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“Abolita la polizia morale” ma il regime iraniano abbatte la casa della scalatrice simbolo e picchia le giovani in carcere

Teheran annuncia tolleranza zero in vista delle proteste studentesche e dei tre giorni di sciopero proclamati. Intanto la casa di Elnaz Rekabi è stata abbattuta e la 20enne Mina Yaqoubi è uscita dal carcere con il volto tumefatto

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Non basta l’annuncio del procuratore generale iraniano che la temibile polizia morale di Teheran sia stata abolita. Negozi e mercati in varie città dell'Iran sono rimasti chiusi oggi, aderendo ad uno sciopero di tre giorni indetto dagli attivisti nell'ambito delle proteste anti governative in corso da settembre, dopo la morte di Mahsa Amini, 22enne di origine curda che ha perso la vita dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto. In pochi credono davvero che l’abolizione del corpo di polizia produrrà un effettivo cambiamento, soprattutto perché la repressione del regime teocratico non si ferma. Fra le ultime notizie che arrivano dall’inferno iraniano, si registra l’abbattimento della casa di Elnaz Rekabi, l'atleta balzata a ottobre agli onori della cronaca per non aver indossato il velo mentre gareggiava ai campionati di arrampicata sportiva a Seul, e la liberazione della 20enne Mina Yaqoubi, uscita sì dal carcere ma con il volto tumefatto.

Un’altra ventenne picchiata in carcere

È stato Roberto Saviano dal suo profilo Instagram a dare notizia della liberazione Mina Yaqoubi: rilasciata temporaneamente su cauzione. “Arrestata perché manifestava senza velo contro il governo iraniano – scrive Saviano - . In carcere l’hanno pestata: ha gli occhi gonfi per i pugni. Uno è completamene livido. Il giudice ha detto che lei ha sbattuto il viso contro una pietra per autolesionismo. Le menzogne del regime, nonostante abbiano in mano siti, giornali, tv e radio, non passano più”.

 
 
 
 
 
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Gareggiò senza velo: l'Iran demolisce la sua casa

Per il momento non è stata arrestata, forse perché ormai troppo famosa, ma la casa della famiglia della scalatrice iraniana Elnaz Rekabi è stata abbattuta. Avere gareggiato a Seoul senza velo l’è costato caro: le autorità di Teheran hanno interpretato come un sostegno alle manifestazioni indette dopo la morte di Mahsa Amini il 16 settembre. Rientrata a Teheran, Rekabi era stata acclamata da una folla di migliaia di persone che la aspettava all'aeroporto, ma di fronte alla tv di stato aveva affermato di aver gareggiato senza velo inavvertitamente e di non aver fatto nessun gesto simbolico o politico. Quindi era stata posta ai domiciliari. A diffondere la notizia della demolizione è stato l'organo di informazione anti regime IranWire. Un attivista ha condiviso su Twitter alcune immagini dove oltre alle macerie vengono inquadrate delle medaglie, mentre il fratello della campionessa, Davood anche lui scalatore, piange. 'Questo è il risultato della vita in questo Paese. Un campione con chili di medaglie per questo paese' che 'ha lavorato sodo per rendere orgoglioso questo paese. Hanno demolito una casa di 39 mq e se ne sono andati. Cosa posso dire?', afferma una voce fuori campo la cui identità non è nota, scrive la Cnn.

Morte oltre 462 persone, tra cui 64 minori

La mossa del regime verso la campionessa è in linea con quanto annunciato dal Consiglio di sicurezza iraniano che in vista di una nuova mobilitazione degli attivisti per tre giorni dal 5 al 7 dicembre, Giornata nazionale degli studenti universitari, ha annunciato che 'le forze di sicurezza, con tutta la loro forza e senza tolleranza, faranno fronte a ogni nuova rivolta, che finora è stata sostenuta dai servizi di intelligence stranieri'. Nella nota, citata da Irna, si invitano gli studenti, i partiti politici, i gruppi, gli attivisti che operano via social network a 'essere vigili su quanto trama il nemico e a respingere le rivolte collaborando con il governo, per instaurare un dialogo politico volto a riformare alcune questioni'. Lo stesso Consiglio di sicurezza ha poi aggiornato a 'oltre 200 morti' il bilancio dall'inizio delle proteste, indicando tra le vittime sia le 'forze della sicurezza', sia 'persone innocenti, rivoltosi e antirivoluzionari armati'. Una cifra che non coincide però con quella fornita da gruppi per i diritti umani, secondo cui fino a giovedì scorso sono morte oltre 462 persone, tra cui 64 minori. Proseguono, intanto, le retate, anche tra gli artisti: il quotidiano Shargh ha reso noto oggi il fermo di Mitra Hajjar, star del cinema iraniano, arrestata a casa sua.

Giallo sulle frasi del procuratore generale

Per questo le sibilline parole del procuratore generale iraniano a proposito dell’abolizione della polizia morale diventano un caso. Rimbalzano in tutto il mondo e appaiono come un segnale di apertura ma Teheran tace e nessuno conferma che la durissima forza morale sia stata soppressa. 'La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l'ha creata', ha detto il procuratore Mohammad Jafar Montazeri rispondendo ad una domanda sul perché il famigerato corpo fondato da Ahmadinejad nel 2006, non si veda più in giro per le strade.

Solo propaganda

Parole che, oltre a non essere confermate dal regime, lasciano aperti molti dubbi e interpretazioni distanti da una volontà dell'Iran di cambiare passo sulla repressione. Al Jazeera e la tv iraniana Al-Alam si limitano a commentare che non c'è nessuna conferma all'annuncio mentre sui social si rincorrono post di attivisti e osservatori secondo cui si potrebbe anche trattare solo di un diversivo, alimentato dalla propaganda, per calmare la tensione. Come l'annuncio che le autorità di Teheran stanno esaminando il tema del velo obbligatorio, miccia da cui sono partite le proteste dopo l'uccisione della ragazza curda. Il Parlamento e il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale hanno detto che stanno studiando e lavorando alla questione e che faranno sapere i risultati entro breve, nel giro di un paio di settimane, ma senza lasciare intendere in che direzione.

Neanche una ciocca fuori posto

Sulla questione della polizia morale, non è da escludere che le parole del procuratore possano anche essere interpretate come l'annuncio solo di una revisione e riorganizzazione del corpo in un momento in cui ci sarebbero attriti e divisioni tra le autorità del Paese. Alla vigilia di una protesta verso cui Teheran, solo ieri, ha ribadito 'tolleranza zero', quello del velo obbligatorio è un tema estremamente delicato. A scontrarsi ci sono due visioni antitetiche: i conservatori legati alla legge del 1983 che l'ha imposto e i progressisti che vogliono dare alle donne la libertà di scelta.

Il rigoroso codice di abbigliamento

Dalla rivoluzione islamica del 1979 che rovesciò la monarchia iraniana sostenuta dagli Stati Uniti, le autorità hanno monitorato che venga rispettato il rigoroso codice di abbigliamento per donne e uomini. Ma è sotto l'intransigente presidente Mahmoud Ahmadinejad, che la polizia morale - conosciuta formalmente come Gasht-e Ershad - viene istituita per 'diffondere la cultura del pudore e dell'hijab'. Le unità sono state istituite dal Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale dell'Iran, oggi guidato dal presidente Ebrahim Raisi. Hanno iniziato i loro pattugliamenti nel 2006 per far rispettare il codice di abbigliamento che richiede anche alle donne di indossare abiti lunghi e vieta pantaloncini, jeans strappati e altri vestiti ritenuti immodesti. Un codice che Mahsa aveva violato, indossando l'hijab ma lasciando fuori ciocche dei suoi capelli. Quanto basta per essere punita, secondo la denuncia della sua famiglia, dalla polizia che l'ha ridotta in fin di vita parlando solo di problemi di salute della giovane dopo la sua morte per le percosse.

Scioperi per tre giorni, negozi chiusi in molte città

Intanto scioperi si sono registrati nella capitale ma anche a Sanandaj, Isfahan, Bushehr, Shiraz, Kerman, Ardebil, Mahabad, Orumiyeh, Kermanshah e altre città. Scioperi che hanno coinvolto anche autotrasportatori e alcuni lavoratori degli impianti petrolchimici di Mahshahr e delle acciaierie di Isfahan. Dimostrazioni e boicottaggio delle lezioni si sono visti anche in vari atenei iraniani, a due giorni dal 7 dicembre, quando in Iran si festeggerà il 'giorno dello studente' e il presidente Ebrahim Raisi ha in programma di tenere un discorso in una delle università del Paese.

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