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L’ultima frontiera dell’abuso: quando lui arriva a farti picchiare da tuo figlio. La violenza tramandata

Non ci sono solo i femminicidi. Ma anche quelle di donne che salvano la vita ma portano le ferite terribili nel corpo e nell'animo e con loro i figli

Lultima frontiera dellabuso quando lui arriva a farti picchiare da tuo figlio La violenza tramandata

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Con una madre così remissiva che si fa maltrattare dal marito è ovvio che poi i figli maschi crescono a loro volta violenti. Quante volte le avete sentite frasi così? Dove il padre violento, l'unico colpevole della violenza, non viene neppure preso in considerazione. Ma dove la vittima, la madre, viene investita di tutta la responsabilità. Di non essersi difesa e quindi di difendere la prole.

La violenza arriva senza accorgertene

All'inizio sembrano sempre storie d'amore normali. Magari lui ha solo un caratteraccio ed è un po' geloso (perché abbiamo imparato a interiorizzare che questo sia normale). Poi quelle attenzioni sempre più esagerate si trasformano in un incubo. Ma ormai è troppo tardi, perché magari sono arrivati dei figli e la violenza diventa anche quella assistita. Poi può succedere ancora un'altra cosa: non solo la prole vive in un contesto pericoloso, di paura fisica e psicologica, ma che questa violenza passi le generazioni. 

Mio marito e io ci siamo conosciuti quando ero molto giovane” racconta Sofia. “Il matrimonio è andato avanti per oltre vent’anni e abbiamo avuto anche due figli, ormai grandi. A un certo punto, ho cominciato a capire che qualcosa non andava e a quel punto ho deciso che volevo separarmi. È stato quello il momento in cui si è scatenata la violenza. In un primo momento, mio marito mi ha convinta a tener duro, per amore dei figli, ma nello stesso tempo ha cominciato a mettere in atto tutte le strategie tipiche del gaslightinguna forma di manipolazione psicologica violenta e subdola che spinge la vittima a dubitare della sua memoria e delle sue percezioni, fino a farle credere di essere pazza. 

Da tempo mio marito cercava di isolarmi dai miei amici e dalle persone che amavo, come per restare l’unico a cui io potessi rivolgermi. Ha cercato di impadronirsi del mio denaro, per lasciarmi senza risorse economiche anche se avevo un lavoro. Ha messo i miei figli contro di me, sono arrivata quasi a credermi pazza. Quando litigavamo, alla fine riusciva sempre a farmi sentire in colpa, come se fossi io la responsabile di quanto accadeva”. 

Alla fine ha iniziato a picchiarla anche il figlio 

La storia raccontata da questa donna, di cui non faremo il nome, diventa ancora più raccapricciante, nel momento in cui la violenza del padre viene copiata anche dal figlio che picchia a sua volta sua madre. Per questa donna dunque anche la consapevolezza che il clima di violenza respirato in casa ha contagiato il ragazzo. Un adulto che un giorno picchierà e magari ucciderà la propria compagna. 

La violenza assistita

La violenza assistita è stata definita dal Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso dell'Infanzia) come “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori”.

Secondo uno studio di Save The Children che ha preso in esame l'arco di tempo 2009-2014, solo in Italia (dove si è fatta una regolare denuncia, quindi il numero reale è molto più grande, purtroppo) mezzo milione di minori hanno vissuto la violenza dentro casa. Diretta o indiretta. In quest’ultimo caso il bambino prende consapevolezza di quello che sta accadendo osservando gli effetti stessi della violenza esercitata da padri, compagni od ex-partners sul corpo della propria mamma, sulla psiche e sull’ambiente in cui vive.

Che effetti ha la violenza domestica?  Se diretta verso la minore o il minore ovviamente anche fisica, ma nel caso in cui sia anche solo assistita porta con sé conseguenze gravi cognitivi, comportamentali e di socializzazione dei bambini e degli adolescenti. Il comportamento infatti può diventare in alcuni casi violento, verso se stessi o verso gli altri. Insomma un ragazzo è più portato a ripetere i comportamenti del padre sulla sua futura compagna. In parole povere, fa quello che ha visto a casa.

Quando invece i figli sono costretti a difendere la madre

Alessandro aveva 18 anni quando uccise il padre per difendere sua madre. Il pm si era trovato costretto (per legge) a chiedere 14 anni. Ma anche lui (aveva rilasciato una dichiarazione ai media) sapeva che quel ragazzino di cui ricorderete la triste vicenda, non era un assassino ma solo un figlio che dopo anni di violenza assistita ha salvato la sua mamma. E non ha avuto altra scelta se non quella di mettere fine alla vita del suo genitore violento.

Esattamente due anni fa a oggi, nel 2021 venne assolto perché il fatto non costituisce reato.
Ma questo è davvero il prezzo che un ragazzino deve pagare per liberare se stesso e sua madre dalle botte di un marito e padre? Lo Stato può delegare ai ragazzini la fine dei soprusi domestici nei confronti delle donne?
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L'importanza dunque della scuola sta proprio in questi contesti. Il primo presidio dello Stato non può e deve essere un commissariato (che di fatto sappiamo non risolve certo il problema) ma la scuola. La scuola deve proteggere i minori e supplire alle mancanze o addirittura ai cattivi esempi familiari. 

Con l'introduzione della educazione affettiva si potrebbe iniziare a fare questo primo passo. Leggete qui un approfondimento. Oppure segui i nostri reels sulla pagina Instagram di Milleunadonna clicca qui

24/11/2023