Dici Rossella Brescia e pensi subito alla danza. Ma definire ballerina questa donna gentile e tostissima è quantomeno riduttivo. Rossella Brescia da molti anni ha abbracciato la curiosità e coltivato il senso di sacrificio: due ingredienti che uniti insieme le hanno permesso di diventare una conduttrice radiofonica di rilievo (ogni giorno è in onda da oltre 14 anni su RDS con “Tutti pazzi x RDS), conduttrice televisiva (ve la ricordate ad esempio a Colorado?) e attrice. Non solo. Da anni ha fatto sua la causa della discriminazione femminile e porta avanti con la stessa disciplina con cui continua ad allenarsi ogni giorno alla sbarra la sua attività di Ambassador di Amnesty International: “Perché? Odio le ingiustizie. Se sono mai stata discriminata in quanto donna? Domanda pleonastica, non conosco una donna che in quanto tale non abbia subito discriminazioni, dalle più piccole alle più macroscopiche”.
La incontriamo in Sardegna, dove ha preso parte al Festival di Andaras per presentare il suo ultimo film “Jastimari - Il rifugio” di Riccardo Cannella, presentato in anteprima al Taormina Film Fest, ma anche per incontrare le attiviste iraniane Parisa Nazari e Sadaf Baghbani (leggi qui l'intervista), che lottano a costo della vita contro l’orribile regime degli ayatollah che le donne le vuole mute e coperte dal velo.
Nel tuo ultimo film “Jastimari”, una storia cruda e drammatica, hai il ruolo di una madre forte, disposta a fare di tutto per proteggere i suoi figli.
“Sì, è vero, perché è una madre che usa anche dei metodi poco ortodossi per difendere i suoi bambini ma anche per difendere la specie, perché deve sopravvivere e far sopravvivere i suoi figli. Non solo perché sono il sangue del suo sangue ma anche per continuare la specie. È animata da qualcosa di ancestrale. Ed è stato molto bello interpretarla perché quando lotti per una causa giusta, non guardi in faccia a nessuno. Il film è un thriller e quindi non posso svelare troppo”.
La tua interpretazione è piuttosto sorprendente, perché è vera e molto drammatica. Ma in Italia resti famosa per essere una grande ballerina e non un’attrice. Tu come ti senti? Sembra quasi che ti diverta a sorprendere il pubblico.
“Mi fa piacere sentirti dire questo, perché credo che sia proprio una mia esigenza quella di mettermi sempre alla prova, di superare delle sfide, di superare degli ostacoli. È sempre stata un po' la mia vita; forse quella è l'eredità che mi porto dietro dalla danza, perché nella danza devi sempre superare ostacoli, devi studiare in continuazione e avere una vocazione anche alla sofferenza perché bisogna soffrire prima di ottenere delle cose. E forse questo voler superare delle sfide, mi deriva da quello che ho fatto da sempre nella vita. Ma alla danza ho sempre affiancato anche la recitazione, perché poi danzare è un po’ recitare: devi raccontare una storia, raccontare un personaggio e lo devi fare solo con la coreografia. Quando si parla di espressività è perché uno deve realmente vivere ciò che sta rappresentando; non deve essere una pantomima. E così il teatro e il cinema non li vivo come distanti dalla danza: per me è importante interpretare un personaggio, che sia con la danza, che sia con la prosa, che sia nel cinema. Diventare qualcun altro è la sfida più grande”.
Ho la sensazione che questo personaggio segnerà un prima e un dopo nella tua carriera di attrice. Hai avuto difficoltà nel farti prendere sul serio come attrice?
“In Italia siamo un po' settoriali, tendiamo sempre a incasellare le persone, a dare una definizione e a infilarceli dentro. Ma a me non piace star dentro le definizioni. E quindi sì, è vero, ho avuto delle difficoltà a far capire che ero altro oltre la danza ma non me ne sono mai preoccupata, perché credo che se poi uno si mette lì, studia, studia, e va avanti per la sua strada, poi le cose le riesce a farle. Non mi sono mai preoccupata della percezione altrui. Anzi quella è un’altra sfida. Anche Penelope Cruz faceva danza, però nessuno le ha mai detto niente, ecco. Però lei lo ha dimostrato, quindi forse è il caso di dimostrarlo”.
Da tempo sei ambassador di Amnesty International e collabori con varie associazioni che lottano per raggiungere una effettiva parità tra i generi e che aiutano le donne in difficoltà. Qual è stata la molla che ti ha fatto abbracciare queste attività?
“Odio le ingiustizie. Ho sempre odiato le ingiustizie, sin da piccola. E devo dire che ci sono troppe ingiustizie che riguardano il mondo femminile. Ringrazio il Festival di Andaras che ci ha permesso di fare un incontro con Sadaf Baghbani, che lotta in prima linea, che è stata colpita da 150 pallini mentre faceva una manifestazione, una protesta pacifica, senza armi, solo con l'arma del proprio cuore, della propria passione, per rivendicare quella che è la cosa più normale che fa parte dell'essere umano e cioè la libertà di essere una donna, di vivere la sua condizione di donna. Questa storia mi aveva colpito moltissimo, ma non è soltanto questa, perché poi ho avuto anche modo di conoscere altre donne come Sadaf, che hanno una storia altrettanto forte alle spalle. Questo tipo di storie, le ingiustizie, tutto quello che riguarda l'apartheid del genere femminile, queste discriminazioni mi hanno sempre colpita. Così ho pensato di fare qualcosa di concreto. Certo, non posso partire e andare in Iran a fare le manifestazioni che fanno loro, ma cerco di aiutarle in maniera concreta attraverso Amnesty, anche semplicemente dando loro voce. Far arrivare a più persone possibile la loro storia è molto per loro e io lo farò finché ne avrò la forza”.
Ti è mai capitato di subire discriminazioni in quanto donna?
“È una domanda pleonastica, nel senso che io credo che non esista una donna al mondo, che non si sia sentita almeno una volta nella vita discriminata. Guarda, te lo dico dalle cose più semplici, come quando arriva a casa un tecnico che deve aggiustare la tv e preferisce non parlare con te perché sei donna, per dire. È una piccola cosa rispetto a quello che vivono loro ma la discriminazione parte sempre dalle piccole cose. Credo però che si stiano facendo dei passi in avanti e non demonizzo assolutamente la figura maschile perché poi l'errore è quello di dare la colpa a loro. E invece ci sono tanti uomini meravigliosi. Però bisogna fare qualcosa e se tutti facessimo qualcosa sarebbe già un grande passo avanti”.
È vero o è una leggenda metropolitana che tu abbia detto no a “Malena”, il film di Giuseppe Tornatore?
“Sì, è vero”.
Perché?
“Ci sono varie fasi della vita e io ero in una fase di vita forse troppo ingenua, troppo innamorata dell'amore, e quindi ho fatto degli errori. Non ho preso questi treni bellissimi. Ma non importa, ho fatto altre cose e quindi quando poi uno ama questo lavoro, alla fine lo fa. Dico sempre a tanti ragazzi che mi chiedono come fare a intraprendere una strada di non abbattersi. Io a volte ho patito anche delle frustrazioni, come tutti. Oggi trovo che tanti ragazzi non siano abituati alle frustrazioni ed è questo invece che devono superare, perché fanno parte della vita. Ma tutto si supera”.
In che cosa vorresti sfidarti adesso?
“Mi piacerebbe girare un action movie. O un musical Anni 30 o Anni 50. Insomma qualcosa in cui mi possa scatenare. Almeno finché mi regge il corpo”.
A proposito del tuo aspetto, come fai a mantenerti così in forma?
“Il consiglio che do è sempre quello di fare tanto movimento perché la danza aiuta tantissimo. Io non vado in palestra perché non lo so fare, però continuo a fare danza. Ogni giorno faccio la mia sbarra quotidiana. E poi ho cambiato completamente la mia alimentazione, limito moltissimo gli zuccheri, cerco di mangiare poco glutine. Credo che il segreto sia nell'equilibrio di tutte le cose, di cercare di curarmi, di volermi bene. L’importante è essere costanti perché si inizia sempre il lunedì e poi ala domenica ci si è già dimenticati”.
Il fatto di essere bella ti ha condizionato in qualche modo?
“Non ci ho mai pensato. Uno può essere piacente ma poi ci sono tanti canoni di bellezza di cui sicuramente non faccio parte. Io sono innamorata dell'arte, sono curiosa. Mi piace imparare e se vedo qualcuno che è più bravo di me cerco di carpirne i segreti. Lo studio è la mia adrenalina e la mia fonte di ispirazione”.
Ballerai tutta la vita?
“Di sicuro. Non potrei farne a meno”.