logo tiscali tv

Ammettere senza pudori l'ambizione volgare e gli amori sognati, anche omosessuali: perché bisogna leggere Proust

"Alla ricerca del tempo perduto", una delle maggiori opere della letteratura mondiale di tutti i tempi, ci insegna come leggere in noi stessi. 3.700 pagine in cui Marcel Proust diventa il nostro amico, quello che capisce tutto della nostra vita

Ammettere senza pudori lambizione volgare e gli amori sognati anche omosessuali perché bisogna leggere Proust

Leggi più veloce

E’ Natale: meritiamo un regalo. Prendiamoci il Tempo. Andiamo in silenzio a conoscere un ragazzo, che poi diventa uomo e ci racconta la vita che scorre, nei più infiniti dettagli. E’ un po' un fallito, gli dicono in famiglia: non ha il piglio di un grande medico, è uno scrittore.

E’ Marcel Proust: “Alla ricerca del tempo perduto” (1913, in Italia Mondadori, traduzione di Giovanni Raboni) l’ha scritto anche per noi, che saremmo venuti dopo di lui.

Dice dei suoi lettori: 

“come con una lente di ingrandimento (…) li avrei muniti, grazie al mio libro, del mezzo per leggere in se stessi.” 

Una delle maggiori opere della letteratura mondiale di tutti i tempi, 3.700 pagine in cui lui diventa il nostro vero amico, quello che capisce tutto della nostra vita. È un solitario, se non fosse per quelle frequentazioni di salotti che pure detesta, ma l’alta società francese di fine Ottocento ha le sue regole. E’ un antieroe, malaticcio, svogliato, se non per quella capacità sovrumana di raccontare i movimenti terrulici dell’animo e di intuire risposte ancor prima di Freud. Ci porta, a passo lento ma inesorabile, nel suo mondo interiore che diventa il nostro.

Parla senza pudori di desideri, di amori sognati, o appassionati, o anche omossessuali. Segreti di seduzione, la smania di possesso della donna desiderata al punto da rapirla, l’ambizione volgare dei nuovi ricchi, gli intrighi politici attraverso fake news. E poi il lutto – è morta la nonna, brani strazianti in cui ritrovarsi -  e il Tempo che passa e le tracce che lascia. Le persone sono nel tempo, il loro essere specifico è l’invecchiamento, ci dice Proust. Il gusto di un dolce - la famosa madeleine -, o il ricordo della ruota della carrozza sulla strada, o l’accartocciarsi di un tovagliolo inamidato sono ricordi dei sensi, esempi dell’unica via che abbiamo per entrare in contatto con ciò che eravamo. Ma è solo questione di un attimo.

Il tempo ci segna, sul volto, nel corpo, e noi affannati a combatterlo. E il belletto diventa maschera, come nella scena finale – grandiosa -  del ricevimento a cui tutti si ritrovano dopo tanti anni. Ci riguarda tutti. E almeno questo è consolante. 

15/12/2023