E’ la prima star del nostro tempo, prima di ogni influencer e ricerca di like. “Il ritratto di Dorian Gray” (1890, Mondadori) è un capolavoro della letteratura inglese scritto alla fine dell’800 ma più attuale che mai. Ci dice la verità: cercare di essere giovani e belli per sempre e anche glamour, è doloroso e porta al disastro. Il romanzo è una fiaba nera che ci affascina ancora. Dorian Gray si ripete quella domanda: “Ora, ovunque andiate, voi incantate il mondo. Sarà sempre così?”. Decide allora di lasciarsi alle spalle la sua ingenuità e scende a patti con il diavolo. L’accordo è chiaro: lui resterà bello per sempre, e quindi ammirato. E a invecchiare sarà il suo ritratto, chiuso in soffitta, coperto da un telo. Ma il gioco non regge: il quadro invecchia, imbruttisce ogni giorno e Dorian non lo può sopportare: il suo ritratto è segnato dal tempo e dai crimini, dal male che lui stesso ha fatto.
Non lo può sopportare: vive inseguendo bellezza, sensualità e piacere. Squarcia il quadro, e arriva il disastro. Wilde conosce la regola che governa ancora oggi la mondanità, la politica e i social: “Al mondo esiste una sola cosa peggiore dell'essere oggetto di conversazione, ed è il non essere oggetto di conversazione.” Ma sa anche che così facendo la nostra anima autentica, alla fine inaridisce e scompare. Wilde racconta la sua visione del mondo senza moralismi, lucida e anche cinica, con aforismi spietati: “Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni”.
Oppure: “Un amico è qualcuno che ti conosce molto bene e, nonostante questo, continua a frequentarti”. Ne hanno tratto un paio di film, di cui il più recente con Ben Barnes, da non vedere, un film horror per i teenegers. Oscar Wilde, già scrittore famoso, è stato messo in galera perché omosessuale. E’ stato il primo scrittore al mondo a fare coming out. Con la sua penna al veleno, sa che: “I libri che il mondo chiama immorali sono quelli che rivelano al mondo la sua vergogna.” Le idee che dicono il vero spesso fanno troppa paura.
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