Mentre si prepara all’uscita di ‘Ma io sono fuoco’, il nuovo album, Annalisa fa un bilancio della sua vita a 40 anni compiuti il 5 agosto. L’artista donna più certificata in Italia con 52 dischi di platino e 14 d’oro, ma pure la prima italiana premiata ai Billboard Women in Music di Los Angeles, ora si prepara alla prova del tour nei palasport al via il 15 novembre da Jesolo, già sold out come le altre date. Sulla copertina posa su un letto infuocato con una tigre alle spalle: una visione che, come suggerisce la filosofia di Jorge Luis Borges, rimanda alla metafora del tempo circolare e alla trasformazione continua.
La svolta dei 40 anni
Insomma, un’immagine forte che nasconde però delle debolezze, a partire dalla dichiarata paura d’invecchiare che si è manifestata anche durante un compleanno complicato: «I 40 anni li ho vissuti male – confessa al Corriere della Sera -. Ho sempre cercato di non dare peso ai decenni, ma di vivere la vita come un flusso continuo. Non mi sento diversa dall’anno scorso, ma tutti me lo chiedono e quindi mi è venuta l’ansia. Gli auguri al Tg sono stati belli, però… Sarei voluta rimanere a casa a piangere tutto il giorno. Non ho fatto un festone: sono andata in un ristorante in val Bormida con mio marito e i miei genitori».
Il tritacarne dei social
Forse pesano anche i giudizi sui social? «Sono abituata. All’inizio della carriera mi pesava, ma il giudizio era meno presente perché non vivevamo la full immersion nei social che viviamo oggi. A volte mi sono innervosita, magari senza arrivare a stare male. Il punto è la superficialità dei commenti che vengono fatti senza pensare che dall’altra parte c’è una persona reale».
Solidarietà o lotta fra colleghe?
Sono molte anche le colleghe che patiscono le malelingue virtuali ma negli ultimi anni la scena pop femminile italiana è fortissima: Emma, Alessandra Amoroso, Elodie, Clara: una vera ‘scuola’ di artiste italiane contemporanee? "Perché no? Io mi sento pop nell’essenza: amo mettere in scena la musica, usare il palco come spazio espressivo, anche attraverso un po’ di trasformismo”, dice all’Adnkronos. E ancora: “Mi piace lo show tanto quanto la scrittura. Il pop ci dà la possibilità di far arrivare lontano messaggi e parole, che siano leggeri o profondi, spesso nascosti dietro una produzione o una cassa che fa ballare. Mi appartengono molto anche le canzoni più emotive, come ‘Piazza San Marco’, che canto insieme a Marco Mengoni ma in generale amo tutte le sfumature del pop. Trovo bello che noi donne stiamo lavorando tanto per conquistare spazio e credibilità. Non è facile, si fa più fatica ma non mi spaventa: a volte mi fa arrabbiare, sì, ma grazie anche alle interviste possiamo raccontare il lavoro che c’è dietro, nostro e delle colleghe. E di questo spazio che finalmente stiamo occupando, io sono fiera".
Nessuna competizione fra colleghe? "Certo, la competizione piace molto al pubblico, alle fanbase, ai media che fanno paragoni. È normale ma non è la realtà. Nella realtà c’è comprensione, perché sappiamo tutte quanta fatica c’è dietro".
Sold out veri o per finta?
Oggi si parla spesso di ‘finti sold out’ per i concerti: "Anche questo crea pressione, si somma a tutto il resto. Quelle due parole, ‘sold out’, generano spesso stress: sembra che se non lo fai, non conti nulla. Non è così. Il valore di un artista non si misura solo con i numeri dei biglietti. Quando capita di fare sold out è bellissimo, da celebrare, certo. Ma non è quello che ci definisce".
Foto Ansa e Instagram @naliannalisa