logo tiscali tv

Aggressività: che fare quando i bambini si picchiano?

di Caterina Steri

Leggi più veloce

I bambini passano tanto tempo a giocare insieme. Quando sembra che tutto vada per il meglio e che il gioco venga guidato dall’armonia, all’improvviso capita che passino alle mani ed inizino a darsele! Il gioco viene così sostituito da calci, spintoni, schiaffi, morsi. L’oggetto della contesa può essere un giocattolo, o semplicemente perché i bambini (intorno ai tre-quattro anni), non riescono a mettersi nei panni degli altri (si dice che non abbiano ancora sviluppato una coscienza morale), e ancora potrebbero non aver acquisito un linguaggio tale da poter dire la loro senza passare alle mani.

Questo appena descritto è un atteggiamento istintivo e non ha senso sgridarli in modo iroso o restituire loro i colpi. Sarebbe solo un’umiliazione. Inoltre, non si può insegnare il rispetto con la violenza in nessun caso e in nessun modo. Gli si può dire di essere dispiaciuti per quello che hanno fatto e che non lo si approva.

Gli adulti istintivamente intervengono per separarli, spesso prendendo le difese del proprio figlio. Non sempre è utile e vantaggioso che i grandi intervengano nelle baruffe dei bambini se non per se stessi, perché hanno bisogno di sopire le loro ansie o di dimostrare agli altri adulti che non si permette di mancare di rispetto al proprio figlio. Questo potrebbe essere giusto, ma forse sarebbe meglio imparare a capire quando l’intervento dell’adulto serve davvero al bambino e quando serve al papà o alla mamma. Mettere il bambino sotto una campana di vetro non fa altro che tranquillizzare i genitori ma togliere al figlio la possibilità di capire fino in fondo le situazioni e di imparare a comportarsi senza la loro protezione. Tanto più se non si è sicuri di come sia scattato il litigio.

In questo caso, se i bambini non si stanno facendo del male, meglio non intervenire e far sì che risolvano da soli il contendere. Se invece rischiano di danneggiare se stessi o altri separarli cercando di essere neutrali e spiegando loro che il gioco può essere usato insieme o a turno. Se non si risolve la situazione, togliere ai bambini il gioco così da insegnare loro che alla violenza segue subito una conseguenza negativa e spiacevole.

Quando invece dopo i quattro o cinque anni il bambino impara ad immedesimarsi nell’altro potrà intendere che picchiare significa creare dolore. A questo punto bisogna fargli capire con il dialogo come si sentirebbe lui se diventasse vittima di un altro bambino.

Se accade che vostro figlio picchi gli altri bambini in modo frequente ed abituale, occorre invece intervenire per fargli capire che così non può andare avanti e soprattutto non con delle conseguenze positive. Ci possono essere tante cause dietro un comportamento aggressivo e frequente, quindi meglio attenersi a delle regole per aiutare a cambiarlo:

Mai rinforzare un comportamento violento Mai rispondere con la violenza. Se ci si rende conto che il bambino è violento per capriccio o per farsi notare, meglio ignorarlo (deve capire che quel comportamento non porta a nulla, in tal modo si stancherà e la smetterà spontaneamente). Fate capire al bambino di essere sempre amato e dedicate del tempo solo ed esclusivamente a lui (spesso la violenza è un modo di comunicare di sentirsi esclusi e trascurati). Insegnategli ad esprimere le proprie emozioni senza vergogna ma nel giusto modo (ad esempio che la rabbia si può scaricare fisicamente facendo una corsa, saltando o picchiando un cuscino, non un altro bambino).

19/12/2013