Ti distrai un attimo e tuo figlio è sparito: così il maestro Ian McEwan affronta la paura numero uno di un genitore
"Bambini nel tempo" di Ian McEwan è un incubo che dura per 250 pagine perché è questione di un attimo, ogni genitore lo sa

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Accade in un supermercato, ma qui non si tratta di una storia da pubblicità. Ci vuole coraggio a parlarne per tutto un romanzo. Un padre, Stephen, porta con sé la figlia Kate di 3 anni a fare la spesa in un ipermarket.
In “Bambini nel tempo” (Einaudi, 1988) Ian McEwan, inglese, considerato uno dei maggiori scrittori viventi, narratore di situazioni inquietanti, affronta la paura numero uno di un genitore con un bimbo piccolo. Stephen arriva alla cassa, chiede un sacchetto. E’ questione di un attimo. “.. lo prese e si voltò. Kate non c’era più. Non c’era nessuno in coda dietro di lui.”
Un incubo che dura 250 pagine
E’ l’inizio di un incubo che dura 250 pagine, con una prosa elegante e precisa, così in contrasto con il terremoto dell’anima. McEwan divaga anche sul tema, perché il mondo di fuori è indifferente e prosegue con le sue regole. Stephen cerca Kate senza sosta. Ma non sa dove andare. “Non disponeva di una destinazione nello spazio come nel tempo; mentre avanzava con tanta furia restava fermo, seguitando a schiantarsi intorno allo stesso punto.” A differenza di Stephen, la madre, Julie, è impietrita dal dolore, non parla più. La casa va a rotoli. La colpa: come darla all’altro. Una via di fuga, cercata da qualche parte. La mente di Stephen ritorna ossessiva a quel momento, a come avrebbe potuto essere diverso, si aggroviglia sullo spreco dei giorni, le possibilità non espresse. Cerca un modo, anche banale, per farcela. Non basta. “Quella debolezza che impedisce di conservare la linea di confine tra il mondo com’è e come si desidera che sia. Non essere debole, si ripeteva, cerca di sopravvivere (…), non franare nelle fantasticherie, non prendere quella china. Potresti non tornare più indietro. E resisteva, ma non poteva impedirsi di desiderarlo”. Il presente, così prezioso. La compassione, un’arma per sopravvivere.
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