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La storia d'amore più drammatica e potente: Rossella Casini e il corpo mai trovato

Protagonista dell'ultimo libro di Roberto Saviano, "L'amore mio non muore", è una ragazza fiorentina, colta e idealista. Quando si innamora di Francesco e scopre che la sua la famiglia è legata alla 'ndrangheta non fugge. Lo convince a parlare con i magistrati. Ma Rossella scompare e il suo corpo non verrà mai trovato

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Rossella Casini (Fonte Wikipedia)

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Nel suo nuovo libro L’amore mio non muore Roberto Saviano toglie il velo dell’oblio da una figura di donna coraggiosa, struggente ed eroica: Rossella Casini. L’opera dello scrittore è commovente, un atto di denuncia e un grido di dolore allo stesso tempo. Riprende in forma romanzata la storia vera di una giovane donna che pagò con la vita il suo amore, il suo coraggio e il suo desiderio di giustizia. Si tratta di pagine che inducono a una vibrante indignazione civile e suscitano un dolente e potente sentimento di umanità.

Ma chi era davvero Rossella Casini? 

 Vale la pena raccontare la sua storia. Rossella era una ragazza fiorentina, colta, sensibile e idealista. I suoi genitori Loredano e Clara vengono descritti come persone affettuose. Siamo nell'Italia della fine degli anni Settanta, caratterizzata da proteste giovanili, manifestazioni, droga, ma anche dalla spensieratezza dell'amore e dai grandi sogni di cambiamento personale e sociale. Vive una vita serena fino all’incontro con Francesco, un giovane calabrese che diventerà il suo grande amore e, senza volerlo, probabilmente il suo triste destino. Quando, infatti, Rossella – come riportano le fonti - scopre che la famiglia di Francesco è legata a una potente 'ndrina della Piana di Gioia Tauro e durante una vacanza a Palmi, dove ha portato anche i genitori, assiste allo scoppio di una faida, non fugge, non se ne va senza di lui. Rimane. Si sente incatenata all’uomo della sua vita in modo indissolubile. Crede che l’amore possa essere più forte dell’odio e del sangue. Che possa fermare l’orrore. Ma purtroppo non basta.

Precipitò in un mondo sconosciuto e letale

Questa splendida donna, nata il 29 maggio del 1956 a Firenze, era all’epoca dei fatti una giovane studentessa di psicologia all'Università del capoluogo toscano. Figlia di una famiglia borghese, cresciuta in un ambiente progressista, credeva fermamente nei valori della giustizia, della libertà e della solidarietà. Ma quel legame, profondo e sincero, la precipitò in un mondo sconosciuto e letale che lei affrontò con la forza della sua determinazione, dei sentimenti più profondi e della pura ingenuità.

Credeva nella possibilità di riscatto e nella legalità

La ragazza credeva nella possibilità di riscatto, nella forza dell’amore e nella legalità. Venne interrogata della magistratura e contribuì a un inizio di pentimento che avrebbe potuto colpire i clan. Rossella riuscì a convincere Francesco a collaborare con la giustizia e raccontare dettagli sulla faida in corso a Palmi. Lei stessa il 14 febbraio 1980 rilasciò dichiarazioni su quanto aveva visto durante i suoi soggiorni in Calabria al procuratore fiorentino Fleury, il quale trasmise gli atti alla procura di Palmi. Ma quella sua scelta fu probabilmente fatale. La 'ndrangheta non perdona.

La sparizione improvvisa

Il 22 febbraio 1981 Rossella sparì misteriosamente dopo aver annunciato per telefono ai genitori il proprio rientro a casa. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Anni dopo, alcuni collaboratori di giustizia fecero delle dichiarazioni secondo le quali Rossella sarebbe stata uccisa per aver convinto il fidanzato a collaborare con la giustizia. Ci fu anche un processo che si concluse però con una sentenza di assoluzione degli imputati per insufficienza di prove. Qualcuno ha scritto che “quella di Rossella Casini non è solo una vicenda di cronaca nera. E’ la storia di una giovane che ha pagato con la vita il suo amore e la sua fiducia nella giustizia. È un martirio civile, taciuto per anni, che solo di recente è stato riconosciuto come esempio di resistenza alla mafia. Tanto che il suo nome è iscritto nel memoriale di Libera dedicato alle vittime innocenti di mafia. Ma la sua memoria rimane ancora fragile, spesso dimenticata dalle narrazioni ufficiali”.

Quello di Saviano è un atto di giustizia

Per questo è quasi un atto di giustizia che Roberto Saviano, nel suo libro L’amore mio non muore, abbia riportato in vita la sua figura struggente e poetica, trasformandola in un simbolo indelebile dell’amore che si oppone all’odio e alla violenza. Perfino in mezzo alle faide di mafia. Parlare di questa donna significa innalzare un canto al valore della verità e rendere omaggio alla sua memoria. 

La storia d'amore più drammatica e potente 

Ho deciso di scrivere questo libro – ha spiegato lo scrittore - per raccontare la storia d'amore più drammatica e potente in cui mi sia imbattuto. Quella di Rossella, giovane piena di vita, vittima di 'ndrangheta. È una storia che raccoglie tutti i colori dell'umano sentire: l'ingenuità e lo slancio, la devozione e l'ossessione, l'amicizia, il desiderio, il coraggio, la delusione, il tradimento, lo schifo, la tragedia. Eppure, per Rossella, la certezza che proprio nell'amare risieda l'unica possibilità di verità e di senso non viene mai meno. L'amore non muore”.