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Serafine, da assistente fiscale al trionfo di X Factor: "Perché ho sconvolto la mia vita a 32 anni"

“Stavo lì a Bruxelles a fare l’assistente fiscale e mi chiedevo ma che ci faccio qua. Tra persone che dicevano “awanagana”, “team buiding”  e “time management”. A un certo punto non ce l’ho fatta più

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“Stavo lì a Bruxelles a fare l’assistente fiscale e mi chiedevo ma che ci faccio qua. Tra persone che dicevano “awanagana”, “team buiding”  e “time management”. A un certo punto non ce l’ho fatta più. Mi sono comprata gli strumenti elettronici e mi sono iscritta a un corso per la produzione musicale”. E’ meraviglioso il percorso che ha portato Sarafine a vincere “X Factor” giovedì sera su Sky. Più che il primo posto in una competizione musicale, il suo è il trionfo della vita, della capacità di cambiare, di realizzare i propri sogni. Vero nome Sara Sorrenti, 35 anni, nata a Salerno, cresciuta in Calabria a Vibo Valentia, laurea in economia aziendale a Cosenza, come le avevano suggerito i genitori (“Cosi troverai un lavoro”) partita dalla Calabria per trovare un lavoro prima in Lussemburgo e poi a Bruxelles, ha mollato tutto e nel giro di pochi mesi è passata dalle tasse al palco di “X Factor”. Non è solo voce, ma produttrice e autrice della sua musica.  

Sara, cosa ti ha spinto a stravolgere completamente la tua vita?

“A un certo punto non mi sono più  rassegnata al fatto che la mia strada fosse segnata: non l’accettavo più. Stavo diventando la persona che non volevo essere: chiusa in me stessa, invidiosa, frustrata”. 

E, non più giovincella, hai deciso di provarci.

“A 30 anni mi dicevo ormai non posso più cambiare vita, avevo paura, e pure a 31, 32… Poi nel 2020, durante il lockdown, mi sono detta ora basta, me ne sono fregata del tempo, dei desideri astratti di farsi una famiglia e avere dei figli anche perché se sei triste e ti chiudi in te stesso non ti apri a nessuna possibilità. Allora sono andata su Google e ho cercato un tutorial su come cambiare vita”. 

E come hai fatto?

“Mi sono messa a studiare. Tanto. All’inizio non sapevo neppure distinguere bene i vari stili musicali. Io capivo che avevo delle capacità però dovevo lavorare tantissimo per arrivare a performare. Poi mi sono iscritta alle audizioni di X Factor ed è stata tutta una cavalcata fino a qua”. 

Il tuo inedito “Malati di gioia” che in sostanza racconta la tua storia è un invito ai giovani a non darsi per vinti?

“Non mi sento paladina di una generazione, però faccio parte di quella generazione. E conosco tante persone che non sanno perché stanno facendo quel lavoro e perché hanno fatto quel tipo di studi. Quando stavo in ufficio pensavo di essere la sola in quella situazione, ma poi mi sono accorta che sotto le maschere, c’erano tanti colleghi nella mia stessa situazione. Ho capito che bisogna credere in se stessi e lavorare tanto per inseguire le aporie passioni”.

Invece ti senti un po’ un simbolo del riscatto del Sud?

“No. Non mi sento il simbolo di nulla. Devo ancora capire quel che mi è successo e come sono arrivata fin qui”. 

Ma ora tornerai a vivere in Italia?

“Per ora vivo ancora a Bruxelles, spero di tornare in Italia a fare musica. Intanto andrò in Calabria per le feste di Natale”. 

Perché hai scelto il nome d’arte Sarafine?

“E’ l’unione del mio nome Sara con la parola fine. Mi sono messa a riflettere sul concetto di infinito e finito. Ho pensato al drago, al simbolo dell’Uroboro, che è un serpente che si morde la coda, che finisce in se stesso, com’era la mia vita. Quando ho deciso di svoltare, ho pensato che il serpente finisce in se stesso ma inizia anche in se stesso, quindi io non sono solo la mia condanna, ma anche la mia risorsa. E da li mi sono fatta il tatuaggio e sono partita”.

08/12/2023