Dalle ferite dell’ultimo scandalo alimentare ancora sgorgava il finto olio extravergine d’oliva, che in Italia s’è aperta un’altra guerra dell’olio. Colpa di un decreto legislativo che il governo, con testo cucinato al Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha trasmesso al Parlamento per acquisirne, a norma di legge, il parere. Si tratta dell’atto 248 con la bozza di un decreto in dodici articoli sulle “disposizioni sanzionatorie” per la violazione del regolamento dell’Unione Europea 29/2012 sulle norme di commercializzazione dell’olio dell’oliva, quindi del regolamento comunitario 2568/91 su olio d’oliva e di sansa d’oliva.
Nel mirino dei critici del decreto il tentativo di depenalizzazione del reato di frode in commercio, ciò che manderebbe in soffitta l’articolo 517 del Codice Penale che prevede una reclusione fino a due anni e multe fino a ventimila euro. Un colpo al cuore del made in Italy e un aiuto, involontario, al sottobosco della contraffazione, che, in buona sostanza, se la caverebbe solo con sanzioni amministrative. “In un momento in cui la filiera dell’olio extravergine si dimostra tra le più sensibili e appetibili per le frodi alimentari, riteniamo sia un grave errore allentare la morsa depenalizzando i reati connessi alla falsa etichettatura degli oli extravergini. La sola sanzione amministrativa per le truffe connesse rischia di diventare una sorta di tassa con cui i soggetti intenzionati a delinquere si affrancano da questo grave reato. I consumatori e i produttori onesti devono essere tutelati con norme rigorose e con la certezza che gli illeciti volti a minare la trasparenza nella filiera siano puniti anche penalmente”, così, Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia.
Un decreto indigesto anche per i palazzi romani: “Nel periodo in cui l’Italia sta finalmente reagendo con forza alla contraffazione agroalimentare sarebbe un errore imperdonabile tornare indietro, depenalizzando le truffe legate all’alterazione dell’olio extravergine” gli ha fatto eco Oreste Pastorelli, deputato del Psi, nonché membro della commissione Ambiente: “Servono tutele per produttori e consumatori e la sola sanzione amministrativa non basta. Se attuato, il decreto legislativo rappresenterebbe un clamoroso autogol per l’Italia e per uno dei suoi prodotti d’eccellenza. Dobbiamo, invece, continuare sulla strada della salvaguardia del made in Italy già intrapresa dal Parlamento e dall’esecutivo”.
E dire che solo pochi giorni fa, a Bari, durante la Giornata nazionale dell’extra-vergine di oliva, Coldiretti aveva presentato una tac contro le truffe dell’olio. Preoccupata, Coldiretti, in particolare, per l’invasione di olio tunisino con le importazioni, nel solo 2015, aumentate del 734 %, una situazione che “rischia di peggiorare ulteriormente dopo il via libera annunciato dalla Commissione Europea all’aumento del contigente di importazione agevolato di olio d’oliva dal paese africano verso l’Unione Europea fino al 2017, aggiungendo ben 35 mila tonnellate all’anno alle attuali circa 57 mila tonnellate senza dazio già previsti dall’accordo di associazione Ue-Tunisia”.
Con quali rischi? Che gli “oli di oliva importati continuino a essere mescolati a quelli nazionali” per “acquisire con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori”.
Le critiche al decreto riguardano anche la natura delle sanzioni: se falsificare l’extravergine, il settore più da proteggere, comporta sanzioni dai 1600 ai 9500 euro, quelle per la violazione delle indicazioni facoltative – come estratto a freddo o fruttato – potranno, invece, andare dai 3.500 ai 18.000 euro, stesse cifre nel caso si falsifichino olio di oliva e olio di sansa d’oliva. “Evidentemente” così, una voce critica “chi ha redatto la norma considera più pregiato l’olio d’oliva rispetto all’extra vergine”.
Non solo, le sanzioni potranno essere comminate solo dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agrolimentari che fa capo al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, con pagamento del dovuto presso le Tesorerie dello Stato e il cinquanta per cento degli introiti riassegnati all’Ispettorato, con tutti gli altri soggetti dello Stato che potranno solo accertare le violazioni, trasmettendo la notizia di reato non più alle Procure, ma all’Ispettorato.
E' così che l'Ispettorato accentrerà su di sé diverse funzioni, tanto che c’è chi s’è spinto a ipotizzare come non sia “difficile intuire, sulla base dell’articolo 10, chi sia l’ispiratore della norma”.
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Una tac contro le truffe per il vero Extravergine di oliva celebrato a Bari Articolo Tiscali