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Manuela Arcuri da donna maltrattata a dominatrice di uomini: il suo ritorno al cinema è una sorpresa

L’attrice sarà premiata al Festival di Torino: è protagonista di Domina, un cortometraggio ispirato alla storia vera di una donna vessata dal marito che diventa mistress

Foto Ansa e locandina del film "Domina"

di Redazione

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Per anni è stata la più desiderata dagli italiani, la bellona mora e procace protagonista di tante commedia italiane. Poi Manuela Arcuri è sparita per fare la mamma e ora torna alla recitazione con la consapevolezza di una 46enne. «Per tanto tempo mi chiamavano per fare la bella statuona», dice nell’intervista concessa al Corriere della Sera per l’uscita di Domina di cui è protagonista. Sulla sua prolungata assenza dal mondo del cinema e della tv dice: «Sono diventata mamma di Mattia dieci anni fa. Prima c’era mio figlio e basta. Ora sono tornata». Ed è un ritorno alla grande visto che al Torino Film Fest le daranno il Ciak d’oro che le consente di far diventare un film il cortometraggio, Domina di Devid D’Amico.

Da sottomessa a dominatrice

La trama è tratta da una storia vera che parla di una rivalsa femminile: «È una donna che di professione picchia gli uomini. Era una casalinga con due figli e un marito che la picchiava. E penso ai femminicidi, sono uomini che non sopportano di non tenerci sotto. Nel film sono sottomessa, mi trasformo fino a dominare gli uomini. Mi vesto di latex e frustino, vado nei luoghi dove i masochisti pagano per farsi frustare. Ho un caschetto nero tra Louise Brooks e la Valentina di Crepet. Non c’è niente di sessuale». I maltrattamenti in famiglia sono tragicamente attuali, la svolta da dominatrice rappresenta la metafore del cambiamento della donna che da vittima diventa padrona di se stessa.

La statua rimossa

Nell’intervista al Corriere, Arcuri parla di tutto, dagli esordi alla maternità. «La rivista People nel 2002 mi inserì (prima italiana) nella classifica delle dieci donne più belle del mondo. Avevo 23 anni. L’anno prima ero la più cliccata dagli italiani su Internet. Playboy mi dedicò un servizio di 52 pagine. A Porto Cesareo misero la mia statua: messa, rimossa per violazione del paesaggio, restaurata, non so che fine abbia fatto».
E poi gli amori, fra i quali il famoso flirt con un arabo che, pare, la scelse da un catalogo: «In estrema sintesi, sì. Mi fece cercare dagli scagnozzi che lo aiutavano per hotel e spostamenti. Ci incontrammo a Saint Tropez. Era carino, simpatico, iniziò piano la storia, io mi presentai con un’amica. Era un bell’uomo sui 35, in Italia vestiva all’europea, quando andammo a Dubai era un arabo. Sarei dovuta diventare la sua terza moglie. Non poteva durare. Aprii gli occhi, la favola finì».

“Se sei bella non puoi essere brava”

Poi gli anni del cinema leggero e infine il debutto al festival del cinema di Torino: «Sono orgogliosa. Ho fatto un altro percorso, ma sono sempre stata attrice, non showgirl. Ferreri, Verdone, Pieraccioni, Salemme… Poi le fiction, anzitutto Carabinieri, e la tv mi rapì: i militari veri mi chiamavano collega. Ho fatto quella serie nel primo anno in cui le donne potevano diventarlo. Vent’anni fa la divisione cinema-fiction era più netta. Si sgomitava di più, oggi campi e possibilità sono maggiori. Ho vissuto pregiudizi, dicevano se sei bella non puoi essere brava. Non si dice più: all’epoca era legge».

27/11/2023