Dal favismo all'aborto: il mondo oscuro dell'henné
L’henné, che colora di rossatro la pelle, si ricava dalle foglie essiccate della Lawsonia inermis L., arbusto delle Lythraceae dai piccoli fiori bianchi diffuso dall’Africa all’Asia, passando per il Medio Oriente e venerato sin dall’antichità come fonte di un colorante per tessuti, corpo, capelli e unghie. In molte culture viene usato anche su neonati e bambini, spesso con gravi rischi per la salute, in particolare se affetti di deficit G6PD, favismo.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Bambina con decorazioni all’henné © AllWallpaper.in
L’henné si ricava dalle foglie essiccate della Lawsonia inermis L., arbusto delle Lythraceae dai piccoli fiori bianchi diffuso dall’Africa all’Asia, passando per il Medio Oriente e venerato sin dall’antichità come fonte di un colorante per tessuti, corpo, capelli e unghie: gli arabi la chiamano, così come l’arbusto, con varianti, al-hinna, in Occidente conosciuta come henné, alla francese.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Lawsonia inermis L. © Wikipedia
Lawsonia inermis L. © Pinterest
Fiori di Lawsonia inermis L. © Flora of Qatar
Scatola per foglie essiccate di Lawsonia inermis L. di farmacia turca laccata a forma di barile con coperchio e decorata con uccelli e disegni floreali. 1870-1920 © Science Museum - London/Wellington Collection
Foglie essiccate di Lawsonia inermis L. © Amazon
Lawsonia inermis L. © Francisco Manuel Blanco
Scarsa l’informazione, per non dire assente, da parte di chi vende henné nei confronti di coloro che soffrono di deficit di G6PD, in poche parole, favismo: “Il favismo, carenza dell’enzima Glucosio-6-Fosfato Deidrogenasi - abbreviato G6PD” ci spiega la dottoressa Alessandra Vasselli, cosmetologa e membro del comitato direttivo di AIDECO, l’associazione italiana di dermatologia e cosmetologia, “come noto può determinare anemia emolitica, grave alterazione a carico dei globuli rossi. Chi ne è affetto pertanto deve evitare con massima attenzione non solo le fave, ma tutte le sostanze che possono interferire negativamente con questa patologia, non solo per contatto ma anche per inalazione o per contaminazione (in fase di produzione di prodotti di consumo)”. Nel caso della Lawsonia inermis L. il meccanismo è scatenato dal lawsone: “L’henné” continua “ingrediente fitocosmetico per tinture ‘naturali’ è ricavato dalle foglie di un arbusto denominato Lawsonia inermis L. della famiglia delle Lythraceae e non viene utilizzato solo per la colorazione temporanea dei capelli, ma anche per tingere la pelle o realizzare tatuaggi. Esistono diversi tipi di prodotto, ma in realtà la vera tintura naturale è rossa o tendente al rosso. Contiene un ingrediente, lawsone - ovvero chimicamente il 2-idrossi-1,4-naftochinone - la cui struttura è simile a quella di un metabolita del naftalene (1,4-naftochinone): è un potente ossidante sulle cellule carenti di G6PD” e, quindi, in grado di provocare emolisi. “Considerate la complessità degli estratti vegetali che possono contenere naftochinone o sostanze simili e la serietà del problema” spiega ancora “è sconsigliabile l’uso di questi prodotti/composti/miscele ai soggetti affetti da tale patologia. Così come riportato sul sito dell’Associazione Italiana Favismo - Deficit di G6PD Onlus, oltre ai medicinali elencati, ‘altri elementi vari’ che dovrebbero essere evitati sono ovviamente ‘le fave, l’Henné nero (Indigofera tinctoria), l’Henné rosso egiziano (Lawsone inermis) ed altri coloranti affini, usati in Italia’ (e nel mondo) ‘sia per pseudo-tatuaggi sia per tingere i capelli’. Sarebbe opportuno inoltre studiare meglio la composizione analitica degli estratti vegetali, prima di farne uso in questi casi, ed escludere quindi tassativamente la presenza di composti simili all’1,4-naftochinone”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Henné in polvere © iStock
Lawsonia inermis L. © Wellcome Collection
Da secoli è tutto un tingere e tingersi con l’henné, tanto da chiamare henné nero l’indaco, che si ottiene dalla fermentazione delle foglie della Indigofera tinctoria L. pianta delle Leguminose che ben s’adatta ai climi tropicali e che cresce spontanea in Africa, nel Sud-est asiatico e in Oceania.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Indigofera tinctoria L. © Healthy Living
Indigofera tinctoria L. e indaco © Charleston Magazine
Foglie essiccate di Indigofera tinctoria L. © Attar Ayurveda
Indigofera tinctoria L. © Wellcome Collection
Indaco © The Yarn Tree
La polvere ricavata dalla Cassia obovata Collad., conosciuta anche come Cassia italica o Senna italica, pianta erbacea perenne delle Leguminose originaria dell’Asia, del Medio Oriente e dell’Africa tropicale, viene chiamata henné neutro, usato per donare lucentezza e corpo ai capelli.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Cassia obovata Collad. © Pinterest
Nonostante venga sconsigliato, c’è chi non rinuncia ad usare tinte tipo henné e black henna in gravidanza.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Decorazioni in gravidanza © Nicole Tronti
Nel 2011 un studio pubblicato su Médecine tropicale col titolo Hemolyticanemia after voluntary ingestion of henna (Lawsoniainermis) decoction by a young girl with G6PD deficiency riferì un caso di grave anemia emolitica in un paziente di 17 anni dell’arcipelago delle Mayotte, nell’Oceano Indiano, con deficit parziale di G6PD, che aveva volontariamente assunto decotto di henné per procurarsi un aborto. “In diversi paesi il decotto di henné viene ingerito come una droga tradizionale per indurre l’aborto” spiega lo studio, ricordando “i pericoli potenzialmente letali associati ad alcuni estratti vegetali usati come medicine tradizionali”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Feto © Twitter
Non c’è donna o uomo che abbia resistito al mito dell'henné. Da secoli è, infatti, tutto un tingere e tingersi con l’henné.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Decorazioni con henné © PxHere
Non c’è donna o uomo che abbia resistito al mito dell'henné. Da secoli è, infatti, tutto un tingere e tingersi con l’henné.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Decorazioni con henné © PxHere
Non c’è donna o uomo che abbia resistito al mito dell'henné. Da secoli è, infatti, tutto un tingere e tingersi con l’henné.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Decorazioni con henné © PxHere
C'è chi ama decorarsi con la black henna, una mistura con l’aggiunta di forti dosi di PPD o para-fenilendiammina, un agente scurente.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Decorazione con black henna © PxHere
Decorazioni cerimoniali con henné © PxHere
Decorazioni con henné © PxHere
Non c’è donna o uomo che abbia resistito al mito dell'henné. Da secoli è, infatti, tutto un tingere e tingersi con l’henné.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Afghanistan, uomo con barba tinta con henné © Wikipedia
Venditore di henné a Sana’a, Yemen © Wikipedia
Non c’è donna o uomo che abbia resistito al mito dell'henné. Da secoli è, infatti, tutto un tingere e tingersi con l’henné.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
India, donna con capelli tinti con henné © Wikipedia
Nella corsa al tingersi c’è chi ha scoperto la black henna, una mistura con l’aggiunta di forti dosi di PPD o para-fenilendiammina, un agente scurente. Nel 2018 la BBC raccontò, ad esempio, la storia di Mary Bates che nel 2015, in visita in Turchia, si fece convincere da una donna sulla spiaggia a farsi tatuare con black henna, di cui non aveva mai sentito parlare: “Dopo un’ora c’era qualcosa che non andava. Tutte le linee hanno iniziato a crescere e peggioravano sempre di più. Dopo alcuni giorni hanno iniziato a trasudare e si sono staccati enormi pezzi di pelle”. La causa? La para-fenilendiammina.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Esempio di danni da black henna © Nicola Kelley - Cardiff and Vale University Hospital NHS Trust
Esempio di danni da black henna © El Konafa
Decorazione con black henna © PxHere
Tatuarsi con black henna © PxHere
Decorazione con black henna © PxHere
Tatuarsi con black henna © OM Stories from Asia
Decorazione con black henna © PxHere
L’uso dell’henné o di altre tinture è particolarmente diffuso tra i bambini, né si contano i danni per la salute. Nel 1992 uno studio pubblicato sugli Annals of Tropical Paediatrics con il titolo Poisoning from henna dye and para-phenylenediamime mixtures in children in Khartoum riferì il caso di avvelenamento fra il 1984 e il 1989 di 31 bambini sudanesi di Karthoum cui era stata applicata una miscela colorante a base di henné e PPD o para-fenilendiammina, un agente scurente: “Tutti i bambini presentavano un edema angioneurotico acuto e grave, mentre per 15 casi è stata richiesta la tracheostomia d’emergenza per ostruzione respiratoria. Insufficienza renale acuta si è verificata in cinque bambini che hanno recuperato dopo la dialisi peritoneale. Alta la mortalità con 13 decessi, tutti e 13 a 24 ore dall’insorgere dell’evento. Lo shock ipotensivo ha dato una prognosi sfavorevole. È possibile che casi simili si verifichino, non riconosciuti, dove l’hennè viene tradizionalmente utilizzato. Un programma di educazione pubblica e la restrizione della para-fenilendiammina sono da richiedere urgentemente in Sudan e in altre nazioni colpite. L’ingestione è stata accidentale in 12 bambini, deliberata in 10 e omicida in tre casi, con assorbimento cutaneo probabile nei rimanenti sei”.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Decorazione con black henna © Henna 4 U
Da tempo medici e scienziati sconsigliano l’uso dell’henné e di altre sostanze tintorie sui bambini, in particolare se affetti da deficit di G6PD, favismo. Il commercio è sordo e talmente da immettere sul mercato prodotti a imitazione dell’henné e di altre tinture e pertanto ancora più pericolosi.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Set tintorio per bambine © Walmart
Peshawar, Pakistan, bambine decorate con black henna in occasione di un festival estivo © Scoopnest
Bambina con decorazioni all’henné © unsplash.com
Tinta con henné © Allure Beauty Store
Tinta con henné © Les Aventures de Malie
Nella corsa al tingersi brinda il commercio di prodotti scadenti: polveri e creme vendute in confezioni di dubbio gusto con donne, in particolare esotiche, dalle chiome nero corvino, bionde, rosso mogano e rosso acceso che sembrano dire, ammiccando, tingiti e sarai come me! Un commercio spinto dalla vanità per la gioia dei negozietti etnici e di importatori insofferenti alle norme che non disdegnano, tempi moderni, l’e-commerce: India, Pakistan, Marocco, Turchia, molti di questi prodotti arrivano da qua. Di questo commercio ne sa qualcosa il Rapex, il sistema di allerta rapido dell’Unione Europea nelle cui maglie finiscono i prodotti, fra cui i cosmetici, pericolosi per il consumatore e non conformi ai requisiti di sicurezza delle direttive comunitarie: prodotti ritirati dal mercato, di cui viene vietata l’importazione, richiamati se hanno raggiunto i consumatori. Consultando il database si trovano, ad esempio, diversi prodotti tintori, spacciati come 100% sicuri e naturali, segnalati per rischio chimico o microbiologico. Prodotti, nel primo caso, provenienti da Francia, India, Repubblica Ceca e Russia, con aggiunta di 2-Nitro-p-fenilendiamina, con rischi per occhi e pelle danneggiata e capace di scatenare infezioni e irritazioni; con concentrazioni elevate di PPD, causa di dermatite allergica da contatto; con aggiunta massiccia di perborato di sodio, tossico ad alte dosi, ricorda un richiamo, nonché pericoloso per la fertilità o il feto; di N-nitroso-dietanolammina, considerata “cancerogena per l’uomo”; di perossido di bario, “nocivo se ingerito o inalato”. Prodotti, i secondi, provenienti da Brasile, Francia, India e Turchia, contaminati da batteri mesofili aerobici, lieviti e muffe.
Testo di Stefania Elena Carnemolla
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex
Prodotto cosmetico nocivo e fuori norma immesso nel mercato europeo © Rapex