Speciale Sanremo 2025

Quelli “con il cuore che glielo vedi da fuori”: Lucio Corsi, Bianca Balti, Nino Frassica e il festival

C’è stato un filo conduttore nella seconda puntata del festival che forse non tutti hanno notato, una luce accesa nel buio che fa paura a tanti, a quelli che non si sentono dei duri

Leggi più veloce

C’è un momento, quando sei piccolo, nel quale credi che il mondo sia fatto di regole semplici: chi è forte vince, chi è duro resiste, chi non ha paura sopravvive. Lo impari presto, nei cortili della scuola, nei film dazione, nei racconti degli adulti che parlano di quelli con la scorza dura”, che non si fanno mettere sotto, quelli che non piangono, mica le femminucce, che non cedono, che stanno sempre in piedi.

Poi cresci, e scopri che il mondo non è fatto per i duri. Il mondo ‘è duro per quelli normali’, dove normali significa ‘con poco amore intorno’, ed è vero. Li conto sulla punta delle dita di una mano coloro che l’amore non sono dovuti andare a cercarselo o inventarlo.

Io lo conto e Lucio Corsi ce lo canta, con linnocenza feroce di chi per non vedere tutti gli altri fissarlo, si è sparato un faro in faccia ed è arrivato a cantare a Sanremo: voleva essere un duro, ma non è nessuno, ci dice. Ha paura del buio, le prende se fa a botte, non è nato con la faccia giusta, ci dice ancora. E allora si mette del nero intorno agli occhi, forse per assomigliare un po’ a quelli che le botte le danno per davvero ma vincono lo stesso, o forse solo per vedere se cambiando le regole, cambia qualcosa. Infatti all’Ariston ci è arrivato per due sere di fila a piedi (non una star il nostro Lucio) ed è finito nei primi cinque anche stasera: allora è una star il nostro Lucio.

Non c’è un premio per quelli che arrancano, ci dice, per quelli che non hanno la corazza, per quelli che hanno paura. Ma c’è una bellezza diversa, dico io, più segreta, che sta nel riuscire a vivere senza fuggire. Dalle paure, dal tempo che ci ha lasciato indietro e da quello che non sappiamo se avremo.

A ricordarcelo, questo, ci ha pensato Bianca Balti: senza dire nulla, come aveva promesso a sé stessa, a Carlo Conti e alla sala stampa: «Non sono qui per fare la malata di cancro, ma per celebrare la vita», ci ha detto Bianca e così ha fatto. Ci ha mostrato spalancata, in uno dei suoi bellissimi abiti, la cicatrice che le percorre lo stomaco, ma nessuna di quelle che ha nell'anima, perché la malattia contro la quale combatte è come se gliele avesse cucite tutte – o così sembra – a guardarla chinarsi per sorridere, a fine serata, ancora una volta, verso i suoi colleghi più bassi di lei e dire: «È stato tanto divertente, non è vero?» con la leggerezza e l'immensa pienezza di una bambina scesa dall’autobus, un attimo prima di incrociare lo sguardo dei genitori venuti a prenderla alla gita della vita. Alla fine, quello che conta non è essere duri, ma vivere.

Tempo comico e professionisti dell’intrattenimento

Ce lo ha detto allora forse Nino Frassica, questo, rubando un po’ di spazio alla playlist serrata che è questo Sanremo 2025, e noi lo abbiamo guardato e ci è sembrato quasi un miracolo che qualcuno ci facesse ridere ancora così: leggendo i testi con le cancellature al margine del quaderno; senza rabbia, senza sarcasmo, senza la pretesa di dimostrare niente. Solo con il ritmo giusto, il silenzio giusto, la battuta che cade, così perfetta, come il cappotto di Achille Lauro alla destra del palco. E mentre ridiamo, ci crediamo per davvero che la vita sia davvero un gioco da ragazzi, ma forse è l’effetto ipnotico della regia grafica di quest’anno.

Noi, quelli normali che non vinciamo mai

Ci chiediamo allora se forse la vita sia dura solo per quelli normali, quelli cioè cresciuti con poco amore intorno e un botto di cicatrici dentro. Quelli che non sono robot, né campioni, né galline dalle uova doro, Lucio, quelli che non hanno la faccia da duro e non vincono mai. Quelli che danzano un walzer con Malgioglio che gli arriva alla spalla e riescono a farlo sembrare un re, Bianca, quelli che vorrebbero leggere tutta la classifica senza pathos perché è tardi e mandarci a letto prima, Nino. Insomma, quelli con il cuore che glielo vedi da fuori.

Un gioco da ragazzi

Ma la verità è che non serve essere nessuno per essere qualcuno e crudelmente viceversa. E allora prendiamocelo questo momento, questi secondi, portali con te, ancora per un attimo: ché vivere la vita è un gioco da ragazzi. Ma non nel senso in cui ce lo dicevano da bambini.
A domani

13/02/2025
logo tiscali tv