Come era già successo col gruppo Facebook “Mia moglie”, chiuso da Meta per la violazione della policy, anche il forum Phica.eu ha detto addio ai suoi utenti. Chiusura volontaria, in questo caso, determinata dal montare dello scandalo, dall'indignazione generale e delle ripercussioni annunciate da vittime e istituzioni. E infatti ora è caccia a chi, nel corso degli ultimi tre o quattro anni almeno, ha postato commenti non solo osceni e sessisti ma che istigavano a commettere reati, soprattutto lo stupro.
Indagini avviate
La polizia postale è già sulle tracce di centinaia di utenti del portale che giovedì mattina ha chiuso per iniziativa degli amministratori dopo l’indignazione generale per le immagini di donne date in pasto a beceri commentatori. Fra loro anche Giorgia Meloni (che sul Corriere si è detta disgustata), Elly Schlein, che parla di cultura dello stupro, e molte colleghe politiche, ma anche attrici, giornaliste e donne comuni.
Le voci degli amministratori
Con un comunicato che sembra automaticamente tradotto da un’altra lingua, gli amministratori del sito hanno accusato «persone che usano in modo scorretto le piattaforme, danneggiandone lo spirito e il senso originario», lamentandosi del fatto di non essere riusciti «a bloccare in tempo tutti quei comportamenti tossici che hanno spinto Phica a diventare, agli occhi di molti, un posto dal quale distanziarsi piuttosto che sentirsi orgogliosi di far parte». Per i promotori, sul portale non vi sarebbe dovuto essere spazio, oltre che per «violenza di qualsiasi tipo» e «contenuti pedopornografici: mai tollerati», anche per «offese verso le donne, linguaggi da branco e atteggiamenti denigratori: bloccati e denunciati. In oltre 20 anni abbiamo sempre collaborato con le forze dell’ordine».
Cosa rischia chi posta messaggi offensivi sui social
Anche se le indagini devono partire dalla denuncia delle vittime, nei casi dei profili social «Mia moglie» e del portale «Phica.eu» si possono configurare alcuni reati previsti dal nostro codice penale a partire dalla diffamazione, che è a querela di parte e senza la procedibilità d'ufficio da parte delle forze dell'ordine e della magistratura. Ma nei casi più gravi è prevista l'accusa di istigazione a delinquere, e questa è procedibile d'ufficio, per chi induce altri con i suoi messaggi a commettere reati, come la violenza sessuale, ma anche minacce e violenza privata. Essendo stata coinvolta la presidente del Consiglio e alcune ministre, c’è poi il vilipendio di organi e personalità dello Stato. Tutte fattispecie più gravi della violazione della privacy.
Le pene previste dal codice penale
L'articolo 595 sulla diffamazione in particolare quella aggravata per l'offesa dell'altrui reputazione anche online prevede una pena da sei mesi a tre anni di reclusione o una multa. Per l'istigazione a delinquere, articolo 414, invece si rischia la reclusione da uno a cinque anni e la sanzione di 206 euro. Ma le pene aumentano in caso di utilizzo di strumenti informatici o telematici. Infine, il vilipendio di organi dello Stato, governo compreso, articolo 290, prevede una multa fino a 5mila euro, ma anche la reclusione fino a tre anni e una sanzione nel caso si tratti di oltraggio a corpo politico, amministrativo o giudiziario (articolo 342).
Come avviene l’identificazione
Anche se l’utente è protetto da un nickname, la strada è sempre quella dell'identificazione dell'indirizzo Ip. La polizia postale sta verificando parecchi profili che saranno probabilmente denunciati in tutta Italia. La difficoltà è data dal fatto che sono gli amministratori dei portali a dover comunicare agli investigatori le coordinate per risalire all'identità degli utenti e non sempre questo accade, soprattutto con portali che si trovano all'estero, e peggio va con i Paesi con i quali l'Italia non ha accordi bilaterali.
In arrivo class action, si muove anche il governo
Il forum potrebbe però essere gestito in Italia, in Emilia-Romagna e in Abruzzo, dove sono nate fin dagli anni Ottanta società specializzate nell’intrattenimento per adulti, ma con sede e server negli Stati Uniti. Le prime risultanze potrebbero arrivare a breve, visto che alla Postale sono già state presentate numerose denunce da parte di donne da tutta Italia con l’avvocata Annamaria Bernardini De Pace che annuncia una class action mentre le donne del Pd hanno lanciato l’appello per una denuncia collettiva, aperta a tutti gli schieramenti. E pure Roberto Vannacci, della Lega, dopo essersi ritrovato sul sito ha annunciato che passerà alle vie legali. Intanto la ministra alla Famiglia e Pari opportunità Eugenia Roccella annuncia: «Assumeremo e potenzieremo iniziative specifiche per il monitoraggio di situazioni di questo tipo, la segnalazione alle autorità competenti, a cominciare dalla magistratura, e l’individuazione degli strumenti più efficaci per il contrasto di questa barbarie del terzo millennio».
“Non sono giochi, non è goliardia”
"Tutto questo è una propaggine tecnologica di una sottocultura che esiste. Credo che non ci si renda conto fino in fondo che il mezzo tecnologico amplifica il fenomeno in modo impressionante, ne cambia la sostanza". Lo afferma in un'intervista al Corriere della Sera, Nunzia Ciardi, vicedirettrice generale dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, commentando la vicenda. "Mi spiego meglio - aggiunge l'esperta -. Certe cose sono sempre esistite. Magari 30 anni fa al bar c'erano dieci uomini che commentavano il passaggio di una donna con le stesse parole becere che si leggono su questi siti. Questo non rendeva meno ignobile il loro comportamento, però quel modo di agire aveva una dimensione che non andava oltre il confine del bar. Qui invece la dimensione fa la sostanza, cambia la natura del fenomeno”.
Vittime esposte al branco
“Perché con decine di migliaia di persone, che non sono più quei dieci al bar, abbiamo un doppio effetto – prosegue Ciardi - cioè: da una parte le vittime vengono esposte a una sottocultura terrificante e dall'altra si imbarbarisce il clima anche fra i partecipanti del gruppo perché in un numero così ampio si crea una specie di effetto moltiplicatore di quella sottocultura, un collegamento da branco. Si imbarbarisce anche chi non è abituato a fare commenti sessisti... segui l'onda e ti esprimi anche tu come la maggioranza. Tutto questo allenta i freni inibitori. In un certo senso - prosegue Ciardi - ti senti protetto dal branco perché pensi che tanto fanno così tutti. Questo aspetto non va sottovalutato".
Anche gli uomini sono vittime
Secondo vicedirettrice generale dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, "anche gli uomini sono vittime dell'uso barbaro del web, ma mentre minacce e insulti sono uguali per tutti, e deprecabili sempre in modo assoluto, per le donne all'insulto e alla minaccia si aggiunge sempre l'evocazione allo stupro, il commento fisico; si finisce sempre nella sfera sessuale, che è particolarmente incisiva nella vita di chiunque". "Non sono giochi, non è goliardia. È una questione più profonda, e proprio il fatto che si derubrichino a 'gioco' dei comportamenti inaccettabili ci dice che la questione è culturale. C'entra anche la percezione del rischio per chi agisce; spesso non si rende nemmeno conto di commettere un reato, oltre al fatto che agisce in modo ignobile sotto il profilo etico" conclude.