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Pensi di aver trovato l'amore e invece è una truffa: come difendersi da manipolazioni affettive, revenge porn e cat fishing

"Pensavo fosse amore" è un programma che racconta le storie vere di chi viene adescato in rete e sui social, di chi si illude di aver trovato l'amore e invece si ritrova da solo e senza soldi. È successo anche a voi? Scriveteci le vostre storie a redazionemilleunadonna@tiscali.com

Foto Instagram @veroruggeri e foto da ufficio stampa

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È una trasmissione delicata e necessaria “Pensavo Fosse Amore”, che inizia in prima serata su Real Time venerdì 14 aprile, dedicata al “catfishing”, alle truffe sentimentali. Venti puntate di mezz’ora ciascuna condotte da Veronica Ruggeri, scuola “Le Iene”, seguitissima su Instagram con la sua cascata di riccioli e il sorriso contagioso. Lei racconta con la dolcezza e la sensibilità che serve. Perché certo sarebbe più facile fare sensazionalismo su queste storie.

Innanzitutto, la domanda delle domande. Le storie che racconterete sono vere o frutto del lavoro di fantasia degli autori?

“Rigorosamente vere, tratte dalla cronaca e dalla voglia di raccontare storie delicate, molto diverse fra loro. E c’è dentro tutto: sentimenti, delusioni, una forte voglia di rimuovere, annebbiamenti da amori finiti, grandi delusioni patite”.

Ci racconta le più particolari?

“Preferisco non spoilerare le storie, ma vi posso dire che sono davvero molto utili, per chi racconta e per chi guarda. Ci sono racconti di doppie vite, di revenge porn, di manipolazioni affettive, con una costante: il fatto che le vittime se ne accorgono tardi, troppo tardi”.

Cioè sono cieche e sorde davanti al male che le circonda?

“Chi si trova in mezzo a queste storie, molto difficilmente riesce ad aprire gli occhi, totalmente impermeabili per tanto tempo. Il mondo vede un’altra realtà, la realtà, ma le vittime negano che questo sia vero, convinte di essere in mezzo al più bello degli amori. E i primi a pagarne le conseguenze sono gli amici e le persone a loro vicine. Ma davvero vicine, non come questi che giocano con i sentimenti”.

E’ tutto frutto di adescamenti in rete?

“All’inizio, spesso sì. Ma attenzione: anche se questo è il primo passo, dietro un computer, spesso poi si vedono e lì le cose possono peggiorare”.

Certo i social contribuiscono in modo decisivo a moltiplicare questo fenomeno.

“E’ esattamente così. Il “catfishing” è un tipo di attività ingannevole e molto diffusa sui social, che prevede la creazione e l’utilizzo di un account con falsa identità, allo scopo di raggirare altri utenti con un profilo fake. E questa persona che non esiste tecnicamente viene definita “catfish”.

Come sono ricostruite le storie?

“Ogni storia viene raccontata attraverso  interviste agli attori che raccontano quelle che sembravano storie d’amore e invece sono finite male, documenti di repertorio ricostruiti con foto e video di cellulari e grafiche che mostrano le chat tra gli amanti o presunti tali”.

Che stile narrativo avete scelto?

“La scelta è quella di approfondire le tecniche utilizzate dai truffatori, anche per farle riconoscere a eventuali possibili nuove vittime.  Ogni storia è raccontata dalla prospettiva della vittima della “truffa””.

Cioè raccontate anche le parti “belle” delle storie, quando hai le farfalle nello stomaco e tutto sembra perfetto?

“Certo, ci sono i primi momenti della relazione, le prime avvisaglie di qualcosa che non va nell’altro partner e infine il doloroso momento della verità. E ovviamente le storie si soffermano sui “carnefici”, figure chiave”.

Abbiamo detto che sono tutte storie vere e non romanzate. Ma allora perché avete deciso di farle interpretare ad attori?

“Sono storie accadute e che abbiamo rispettato, nate romantiche e mai semplici. Quindi lo sforzo è stato quello di raccontare al meglio il tutto. Spesso non siamo i primi con cui i protagonisti ne parlano, ma sono passati attraverso un percorso difficile, rivolgendosi a specialisti”.

Quali sono i sentimenti più frequenti che emergono fra le vittime?

“Il primo è la vergogna, un classico, ciò che porta a dire “Come posso essere stato così stupido?”. In molti non riescono a perdonarsi di essersi abbruttiti perdendo soldi, perdendo tempo soprattutto, tradendo la moglie e la famiglia….”.

In qualche modo si può considerare un programma di servizio, più che una trasmissione un po’ voyeuristica da buco della serratura?

“Certamente sì. Sia noi, sia coloro che raccontano la propria esperienza hanno anche lo scopo di non far cadere altri nella stessa situazione, di essere utili a chi guarda. Hanno tanta voglia di buttare fuori tutto”.

Insomma, un programma catartico?

“Sì, in un certo senso sì, c’è tanta voglia di affrontare l’ultimo tassello che manca a superare quelle esperienze e di essere utili affinchè non capiti a nessun altro”

E lei che presenta cosa ci deve mettere?

“Innanzitutto, sensibilità. E’ indispensabile per raccontare queste storie. Parliamo di sconfitte pesanti per chi ha subito queste truffe”.

Si parla di grosse cifre perse?

“Guardi, la sconfitta e la perdita non è solo economica. Ma, anzi, le cose più gravi sono le umiliazioni, le manipolazioni, l’ammissione di aver tolto ad altre persone, su tutti i propri figli. Sono storie molto diverse una dall’altra”.

Purtroppo basta aprire un giornale o un sito per vedere che il materiale non vi manca, anzi i casi sono sempre in aumento, anche con vittime anziane. Avete già in mente altre serie?

“Intanto pensiamo a questa… Non devo essere certo io a giudicarla, ma una cosa posso dirla con grande convinzione: sono davvero molto contenta di fare questa trasmissione. Nel momento in cui me l’hanno proposto, già dal titolo, già dal format, ho capito che era l’argomento giusto per me”.

E’ uno stile un po’ diverso da quello delle Iene che l’hanno lanciata. Come si trova di fronte a storie così drammatiche?

“La nostra scelta è stata quella di trattare con un tocco leggero anche le storie più dure, proprio per evitare di infierire ulteriormente sui protagonisti, la cui richiesta principale è quella di rinascere. So che è difficile crederci, di fronte a tematiche simili, ma nei racconti ci sono anche momenti quasi comici. Insomma, la nostra volontà è quella di usare leggerezza anche con storie estreme. Lei ha usato la parola “drammatiche”. Ecco, non vorremmo metterci troppo dramma”.

Ma non c’è il rischio di raccontare un mondo cattivo dove alla fine non c’è spazio per l’amore?

“Il rischio c’era, effettivamente. Ma proprio questo tocco leggero vuole essere uno strumento per aiutare la rinascita, che è ciò che sognano i protagonisti truffati da quello che pensavano fosse amore. Ecco, ripartire è la richiesta comune. E spero che questo programma aiuti la ripartenza delle vite dei nostri protagonisti”.

Quello delle truffe sentimentali è un fenomeno in preoccupante ascesa. È successo anche a te di rimanerne vittima? Scrivici alla mail redazionemilleunadonna@tiscali.com . Sarà garantito l'anonimato, ovviamente. Ma pensiamo che parlarne sia importante.

12/04/2023