Codacons

“Federico Leonardo Lucia (vero nome di Fedez) non ha commesso alcun reato”, precisa La Repubblica, tuttavia quelle parole dette davanti al giudice hanno destato l’attenzione del Codacons, che lo scorso 12 febbraio ha inviato alla Guardia di Finanza di Roma e Milano un esposto, scrivendo che quanto riportato risulterebbe «importante tenendo presente quanto dichiarato dallo stesso Fedez che, sentito in atti dall’Autorità Giudiziaria, dinanzi alla domanda se fosse intestatario di beni, ha risposto “no, ho tutto intestato alle mie società». Insomma, l’associazione chiede “di fare luce sulle società riconducibili al rapper” e per questo ha anche commissionato una relazione tecnica a un esperto per ricostruire lo schema degli asset riconducibili a Fedez e tutte le modifiche degli assetti societari che hanno coinvolto le società del rapper. La Repubblica fa ancora sapere che, Fedez, contattato tramite l'avvocato, ha declinato la richiesta di un commento.

“Io non ho nulla tenente, sono nullatenente”

Del resto anni fa Fedez cantava: "Io non ho nulla tenente, sono nullatenente”, e il ritornello deve essergli tornato in mente al momento opportuno anche se ora fa una vita decisamente agiata. Da qui i sospetti del Codacons, ma del resto quella tra l’associazione e il rapper è una lotta che va avanti da tempo.

Fedez accusato di calunnia dal Codacons

È infatti slittata al 6 maggio prossimo l'udienza del procedimento che vede imputato Fedez per l'accusa di calunnia ai danni del Codacons. In quella data, così come chiesto dai difensori di Fedez, verrà sentito l'artista. Al centro della vicenda le accuse che il rapper ha mosso contro l'associazione dei consumatori su un presunto banner ingannevole pubblicato nel 2020 sul sito del Codacons in tema di coronavirus. La Procura di Roma aveva chiesto in un primo momento l'archiviazione che è stata però respinta dal tribunale che ha disposto per Fedez l'imputazione coatta per l'accusa di calunnia. E la querelle continua.

15/02/2024