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Parma sul podio Unesco come città creativa della gastronomia

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E mentre in Italia la guerra dell’olio non conosce tregua, con il tentativo, come ha raccontato Tiscali, di depenalizzazione del reato di frode in commercio, arriva per Parma una bella notizia: l’11 dicembre la città emiliana è stata proclamata dall’Unesco Città Creativa della Gastronomia. Comprensibile la gioia di Federico Pizzarotti, sindaco della città: “Questo riconoscimento rafforza la vocazione internazionale di Parma, e può aprire la strada ad importanti sviluppi per la nostra economia, soprattutto in campo turistico. È anche la conferma che il futuro del territorio parmense passa in primo luogo attraverso la valorizzazione dei suoi prodotti di eccellenza e la capacità di trasformarli in cibo. Sono anche convito che, se saremo bravi, potremo utilizzare questo riconoscimento come volano per far conoscere Parma nel mondo anche come città d'arte, carica di storia, che si appresta a celebrare i suoi primi duemiladucento anni di vita”.

La vittoria di Parma è, infatti, una vittoria per i tanti ristoratori e operatori turistici, ma anche per “tutta l’Emilia Romagna”, ha sottolineato Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura. L’orgoglio, a Parma, è alle stelle, con Andrea Zanlari, presidente della locale Camera di Commercio, che ha ricordato come quelli di Parma siano “prodotti di eccellenza eredità dei nostri avi”, un patrimonio da salvaguardare per le future generazioni. Il segreto del successo, ha ricordato Cesare Azzali, presidente di Parma Alimentare, è l’essersi aperti al “resto del mondo” a dimostrazione che “la cultura del cibo è un patrimonio dell’Italia intera” con Parma che ne è il “simbolo”.

Per Massimo Spigaroli, presidente dell’associazione Chef to Chef è un sogno che si realizza che “ci assegna una responsabilità importante”. L’11 dicembre scorso 47 città sono state, infatti, inserite dall’Unesco nel suo Creative Cities Network, con dieci di loro, fra cui Parma, nominate città creative per la gastronomia. Per l’Italia è salita sul podio Parma, per la Spagna Burgos e Dénia, per la Norvegia Bergen, per la Turchia Gaziantep, per l’Iran Rasht, per la Tailandia Phuket, per il Messico Enseada, per il Brasile Belém, quindi Tucson per gli Stati Uniti. Quanto basta per capire l’importanza del riconoscimento.

Una nomina, quella per Parma, che è anche un segnale al mercato della contraffazione dei prodotti tipici regionali come i tanti falsi Parmesan venduti oltreconfine. Né è un caso che il riconoscimento sia stato salutato con favore da Coldiretti, poiché pensato a tutela del “buon nome di una città che è sinonimo di buona alimentazione nel mondo dove purtroppo il termine Parma è il più usurpato per indicare produzioni che nulla hanno a che fare con il territorio, dal Parmesan statunitense al Parma salami messicano fino al Prosciutto di Parma del Canada”. “Occorre proteggere il buon nome delle produzioni del territorio dalle imitazioni di bassa qualità che si moltiplicano a livello nazionale e all’estero” così, Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, nel sottolineare “l’importanza che i prestigiosi riconoscimenti a livello internazionale si traducano presto in norme per garantire maggiore trasparenza negli scambi commerciali anche con l’obbligo di indicare la provenienza dei prodotti agricoli impiegati”.

 

Abbiamo parlato di:

Depenalizzazione del reato di frode in commercio: è nuova guerra sull’olio d’oliva Articolo Tiscali

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