Il richiamo della foresta di Jack London non è mai stato tanto attuale, ecco perché
Il protagonista di questo romanzo è un cane ma potrebbe essere un'orsa, visti i recenti accadimenti nazionali. La recensione di Gabriella Carmagnola

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E’ il diario di un viaggio interiore per ritrovare la propria identità, in cui il protagonista è un cane. E’ il cane che amiamo, è l’orsa per cui facciamo il tifo, ma è anche parte di noi. L’ha scritta, all’inizio del ‘900 Jack London, grande scrittore statunitense, in un romanzo breve, semplice e lineare, che sembra per ragazzi e invece è per tutti, come lo sono le leggende.
“Il richiamo della foresta” (1903, oggi Feltrinelli). Buck è un cane grande e buono, un bovaro del bernese, che vive in una fattoria soleggiata. Rapito per essere venduto come cane da slitta in Alaska ai cercatori d’oro, gente che fa lavorare i cani fino allo stremo. Poi ancora rubato. Traversie continue per la sopravvivenza:
“le pareti di neve lo premevano da ogni parte e una grande paura lo pervase: la paura dell’animale selvaggio preso in trappola. Era segno che la sua vita stava risalendo al tempo dei suoi antenati; era infatti un cane incivilito, eccessivamente incivilito, e per esperienza propria non conosceva le trappole e non poteva quindi temerle.”
Lotte con la natura, con gli umani, con altri cani e con i lupi
“Buck avanzò allo scoperto, mezzo rannicchiato, il corpo raccolto, la coda ritta e immobile, poggiando i piedi con insolita cautela. Ogni suo movimento esprimeva minaccia e insieme profferte di amicizia. Era la tregua armata che contraddistingue l’incontro degli animali da preda.” E poi un’ultima lotta mortale con il branco di lupi. Ma ormai ha imparato dai suoi errori: può essere libero. “Spostandosi riuscì a raggiungere un angolo creato dagli uomini nel banco di ghiaia durante i lavori di scavo, e si asserragliò qui dove, protetto da tre lati, non doveva fare altro che difendersi dagli attacchi frontali. (…) Un lungo, scarno lupo grigio avanzò cautamente, con fare amichevole e Buck riconobbe il fratello selvaggio con cui aveva corso per una notte e un giorno. Mugolava sommesso, anche Buck mugolò e si toccarono il naso.(…) I capi intonarono il latrato del branco e si slanciarono nel bosco; gli altri lupi li inseguirono facendo il coro. E Buck correva a fianco del fratello selvaggio e univa la sua voce alla loro.”
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