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L’uso frequente di aspirina riduce il rischio di cancro ovarico, la scoperta

Lo studio, realizzato da un team internazionale di scienziati, evidenzia tuttavia i rischi riconducibili all’uso abituale del farmaco. Ma gli stessi possono esser considerati irrilevanti nei soggetti con elevato rischio genetico

Luso frequente di aspirina riduce il rischio di cancro ovarico la scoperta
di R.Z.

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La ricerca si è basata esclusivamente sull’analisi di otto precedenti studi genetici realizzati dall’Ovarian Cancer Association Consortium. Questi avevano assoldato complessivamente 4.476 pazienti affette da carcinoma ovarico non mucinoso, e 6.659 donne sane (gruppo di controllo). Tra tutte le partecipanti 575 pazienti oncologiche, e 1.030 volontarie sane, avevano dichiarato l’uso frequente di aspirina: è stato così possibile confermare che il rischio di cancro ovarico nei soggetti che assumevano assiduamente aspirina crolla del 13 per cento (il dato non è stato influenzato dal punteggio di rischio poligenico - PGS).

Lo studio internazionale

Nell’analisi le donne con un PGS superiore all’80 percentile, il gruppo a più alto rischio genetico, non hanno mostrato un rischio ridotto associato all’uso di aspirina. I ricercatori hanno tuttavia sottolineato che questo gruppo non rientrava nell’indice di confidenza statistica dell’interrogazione dei dati del 95 per cento CI: mentre lo studio non è stato in grado di confermare una riduzione del rischio, una riduzione, anche del 13 per cento potrebbe aver luogo per questi individui e quindi non dovrebbe essere considerato un risultato nullo ma un’area che necessita di ulteriori studi.

Rischioso assumere il farmaco quotidianamente

Gli scienziati, benché entusiasti, hanno voluto comunque sottolineare i rischi per la salute derivanti dall’uso quotidiano di aspirina. Possono verificarsi infatti eventi avversi anche gravi, tra cui ulcere gastriche e ictus emorragici. L’uso frequente del farmaco, anche in considerazione dei bassi tassi di cancro ovarico nella popolazione generale (inferiori all’1,3 per cento delle donne), risulta tuttavia sconsigliato, fatta eccezione per le persone con punteggi PGS del cancro ovarico più elevati.

Fonte
JAMA Network Open

Science Media Centre

03/03/2023