Testi delle canzoni sessisti e violenti: l’appello di Gino Cecchettin le risposte di Chiara Galiazzo e Roy Paci

I due artisti si uniscono all'appello che Gino Cecchettin ha rivolto al mondo della musica. La madre di Giogiò: "La colpa è delle major che inseguono il profitto"

Foto Ansa e dai social

di Redazione

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Come si può disattendere l’appello di un padre che ha perso una figlia vittima di femminicidio? Si può e lo fanno in tanti, per questo è giusto segnalare chi, invece, ha deciso di accogliere le richieste che Gino Cecchettin ha rivolto al mondo della musica in occasione dell'Aperyshow Charity Event 2025 di Arsego (Padova). Non hanno dubbi Chiara Galiazzo e Roy Paci che all'Adnkronos confermano la necessità di testi più responsabili nella musica.

L’appello di Gino Cecchettin

Cecchettin, padre di Giulia e presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, sollecita il mondo musicale ad adottare un linguaggio più consapevole. La musica può cambiare le cose, può raccontare, unire, educare. Ma può anche rafforzare stereotipi, normalizzare comportamenti tossici, alimentare una cultura della sopraffazione. Da questa consapevolezza nasce l'appello pubblico in cui il padre di Giulia si è rivolto direttamente agli artisti con una missiva che intreccia memoria personale e responsabilità pubblica: "le parole che scegli, i messaggi che trasmetti - scrive - arrivano a migliaia di giovani, e lasciano tracce. Ti invito a considerare la possibilità di lasciare da parte quei contenuti che - consapevolmente o no - possono alimentare una cultura della sopraffazione". Accanto a questo invito, la Fondazione ha redatto due vademecum: uno rivolto ai cantanti, l'altro ai discografici con suggerimenti per favorire un linguaggio rispettoso, la parità di genere e l'inclusione nelle produzioni musicali e nei contesti professionali.

Chiara: “Attenzione a come si parla d’amore”

Chiara Galiazzo è d’accordo: "La realtà attuale è disastrosa e penso che una maggiore consapevolezza e scelta delle parole che poi tante persone canteranno, sia un piccolo grande atto sociale". La cantante veneta, che ha da poco festeggiato i suoi 13 anni di carriera, sottolinea l'importanza dell'evoluzione culturale che "deve agire su tanti livelli diversi. Uno dei livelli fondamentali è quello educativo e culturale, e in questo senso le arti incidono molto sull'immaginario collettivo". Le canzoni, dice, "hanno spesso descritto la società che stiamo vivendo, le canzoni entrano nella vita delle persone e quel modo di rappresentare la realtà e le situazioni si insinua nella vita di tutti i giorni, specialmente in quella dei giovani, dato che in quel periodo della vita la musica è anche motivo di aggregazione e immedesimazione". In un momento come questo, sottolinea l'artista, "bisogna fare grande attenzione a come si 'descrive' la realtà, e specialmente l'amore in tutte le sue accezioni".

Una connotazione sana e paritaria

L'artista rivela di essere impegnata nella scrittura di nuovi brani e di riflettere molto su questo aspetto: "Fare attenzione cercando di descrivere l'amore con una connotazione sana, paritaria, senza nessuno che vive solo se ha l’amore dell'altro, è una cosa giusta, è un costante esercizio ed agisce quasi da specchio perché in certe dinamiche ci siamo cascati tutti e diventa una sfida anche correggere le parole e cambiare il proprio punto di vista".

Roy Paci: “Eliminare il patriarcato tossico”

Si unisce all'appello anche Roy Paci: "Io penso che per il cambiamento culturale necessario per eliminare il patriarcato tossico e la violenza sulle donne siano necessarie molte azioni, in tutti gli ambiti. In un momento come questo ci vuole consapevolezza di quello che si dice e delle immagini che si rappresentano". L'artista, impegnato nell'organizzazione del Primo Maggio Taranto (di cui è direttore artistico insieme ad Antonio Diodato e Michele Riondino), precisa: "Non è questione di censura, la libertà artistica è sacra. Ma l’arte è figlia dei tempi e tante canzoni scritte qualche anno o decennio fa oggi sarebbero impensabili".

Fan e testi provocatori

Il ceo della Fimi, Enzo Mazza riconosce la complessità del tema, sottolineando "la delicata linea tra libertà di espressione e testi potenzialmente provocatori o offensivi per alcuni ascoltatori". Per Mazza, i fan sono "i principali arbitri di ciò che è accettabile", e gli artisti "spesso rispondono di conseguenza all'opinione pubblica". Secondo Mazza, "c’è un ulteriore equilibrio da trovare tra la soppressione dei punti di vista stimolanti e la concessione della libertà di espressione, anche su argomenti difficili, che può a sua volta generare consapevolezza e dibattito positivo". L'industria discografica, inoltre, "ha già un sistema di avvisi sui testi espliciti".

Temi violenti per vendere

Sul tema è intervenuta anche Daniela Di Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo, Giogiò, il giovane musicista ucciso a Napoli nell'agosto 2023. Testi sessisti nella musica? "Il problema non sono i cantanti. Oggi più che mai gli artisti sono condizionati dalle major, che impongono temi come violenza, amori tossici e sessismo per vendere", dice. Di Maggio sostiene che i brani di successo "rispecchiano una società 'malata', inquinata e dipendente da questi contenuti. Siamo tutti diventati tossici e questo meccanismo perverso si autoalimenta. Ed è questo che dobbiamo denunciare apertamente".

"Dove sono finiti i cantautori?"

Il cantante, dunque, "è l'ultimo anello della catena. Basti pensare che a Sanremo, per esempio, solo tre autori hanno scritto le canzoni di quasi tutti i partecipanti". "Dove sono finiti i cantautori?", si domanda Di Maggio che ribadisce: "Il problema non sono i cantanti o gli attori, ma le major che inseguono il profitto a tutti i costi, assecondando una società che sembra desiderare solo messaggi criminali, sessisti e violenti. Il problema siamo noi che dobbiamo 'guarire' la nostra società e le nostre anime".

30/04/2025
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