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"Il mio corpo ingombrante mi metteva a disagio, così sono diventata necroturista". La storia di una delle donne del "Curvy Pride"

Una delle protagoniste del progetto "Orgoglio Curvy" spiega come è diventata "necroturista" in una delle 35 storie del libro "Mi racconto per te"

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Ossa grosse di seppia, tratto dal libro "Mi racconto per te" - Il valore delle storie di vita, a cura di Antonella Simona D’Aulerio dell'associazione Curvy Pride.
Osso di Seppia
È possibile, in un libro dedicato alle curve, ritrovarsi a leggere di ragazze gotiche e cimiteri? Beh, diciamo che non si tratta di un avvenimento comune, ma è possibile quando due mondi si scontrano in una persona sola.
Il mio nome è Sonia, sono una necroturista. Ciò significa che giro il mondo alla ricerca della bellezza all’interno di luoghi assai particolari: cimiteri, case abbandonate, musei strani e posti assurdi. Ma prima di diventare tutto ciò, sono stata anch’io una bambina. E non una bambina qualunque! Ero la più alta, obesa e solitaria della classe.


Ma oggi non voglio parlarti dell’intera storia della mia vita. Ho scelto un capitolo molto particolare. Ti racconto di quella volta che divenni Ossa Grosse di Seppia.I primi vent’anni della mia vita si possono riassumere con una sola parola: insicurezza. Il mio corpo, così grande e ingombrante, mi aveva sempre messa a disagio. Così, quando venne il momento di scegliere un nome d’arte per divulgare le mie avventure da necroturista, decisi di omaggiare due artisti che mi avevano accompagnata durante le mie serate solitarie: Montale e Mannarino. Iniziai a fi rmare le mie foto con il nome di “Osso di Seppia”.

Ma perché parlo dei miei “primi vent’anni”? Perché il ventunesimo anno della mia vita fu assai particolare. Avevo sempre odiato il mio corpo a causa del sovrappeso. Il mio passatempo preferito era stilare l’elenco di tutti i miei difetti ogni qualvolta incrociavo uno specchio. Ma mai, e aiutami a dire mai, avrei pensato di arrivare a detestarlo perché non funzionava più come volevo io.


Iniziai a soffrire di seri problemi alla schiena. Questi problemi mi portarono a rischiare la paralisi. Questo significò abbandonare la sola cosa che era riuscita ad appassionarmi: il necroturismo. Fu un percorso davvero lungo. Prima dovetti accompagnarmi con delle stampelle, poi un deambulatore, infine arrivò la carrozzella. Il dolore non mi permetteva di fare più nulla. E la frustrazione mi avvicinò nuovamente a quell’amico che, ancor prima della mia particolare passione, mi aveva accompagnata nella vita. Il cibo.


La rabbia cresceva. La tristezza cresceva. E con loro, il mio corpo. E lo odiavo. E più lo odiavo, più gli facevo del male.Finalmente un giorno venni operata. La situazione piano piano iniziò a migliorare. Poco alla volta, tornai a muovermi. La fisioterapia era davvero dura, tutti quei kg in più non mi aiutavano di certo. Evitavo gli specchi, tanto da ordinare a mio marito di rimuovere tutti quelli che mi permettevano di ammirarmi a figura intera. Ma quando abbandonai la carrozzina e ricominciai a muovermi con le stampelle, uscii di 
casa. E nel mondo fuori da quelle mura, gli sguardi indiscreti e i finestrini delle macchine mi posero dinanzi alla realtà: ero disabile, ero ingrassata.


Io, sempre stata così tonda, ero diventata realmente obesa. E non solo obesa, ero incastrata in un corpo che non agiva nemmeno più come volevo io. Non lo riconoscevo. La mia pelle mi era estranea. Smisi di truccarmi, di indossare i miei vestiti in pelle nera e pieni di borchie. Non aveva senso cercare di abbellire ciò che bello non sarebbe mai stato. Per evitare di farmi vedere in giro, mi rinchiusi in casa.

La sola cosa che mi concedevo era stare su qualche social, postando solamente foto del mio viso... e tagliato a metà, mica tutto.
So che per tante persone i social non sono la realtà, ma per una persona che passa quasi ogni ora della sua vita lì sopra, lo diventano. A un certo punto, proprio sui social ricominciò la mia vita vera. Il giorno in cui mi scontrai con la Bodypositive.
Avevo da poco iniziato a seguire una ragazza curvy. Il suo fisico mi ricordava il mio prima dei miei problemi di salute, mi sembrava così bella. Assurdo, no? Ciò che avevo odiato per vent’anni, improvvisamente divenne qualcosa di bellissimo. 


Questa ragazza trasmetteva sempre messaggi positivi riguardo l’accettazione del proprio corpo. Presto scoprii che non era la 
sola, ma ne esistevano altre. Ed erano tante! I loro messaggi riaccesero in me una piccola scintilla. Mi diedero la spinta 
a uscire di casa. Ovviamente non per frequentare un posto affollato. Andai a visitare il cimitero monumentale della mia 
città. E fu proprio qui, tra le sculture di marmo e le lapidi usurate dal tempo, che cominciò la mia rinascita.

Ricominciare a vivere nella morte... assurdo no? I luoghi che amavo visitare, ai quali avevo dedicato una grossa parte della mia vita, erano come me. Luoghi silenti, nascosti, evitati dalla stragrande maggioranza delle persone. Posti misteriosi, infiniti, strambi, spaventosi. Per scovare la loro reale bellezza, è necessario andare oltre la loro inquietante facciata. All’interno nascondono storia, arte, bellezza, decadenza, mistero. 


E io ero esattamente come loro. Non ero brutta perché ero ingrassata, non erano le stampelle a rendermi inguardabile. Era la mia rabbia che mi impediva di varcare quella soglia e vedere la reale bellezza che nascondevo. Era la paura che mi impediva di addentrarmi nel mio corpo, di vedere ciò che nascondevano le parti più profonde di me.Tornai a vivere la mia vita. Con un corpo diverso, ma non 
per questo meno degno. 


Tornai a condividere le mie storie col mondo. Non lo nascondo, come nella vita reale, anche nel web ci sono i bulli. Furono proprio loro a iniziare a chiamarmi “Ossa Grosse di Seppia”. Questo nomignolo non mi fece male. Anzi, mi piacque. Ero Ossa GROSSE di Seppia. Una donna grande, che aveva vissuto pessime esperienze. Ma che si era rialzata. Ogni centimetro della sua pelle raccontava una storia. E quella storia era degna, esattamente come il suo corpo. Perché la vita è troppo breve per scappare da noi stessi. 
Perché c’è tanta bellezza in questo mondo, non ha senso smettere di cercarla solo per paura che altri non la vedano in noi.
Ogni corpo nasconde una persona. 
Ogni persona è un mondo. 
Ogni mondo ha una storia da raccontare. 
Questa è la mia. 
La storia di Ossa Grosse di Seppia

16/05/2023