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Fiorella Mannoia e l'annuncio per le donne: "Mi rimbocco le maniche ma sto lontana dalla politica. Ecco perché"

Grazie alla Fondazione Una Nessuna Centomila di cui è presidente apre in Italia la prima scuola, gratuita e permanente, per operatrici dei Centri Antiviolenza: "Sono fatta così, chiedo: Cosa serve? Vado sul concreto. E, per favore, basta proclami"

Fiorella Mannoia e la scuola per operatrici di Centri anti violenza

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“Denunciate”: si fa presto a dirlo alle donne che subiscono violenza. Ma la denuncia è solo l’inizio di una nuova fase spesso complicatissima nella quale le donne hanno spesso bisogno di un tetto, ma anche di assistenza legale e psicologica, in grado di aiutarle a superare il trauma e di allontanarsene definitivamente ma anche di ricominciare una nuova vita e di procurarsi un nuovo lavoro. Tutte faccende complicatissime da realizzare per le quali ci vogliono competenze specifiche. Ecco perché la Fondazione “Una Nessuna Centomila” ha deciso di aprire la prima Scuola di  Formazione Nazionale Permanente per Operatrici dei Centri Antiviolenza. E, dettaglio non trascurabile, totalmente gratuita. La scuola avrà sede nella Casa Internazionale delle Donne di Roma, storico punto di riferimento del movimento femminista. Si tratta di un progetto necessario e ambizioso che, come sottolinea la vicepresidente della Fondazione Lella Palladino, “perché il nostro impegno a sostegno dei Centri Antiviolenza, non è solo l’erogazione di risorse ma anche di saperi. Chi lavora nei Centri AntiViolenza deve avere competenze attualizzate e invece purtroppo c’è in giro tanta buona volontà ma anche tanta improvvisazione. È invece fondamentale che chi lavora all’accoglienza e all’ascolto delle donne e all’accompagnamento nei percorsi di autonomia abbia la competenza giusta per farlo”.

In prima linea nella lotta alla violenza di genere ancora una volta c’è Fiorella Mannoia che della Fondazione è presidente e che, come si suol dire “ci mette la faccia”, oltre che la notorietà e l’entusiasmo.  Fiorella, quanto è importante la formazione di chi accoglie le donne che subiscono violenza?  

“Direi che è fondamentale. Io sono venuta a conoscenza di tutte queste problematiche da quando faccio parte della Fondazione. Ci sono tante persone di buona volontà che vogliono aiutare e che spesso mi dicono: “vorrei aiutare, vorrei entrare nella Fondazione, vorrei aiutare i centri, cosa devo fare?”. Il fatto è che non ci si può improvvisare perché le problematiche sono enormi per cui bisogna avere delle competenze. Servono psicologhe, avvocate, sociologhe, economiste. Ci vuole  una formazione seria, perché si ha a che fare con delle realtà molto delicate e bisogna essere molto preparati. Così abbiamo pensato che forse istituire una scuola di formazione gratuita e permanente sia un passo importantissimo perché i centri hanno bisogno di operatrici valide. Per non parlare poi della problematica delle sovvenzioni perché tutte queste operatrici sono lavoratrici precarie e non sanno mai quando e come potranno continuare a lavorare. Ogni anno bisogna ripresentare il bando alla Regione, e ci sono quelle più virtuose che rinnovano i bandi senza problemi, ma ce ne sono altre, dove magari cambia la giunta, cambia il partito, e tu ripresenti il bando, ma magari quel bando quell'anno non viene accettato, per cui tutte queste donne che hanno a loro volta famiglia e figli vivono una situazione di incertezza. Questa è la situazione nella quale in cui verte il nostro Paese e poi il 25 di novembre si fanno tante belle trasmissioni, tanti bei proclami, e così l'otto marzo altri proclami, però alla fine di concreto non si arriva mai a nulla, neanche a far rispettare le pene che già ci sono”.

Nel tuo impegno e in quello delle persone che collaborano con te alla Fondazione è la concretezza, poche chiacchiere, tanti fatti. Lo avevi deciso fin dall’inizio?

“Io sono fatta così, cioè questo è il mio carattere, io vado sempre sul concreto, mi rimbocco le maniche e mi dico che cosa c'è da fare, cosa serve? A noi ci servono fondi, è questo quello che serve. Ci servono fondi per aprire Centri antiviolenza nelle regioni in cui ancora non ci sono. Nella Locride per esempio noi abbiamo aperto uno sportello, il primo e unico sportello nella Locride l'abbiamo aperto noi come Fondazione. Cerchiamo di aiutare dove sono scoperti. E poi ci sono le periferie e un sacco di problemi. Avremmo bisogno del supporto governativo”.

Avete provato?

“Come Fondazione abbiamo provato, abbiamo portato tante proposte, ma noi non abbiamo incontrato mai nessuno, né nessuno si è proposto per dire “di cosa avete bisogno?”. Io  dalla politica sto lontana, però se ci aiutassero per esempio a ricollocare le donne vittime di violenza, che la maggior parte delle volte non hanno un'indipendenza economica, sarebbe importante. Le donne arrivano nei Centri anti Violenza ma non possono rimanere lì a vita, bisogna ricollocarle da qualche parte e quindi aiutarle a trovare un lavoro. E poi ci sono i bambini di mezzo, ci sono gli orfani dei femminicidi, ma mi pare che non sia un argomento che  appassiona”.

Un’ultima domanda: hai fatto tanto e stai facendo tanto, mettendo la tua notorietà al servizio di questa causa. Che cosa invece la Fondazione e il rapporto con le donne che si occupano in prima persona della lotta alla violenza ma anche con le donne che hanno subito la violenza, ha dato a te?

“A me ha dato un’ulteriore consapevolezza, sono andata più a fondo dei problemi. Prima  leggevo le notizie sui giornali, ero come la maggior parte delle persone, ma andando a fondo cominci a capire anche la radice, da dove viene tutto questo, e come si può fare, cosa dobbiamo fare per cambiare questa mentalità. È su questo che dobbiamo lavorare e abbiamo bisogno di tutti, delle famiglie, della scuola, perché sono retaggi antichi, sono retaggi millenari, per cui è difficile sradicarli. Ci vuole il tempo, perché questo momento che stiamo vivendo rispetto alla storia, è solo un attimo. Siamo tutti vittime di stereotipi, donne e uomini. C’è tanto da fare”.