Se il più giovane di 25 anni è lui: storia di un gigolò capriccioso che lei chiama “Cheri”
Nella recensione di Gabriella Carmagnola, tutti i segreti di "Cheri" di Colette: la storia d'amore fuori dagli schemi

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Quanto contano 25 anni di differenza se il più giovane è lui? Lo racconta, scavando nel profondo con penna leggera, Colette in “Chéri” (1920, Adelphi ). Lui è il figlio viziato di una dama dell’alta società parigina, all’inizio del ‘900, una specie di gigolò capriccioso che lei chiama “Cheri”. Lei, Lea, è una donna di mondo, altolocata, convinta che a quasi 50 anni “è lecito concedersi qualche piacere”. Hanno una relazione che dura da sei anni, fatta di giochi voluttuosi in cui lei, da gran dama, soddisfa ogni desiderio di quel ragazzo “coi capelli dai riflessi blu come le penne dei merli”.
E’ stato fatto anche un film, con Michelle Pfeiffer, che sembra più che altro una seduttrice affascinante che deve fare diventare uomo un ragazzo. Nel libro invece, ben più interessante, assistiamo a un crescendo di trasporto interiore e di inquietudine: "Non distingueva i punti precisi in cui il tempo, con tocchi impercettibili, segna su un bel viso l'ora della perfezione e poi quella di una bellezza più evidente, che annuncia già la maestà di un declino". Eppure gradualmente si interessa solo a Cheri. Riconosce le invidie, ignora le maldicenze. Paga tutto, regala. Lui si sposa con una coetanea insignificante. Lei fa finta di niente e parte per un viaggio di alcuni mesi, per dimenticarlo. Ritorna, pare rasserenata, lo ha quasi scordato. Ma lui riappare all’improvviso: si promettono amore, progettano di scappare insieme il giorno dopo, e si amano per tutta la notte. Però al risveglio tutto scompare. Lea, magistrale, lo capisce da uno sguardo. “La contemplò con quell’intensità e fissità che rendono temibile l’attenzione del bambino perplesso e del cane incredulo. Un pensiero illeggibile affiorava in fondo ai suoi occhi”. E’ arrivata la fine. Il Tempo si è inserito fra loro. Vorrebbe tornare indietro, ma è impossibile. Lea, anima a pezzi e sguardo asciutto, lo spinge alla porta. E’ la sua dignità che ci resta nel cuore.
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