1° ottobre, prima Giornata Mondiale del Caffè. Un evento che Illy, la storica casa triestina del chicco più amato, ha voluto onorare aderendo a Coffee4Change, campagna Oxfam di raccolta fondi, ispirata alla tradizione napoletana del caffè sospeso, il cui ricavato andrà a favore di progetti per le popolazioni che coltivano il caffè.
A Milano, al Cluster del Caffè di Expo 2015 – altro evento sostenuto da Illy – in scena, invece, Max Petrone, artista torinese che realizzerà un’opera d’arte “collettiva” ispirata al caffè utilizzando una tela di dieci metri, dove l’artista rappresenterà le sue “storie del caffè” e dove anche i visitatori potranno “lasciare il proprio segno”, contribuendo al progetto. Già, proprio così, per disegnare Max Petrone utilizza il caffè: dopo aver versato una tazzina di caffè sopra un foglio bianco, aiutandosi solo con una penna e un pennarello, riesce a “dare vita a personaggi di pura fantasia ed altri soggetti”.
Sulla scia del caffè, il 2 ottobre sarà la volta, al Padiglione Colombia di Expo 2015, di Women in the World of Coffee: Fostering the “Quiet Revolution” – Sustainability in women’s hands, seminario internazionale organizzato dall’Università del Caffè di Illy e dalla Fondazione Ernesto Illy. Il seminario, che vedrà la partecipazione di una cinquantina di persone, fra cui venti donne provenienti da una diecina di paesi, si aprirà con gli interventi di Juan Pablo Cavelier, Commissario del Padiglione Colombia, e di Marta Dassù di WE-Women for Expo. Prenderanno, quindi, la parola alcune rappresentanti – fra cui Ana Maria Lleras – della International Women’s Coffee Alliance (IWCA), che affronteranno temi relativi alla sostenibilità sociale e alle condizioni lavorative delle donne nel mercato del caffè.
Non a caso la Colombia, fra i più importanti produttori di caffè al mondo, il 25% del quale è prodotto proprio da donne, che si alleano, costituendosi in associazioni. Un caffè di alta qualità, che esportano in diversi paesi e che tiene banco al comparto vincendo premi e ricevendo riconoscimenti. L’IWCA, che di questo modello è sostenitrice, è, infatti, una rete globale di donne che operano nel settore del caffè e che lavorano per “abbattere le barriere che ne ostacolano l’emancipazione nei paesi produttori”, fornendo loro “accesso alle risorse” e “istituendo un forum” dove tutte le donne della catena del caffè, “dal seme alla tazzina”, possano incontrarsi.
Un progetto che ambisce a fare delle donne coltivatrici di caffè, delle “donne indipendenti”, dando loro “potere” attraverso “conoscenze” e “supporto finanziario”, strumenti indispensabili pensati per aiutarle a “cambiare il proprio ruolo nelle comunità di coltivazione del caffè”.
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