Stupro di Palermo, "Io non sono carne", le celebrità ci mettono la faccia. L'iniziativa aperta a tutti
"La carne è carne". Difficile togliersi dalla testa queste parole pronunciate da uno dei sospettati violentatori dello sconvolgente stupro avvenuto all'inizio di agosto a Palermo. Tutte le terribili espressioni della chat degli orrori hanno sconvolto il Paese e ovviamente coinvolto anche i vip che hanno deciso di aderire all'iniziativa lanciata sulla pagina Instagram di Fab! insieme al giornalista Luca Dini. Da Caterina Balivo ad Alessandro Preziosi, da Elisabetta Gregoraci ad Adriana Volpe e Maria Grazia Cucinotta e ancora Alessio Boni. Il senso di questa campagna è riassunto così:
"Ci ribelliamo a chi riduce la preda a un pezzo di carne da stuprare e il predatore a un altro pezzo di carne schiavo dei suoi istinti. Donne e uomini non sono carne, #iononsonocarne. Facciamo sentire la
nostra voce. Noi non siamo carne" è l'obiettivo della campagna.
Ma anche politici come la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi hanno aderito all'iniziativa. "Difficile immaginare qualcosa di più brutale, squallido e vigliacco di una violenza sessuale di gruppo: 7 giovani uomini che si avventano su una ragazza contro la sua volontà. Se lo hanno fatto senza provare rimorso o vergogna, forse, è proprio perché per loro non era una donna, una persona, un'anima. Solo un pezzo di carne. Degli autori del reato spero si occupi la giustizia. Tu, cara ragazza, cerca di pensare che ce l'hai fatta, che sei sopravvissuta. Che loro non hanno vinto perché tu non sei un pezzo di carne. La tua anima era altrove. Tu sei preziosa".
Caterina Balivo: Le hanno fatto violenza in 7, a turno. L'hanno picchiata e filmata, poi l'hanno lasciata per terra completamente senza forze, mentre implorava di chiamare un'ambulanza.
Potrebbe sembrare l'inizio di un racconto horror, ma è solo la triste e amara realtà della violenza di gruppo avvenuta a Palermo su una ragazzina di 19 anni. I responsabili hanno dimostrato di non provare alcun tipo di empatia nei confronti della vittima: totalmente indifferenti al suo dolore, forse sicuri dell'impunità. Poi c'è la madre di uno di loro, che ha decritto la vittima come una "poco di buono": in questo modo ha creduto di proteggere e giustificare suo figlio, anche di fronte ad una simile atrocità, dimostrando invece di essere causa e radice di quanto è accaduto. La nostra società va salvata: c’è sempre più un disperato senso di ingiustizia, degrado, solitudine, c’è vuoto e paura, c’è ignoranza culturale ed anche sentimentale. Non ci sono ricette sicure, ma forse potremmo cominciare chiedendo di riformare la Giustizia, affinché le donne possano veramente fidarsi sentendosi finalmente tutelate e forse è giunto il momento di investire nelle scuole, partendo dall'introduzione dell'educazione affettiva, sessuale e sentimentale. Le donne non possono essere lasciate sole in questa battaglia, come se non riguardasse l'intera collettività.
Alessandro Boni: Non abbandoniamo i giovani al destino della violenza, alla prepotenza della forza, al buco nero della inesorabile colpa.
Samantha de Grenet: L'ennesima donna che ha dovuto subire la malvagità dell' orco. Questa volta si tratta di 7 ragazzi o meglio di 7 mostri che non conoscono cosa sia il rispetto e l' amore per un altro essere umano.
Hanno agito in branco come solo i vigliacchi sanno fare e hanno abusato di una ragazza di 19 anni solo perché sola, indifesa ed incapace di difendersi. L' hanno picchiata, violata , filmata e lasciata a terra.
Le dichiarazioni di alcuni familiari dei colpevoli o del minorenne rilasciato dal giudice perché collaborativo, allucinante, fanno rabbrividire e tanta rabbia, per non parlare di tutti quelli che giustificano la violenza perché la povera vittima, ripeto VITTIMA, secondo loro era una poco di buono, o di chi sul canale telegram si mette in coda per vedere il video dello stupro. Ma che persone siete? Dov'è è la vostra umanità? Dov'è è la vostra anima? Quella notte a Palermo non c' eravate ma siete colpevoli quanto quei mezzi uomini che si sono macchiati di un crimine così codardo e malvagio.
Come si può non pensare che quella ragazza sarebbe potuta essere vostra figlia, vostra sorella, vostra madre o un' amica...Com' è possibile che si abbia così poco rispetto per la vita altrui? Come non ci si può rendere conto , o ancora peggio fregarsene del grande dolore fisico e psicologico che si procura... In questi giorni si parla di castrazione chimica ...beh sarebbe il minimo!
Maria Grazia Cucinotta: "Se ci penso mi viene lo schifo, eravamo cento cani sopra una gatta, però che devo fare, la carne è carne". (Angelo)
Palermo, 1953. Una 19enne va al bar con Angelo, un amico che non è il suo fidanzato, e che le fa bere alcol e fumare qualcosa. Spuntano sei tizi che lei non ha mai visto prima, la trascinano barcollante in un vicolo buio. «Mi vuoi far stare sola con questi, ma sei pazzo?», protesta. «Andiamo, forza che ti piace», risponde Angelo mentre i sei - il più giovane sta per compiere 18 anni, il più vecchio ne ha 22 - la stuprano.
«No, basta, smettetela», li implora, la zittiscono a schiaffi e pugni. «Stiamo facendo un bordello», si vantano, «uno stupro di massa». Nessun passante interviene. Alla fine la ragazza, piegata dal dolore, chiede un’ambulanza. Angelo si rifiuta, teme le forze dell’ordine, la abbandona con un’ultima frase: «Le abbiamo fatto passare il capriccio».
La ragazza va in ospedale, dove le trovano lesioni e lividi, e dalla polizia. Fra il suo racconto e quelli dei clienti del bar, gli agenti acciuffano i sette. Ma i familiari li difendono («Quella è una poco di buono», grida una madre), gli accusati la minacciano («Le chiudo le narici con una testata») e la loro versione (invece di stare con il fidanzato se l’è andata a cercare, e comunque «la carne è carne») trasforma la vittima nella colpevole. Che ritira la denuncia.
Palermo, 2023. A parte l’epilogo (la denuncia procede) e i video sui cellulari, la storia è come l’abbiamo immaginata 70 anni fa. Gli psicologi se la prendono con il disagio, il porno, l’assenza di educazione sessuale. Io parlerei di educazione punto e basta, un’educazione marcia: come hanno scritto sugli striscioni a Palermo, «Lo stupratore non è malato, è figlio sano del patriarcato».
Adriana Volpe: Le nostre mamme, le nostre nonne( dipende dall’età che avete)negli anni 60/70 hanno combattuto per ottenere la libertà, la libertà di scegliere, la libertà di poter dire di No. Oggi tocca a noi scendere in campo , dobbiamo essere libere di dire no ad una relazione tossica, no ad un rapporto sessuale anche all’ultimo secondo. Senza rischiare la vita. Servono PENE ESEMPLARI! Non possiamo più sentire “se l’è cercata”. Una donna può aver bevuto, fumato, indossato una minigonna ma nessuno è legittimato a molestarla, toccarla ed abusare di lei. E non voglio più sentire “lei era consenziente” secondo voi una ragazza voleva farsi stuprare da 7 ragazzi? era felice di farsi picchiare e filmare mentre la violentavano?!?!Si riuscirà a far capire che una donna può organizzare un incontro, scrivere voglio fare l’amore con te, ma se poi nel momento che si è insieme e si sta facendo l’amore ci sono pratiche sessuali che non si vogliono fare, una donna è legittimata a dire di No. E SE LA DONNA DICE NO È NO! E TI DEVI FERMARE !! Qualsiasi persona, penso anche al mondo Lgbt, nel momento in cui decide di non voler più un rapporto sessuale, ha il diritto di essere rispettata . Se ottieni quello che vuoi tu, ma che non vuole l’altra persona, solo perché sei più forte e sei riuscito a immobilizzarla questo non è violenza ?!?! Donne stuprate, 76 femminicidi dall’inizio dell’anno, praticamente da gennaio una donna è morta ogni 3 giorni. Siamo di fronte ad una EMERGENZA SOCIALE. Abbiamo capito che le donne devono denunciare, per fortuna c’è il codice rosso, ci sono dei provvedimenti che tutelano la donna, ma questi provvedimenti hanno una scadenza, un termine. E spesso i processi durano di più rispetto a questi provvedimenti cautelari. Mettiamo nelle condizioni questi tribunali di velocizzare il tutto. Credo ci sia un’emergenza tribunali, pm, giudici. I tribunali sono intasati e i pm e i giudici sono sovraccarichi di lavoro. Facciamo un calcolo di quante donne denunciano e quante sentenze ci sono. La proporzione qual è? Velocizziamo il tutto perché ci sono donne che non sono arrivate neanche a sentire la sentenza.
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