La zecca è un artropode che, durante i suoi tre cicli di vita – larva, ninfa, adulto – si ciba solo una volta l’anno. I suoi morsi possono, tuttavia, nascondere una minaccia. Nelle sue ghiandole salivari possono, infatti, proliferare protozoi e batteri, pericolosi anche per l’uomo. I morsi di zecca causano malattie come il morbo o borelliosi di Lyme, la meningoencefalite, la rickettsiosi o febbre bottonosa, la tularemia, la ehrlichiosi canina, l’encefalomielite ovina. “L’intervento di disinfestazione da zecche è necessario, proprio perché questi insetti possono rivelarsi portatori di patologie molto gravi”, così una società italiana che si occupa di disinfestazione nel settore. “Per liberarsi dal fastidio delle zecche, il consiglio principale è sempre quello di prevenirne l’infestazione, impedendo il contatto con gli animali domestici e utilizzando repellenti specifici. In generale per il trattamento di bestiame e animali domestici si usano prodotti insetticidi specifici ed autorizzati, mentre per il trattamento di grandi superfici aperte, e in cui l’infestazione è generalmente meno intensa, bastano la falciatura dell’erba e la bruciatura dell’erba secca. In caso di infestazioni intense è importante attuare procedure di disinfestazione mirate, calendarizzate e professionali”.
Prevenzione, l’arma contro le zecche. Il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute suggerisce, ad esempio, a chi si rechi in “aree a rischio”, come può essere durante un’escursione, di “vestirsi opportunamente”, con “abiti chiari che rendono più facile l’individuazione delle zecche”, di “coprire le estremità, soprattutto inferiori, con calze chiare”, ancora meglio se stivali, di “utilizzare pantaloni lunghi” e “preferibilmente un cappello”, di “evitare di toccare l’erba lungo il margine dei sentieri”, di “non addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta”, quindi, dopo ogni escursione, di “effettuare un attento esame visivo e tattile” della “propria pelle”, nonché dei “propri indumenti”, rimuovendo – poiché esse tendono a “localizzarsi” su testa, collo, fianchi, dietro le ginocchia – “le zecche eventualmente presenti” e spazzolando gli indumenti prima di “portarli all’interno” della propria abitazione. Il vademecum consiglia anche, prima di un’escursione, di “trattare gli animali domestici”, come, ad esempio, i cani, con “sostanze acaro repellenti”.
In Italia, così ancora il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, sono presenti due famiglie di zecche: le Ixodidae o zecche dure e le Argasidae o zecche molli. Le prime, dal caratteristico “scudo dorsale chitinoso”, sono diffuse con i sei generi Ixodes, Boophilus, Hyalomna, Rhiphicephalus, Dermacentor, Haemaphysalis, mentre le seconde, prive di scudo dorsale, sono presenti con i due generi Argas e Ornithodorus.
Alcuni ricercatori del Dipartimento di Biodiversità ed Ecologia Molecolare della Fondazione Edmund Mach di San Michele sull’Adige e del Dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con alcuni ricercatori della Unité d’Épidemiologie Animale di Saint Genès Champanelle e del Centre de Biologie pour la Gestion des Populations di Montferrier-sur-Lez – entrambi dello Institut National de la Recherche Agronomique – hanno studiato, nell’ambito del progetto europeo EDENext – Biology and control of vector-bone infections in Europe, il pasto, a base di sangue, della ninfa dello Ixodes ricinus L., un aracnide delle Ixodidae, noto come zecca dei boschi o del capriolo, cui, già nel 1995 i ricercatori di San Michele sull’Adige avevano dedicato il manuale La zecca nei boschi: informazioni e prevenzione, ricordando: “Le zecche si attaccano alla pelle e succhiano il sangue fino a gonfiarsi. Stanno nei boschi, nascoste sui cespugli o fra il manto dei mammiferi domestici e selvatici. Fino a poco tempo fa erano ritenute responsabili solo di qualche spiacevole puntura, ma le ricerche recenti hanno messo in luce la loro pericolosità, perché possono causare malattie anche gravi, fra cui il morbo di Lyme e l’encefalite”.
Oggi, a San Michele sull’Adige, il Dipartimento di Biodiversità ed Ecologia Molecolare consta di un gruppo di ricerca in Ecologia Animale, che analizza le “relazioni tra perdita di biodiversità, cambiamenti globali e diffusione di malattie trasmissibili agli animali e all’uomo”. E oggi che la ricerca è andata avanti, della zecca dei boschi si studia il DNA dell’ultimo pasto rimasto nel suo intestino, ciò che consente di risalire all’ospite, cui è “stata succhiata la goccia di sangue”. La ricerca o Identifying the last bloodmeal of questing wood tick nymphs (Ixodes ricinus L.) by DNA amplification: three approaches tested è stata presentata, nell’aprile scorso, a Candia, sull’isola di Creta, nell’ambito della conferenza internazionale Genes, Ecosystems and Risk of Infection, ricevendovi un importante riconoscimento. Come illustrato dai ricercatori, tre i protocolli usati: Reverse Line Blot Hybridization (RLBH), Next Generation Sequencing (NGS), quindi, testato per la prima volta, l’High Resolution Melting Analysis (HRMA). Se i primi due, non senza margini di “incertezza”, hanno dimostrato la possibilità di limitazione della contaminazione e di “accrescere la qualità dei risultati”, il terzo ha rivelato un alto grado di “sensibilità”, con, ad esempio, l’identificazione del pasto nel 65,4% delle ninfe in esame.
La ricerca è stata condotta su un migliaio di zecche catturate in trenta prati trentini attraverso il blanket-dragging, ossia trascinando un tessuto cui si sono attaccate le zecche in stato di ninfa. Grazie al protocollo HRMA, il campione, analizzato in laboratorio, ha consentito di individuare il DNA degli ospiti, del cui sangue le zecche s’erano nutrite. Circa il 20% del DNA era di cani e roditori, il 15% di uccelli, il 7% di ovocaprini, tutto il resto, e in “forma residuale”, di bovini e ungulati.
Quali i benefici di tale ricerca? “Gli esiti delle analisi” così, la Fondazione Edmund Mach “saranno utili per sviluppare modelli che aiutino a prevenire l’andamento delle malattie. Infatti, conoscendo le modalità di dispersione della specie in un determinato lasso di tempo, e avendo a disposizione l’ultima cena della zecca, gli esperti potranno stimare con più precisione come si diffondono gli esemplari infetti e studiare nuovi metodi di prevenzione”.
La sorveglianza delle malattie trasmesse da vettori è stata, infatti, un’emergenza individuata in sede europea allorquando s’è trattato di finanziare il progetto EDENext: “Molte malattie infettive vengono trasmesse attraverso artropodi che si nutrono del sangue dell’organismo ospite, chiamati genericamente ‘vettori’. Le epidemie di malattie trasmesse da vettori verificatesi recentemente in Europa, come il virus della lingua blu e la febbre emorragica, sottolineano l’importanza di riuscire a comprendere le dinamiche delle popolazioni di questi organismi per giungere a individuare strategie di controllo. Per riuscire a controllare le popolazioni dei vettori e ridurre al minimo la trasmissione dei patogeni non è sufficiente ricorrere all’uso di insetticidi. Sono infatti necessarie strategie alternative più efficaci, che si basino su una migliore conoscenza dell’ecologia dei vettori e della biologia dei patogeni”.
All’orizzonte la mobilità, considerata “allarmante”, delle specie esotiche verso i paesi occidentali, mentre tra i “fattori ambientali” scatenanti, il clima e l’attività umana, come ad esempio, il consumo di suolo, considerati ormai tra gli “elementi di promozione” della “colonizzazione dei vettori” e della “trasmissione dei patogeni”.
Abbiamo parlato di:
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute Website
Zecche Vademecum
Dipartimento di Biodiversità ed Ecologia Molecolare FEM Website
Fondazione Edmund Mach Website Twitter Facebook Google+ YouTube
Dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica – Università degli Studi di Milano Website
Unité d’Épidemiologie Animale INRA Website
Centre de Biologie pour la Gestion des Populations Website
Institut National de la Recherche Agronomique Website Facebook
EDENext – Biology and control of vector-bone infections in Europe Website Twitter Scheda
Ixodes ricinus L. Scheda Video
Gruppo Ricerca Ecologia Animale FEM Website
Identifying the last bloodmeal of questing wood tick nymphs (Ixodes ricinus L.) by DNA amplification: three approaches tested Abstract Poster
Genes, Ecosystems and Risk of Infection Website